ZIDANE ADDIO REAL MADRID PEREZ

 

 Zizou, i motivi di un addio

 

Il tecnico più vincente d'Europa lascia all'apice: la Nazionale francese, gli stimoli mancanti e la questione del figlio Luca... tutti i motivi dell'addio di Zidane dal Real Madrid

 

Dai, chi non ha pensato che sia stata l’ultima genialata della sua strepitosa carriera? Zinedine Zidane è un fuoriclasse in ogni cosa che fa, l’ha dimostrato pure con le ultime dimissioni. Terza Champions League consecutiva vinta, nove trofei conquistati in soli due anni e mezzo, da quando nel gennaio del 2016 ha preso il posto dell’esonerato Rafa Benitez.

E allora tanti cari saluti alla panchina del Real Madrid, seppur sia la più prestigiosa d’Europa. Il momento giusto di lasciare è quando si è all’apice, per fermarsi un anno oppure cercare un’altra squadra (la Nazionale francese?), lasciandosi aperta - per stessa ammissione del presidente Florentino Perez - una porta per un'avventura 2.0 al Santiago Bernabeu.

 

Una separazione così, più che dell’addio, ha il sapore di un arrivederci. Che poi, proseguire ora al comando dei Blancos, sarebbe stato come chiedere un altro campanile per provare a realizzare un gol più bello di quello siglato nella finale di Champions contro il Bayer Leverkusen, stagione 2001-2002. Impossibile. Con una prodezza del genere alle spalle, meglio “accontentarsi” e non farsi sfiorare dall’idea di riprovarci.

Insomma, lo stesso discorso da applicare all’attuale guida tecnica: come avrebbe potuto fare meglio? Problemi, questi, con cui dovrà fare i conti il suo successore. La sfilza dei nomi è lunghissima. Ma oltre ai discorsi già affrontati, quali sono i motivi che hanno spinto Zizou a prendere una decisione simile organizzando in fretta e furia la conferenza stampa d'addio?

 

Il suo contratto, carte alla mano, sarebbe scaduto nel 2020. E rinunciare ad altri 2 anni di ingaggio al Real Madrid, comunque, non deve mai essere facile. Ma la parola, per Zidane, ha avuto sempre maggiore valore dei soldi e anche della carta, appunto. La dimostrazione nell’estate del 2000, quando Perez lo acquistò dalla Juventus facendogli firmare l'accordo su un semplice tovagliolo.

Zidane, durante gli ultimi 9 mesi, ha capito che questa sarebbe stata la sua ultima stagione al Real (almeno per il momento, in futuro chissà). Uno che è stato fenomeno da calciatore e si è confermato come allenatore, sa quando è arrivato il momento di lasciare la corda. Soprattutto se si accorge che il gruppo ha cominciato a mollare leggermente la presa. E un club come il Real Madrid, questo, non può mai permetterselo. “Questione di stimoli, per me e per il gruppo...”, ammetterà lui stesso in sala stampa, alla presenza di Florentino Perez: il patron dei Blancos fino all’ultimo ha sperato in un suo ripensamento. Si è arreso dopo poche ore, non c'era più nulla da fare.

 

La Champions 2018, in fin dei conti, è stato un trionfo inaspettato visto l’andazzo dei primi mesi. Il Real Madrid, già alla vigilia degli ottavi con il Paris Saint Germain di Neymar, era dato per sfavorito nei pronostici. Secondo posto nel girone alle spalle del Tottenham e soprattutto una Liga balbettante. Cristiano Ronaldo si era inceppato e qualche calciatore aveva cominciato a lamentarsi del costante impiego dei "senatori". Nonostante qualche prestazione decisamente opaca.

Il punto più basso è arrivato con la sconfitta del 24 gennaio contro il Leganés (1-2) in Coppa del Re. Zidane ha capito che a fine stagione avrebbe dovuto salutare. Non si sentiva più in grado di rispondere alle aspettative del Real Madrid, sempre altissime. Il suo ciclo, dopo due anni e mezzo, sarebbe giunto al termine. E in fin dei conti ci è arrivato lo stesso. Con un'unica differenza: ha piegato in ordine PSG, Juventus, Bayern Monaco e Liverpool aggiungendo un’altra Champions, la tredicesima.

 

E poi c’è un’altra questione. Secondaria, forse ininfluente, ma comunque presente. Zidane non avrebbe gradito le continue voci di calciomercato relative al possibile arrivo di Kepa, numero uno dell’Athletic Bilbao. Zizou sarebbe rimasto volentieri con i tre portieri già in organico dall’estate. Anche perché, tra questi, c’era un certo Luca Zidane, suo figlio, classe 1998. Per lui 13 presenze nel Real Madrid Castilla (in Segunda División B). Fino all’esordio con i grandi, avvenuto alla 38esima giornata sul campo del Villarreal (2-2). Fatalità, la prima del figlio è pure l’ultima del padre…

 

 

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