Dybala

 

L'insostenibile leggerezza di perdere

 

Le favole cominciano tutte dalla’pancia della mamma. Gli incubi .. anche.Le favole raccontano di quando stiamo bene , anzi raccontano di come nella nosra misera vita terrena riusciamo a tirar fuori dal brutto il bello, come , spingendo, buttiamo fuori le cose che fanno male e ci teniamo quelle che fanno bene.
Questo credo ci rende diversi dagli animali. Se ad un cane dai un calcio con una scarpa gialla… tutta la vita odia chi porta scarpe gialle. Se ad un gatto fai paura con un sacchetto del patume nero (è il mio caso) ogni volte che tiri fuori un sacco di quel tipo scappa sotto il letto e non torna più fuori. Per tutta la vita.


Questi comandamenti dovrebbero dissuaderci dal ritenere gli animali esseri molto intelligenti o, come amano dire spesso le donne , “le bestie sono molto meglio degli uomini”.
Una stucchevole favola, parente stretta della non conoscenza dell’uomo e della resa assoluta .La non ricerca dell’umano amore complesso per l’amore semplice verso gli animali, L’amore che non chiede contropartita. 
 Accade dunque nella nostra vita che pochi lutti rimangano tali e spesso, a distanza di un tempo sempre inferiore con l’invecchiamento, le peggiori giornate e le peggiori nottate diventano ricordi profumati.
E’ stato, lo giuro, il primo pensiero che mi ha traforato la mente il 3 giugno, intorno alle ore 23,00 , quando ho avuto la certezza che , per la settima volta nella mia vita, la Juve aveva sepolto i suoi sogni ed aveva perso la finale della Coppa de Campioni (quella per me rimane).
Lo scenario quello di sempre.. i fiocchi di festa altrui .. l’amico accanto che non parla per 20 minuti, tu che bevi vino come un maiale, che guardi la tv ma nessuna parola entra.
Il solito giocatore imbecille che dopo una gara indegna (Dybala ? Khedira ? Buffon ?) piange come se un rubinetto si fosse aperto.
Tutto uguale alle mille altre volte.
Prima Spinosi, Marchetti, Bettega…. Poi Cabrini , Rossi, Platini … poi Peruzzi e del Piero … poi .. poi … poi ..arrivi fino a questi. Perdi dai più deboli (Amburgo, Borussia D.,Real Madrid del 1998).. perdi da chi ti è simile (Milan ), perdi da chi è più forte davvero (Ajax e Real Madrid 2017) o da chi è più debole ma tu, cagasotto, pensi più forte (Barcellona 2015). Perdi e sti miserabili hanno sempre le stesse facce.
Perdi e tu credi di provare lo stesso dolore, lo stesso lutto.
Invece no amici di tutto il mondo, gufi intelligenti (la maggioranza ) o idioti senza criterio (una minoranza figli di Naiggolan che non fa specie).
Allora non vorrei mandare in crisi chi ancora festeggia a Napoli, a Torino sponda granata, a Roma tutta… non vorrei che amici di infanzia il cui solo gusto è sperare che ti schianti (lo provo anche io)…. Mi spiace, il mio lutto non è più verso la sconfitta.
La perdita sistematica di una cosa che vuoi è in fondo lo stesso stato dell’uomo che cambia 10 fidanzate ma tutte lo tradiscono. Cioè la normalità.
Mi spiace , ma perdere la mamma a 20 anni ha un dolore, perderla a 60 ha un altro dolore. Siamo consumati dalla vita, dalla noia, dalla incapacità di star male davvero.
Siamo spietatamente vecchi !!!
Ad un certo punto il dolore assume aspetti piacevoli. Contornato comè da mille guai quotidiani, dallo stipendio che non basta, dai figli che non lavorano ma si fanno le canne, dalle mogli che buttano valigie per strada, da mariti assorti negli spreatz per sopravvivere… tutto ovatta il dolore e lo rende piacevole.

Quando persi la prima con l’Ajax ero fanciullo. Soffrii nel buio del collegio . Quando l’Amburgo distrusse il sogno non ho dormito un mese. Ancora mi sveglio e vedo Zoff guardare e non toccare quel missile di Magath. Quando smusammo contro Boussia Dortmund 3-1 e contor Real Madrid (1-0) con gol in fuorigioco ero già un’anima in pena che non guardava le finali ma girava in macchina. Un coglione !!!
Quando il Milan a Manchester ci inculò ai rigori non parlai con amici e nemici per un mese.
…Poi passò un decenio, passò la vita, passarono donne e schifezze, lavori veri e finti. Amici veri (pochi ) e finti (tanti). Si spensero le luci e smisi di star male. Non lo scelsi, ma fu il dolore a non scegliere più me.
Perfino lui si stancò di starmi accanto, di starmi dentro.
E l ‘altra sera quando la partita filava verso l’umiliazione ero già lontano. Non c’era più nemmeno la disamina tecnica. Quella che fatta dopo,conta come le cose che i genitori dicono ai figli: un bel cazzo di niente !!
Nemmeno le cose più palesi (puoi pensare di vincere con un centrocampo a metà partita fatto da Cuadrado, Lemina, Marchisio contro Modric, Isco e Kroos ?) Niente di niente.
L’unica cosa che esce è un immenso grande rimpianto. E non la triste finale del 1985 vinta sul Liverpool ma giocata per sfizio , con 39 morti nello spogliatoio e quindi non buona amici. Non buona quella Coppetta!!!
NO, il rimpianto è la finale del 1996. quella maledetta serie di calci di rigori con l’Ajax che segnarono a Roma la vittoria della Coppa de Campioni da parte della Juve.
Ecco, se potessi cambiare una cosa di queste nove finali.. cambierei proprio quella. Per perdere anche quella. E per gustarmi davanti al camino,fra qualche anno, da solo perché intanto il mondo se ne sarà finalmente dimenticato della zanzara, la meravigliosa sensazione che solo la sconfitta può dare. Per ridersi addosso del proprio perdere come probabilmente faremo con quasi tutte le sconfitte della vita. Saranno tutte da mettere in un angolo ed aprirsi in 2 dalle risate.E saremo belli e trasparenti per esserci sentiti poveri e soprattutto perdenti. Per avere allontanato lo schifo del successo a tutti i costi. Il successo dei forti, dei ricchi. Consapevoli finalmente che il cammello non passerà mai dalla cruna dell’ago.
Se Jugovic avesse calciato fuori quel rigore quella sera a Roma , la mia insostenibile leggerezza del perdere sarebbe appagata.E non sarei eternamente infelice, al pensiero che qualche volta nella vita, anche per sbaglio, vinci
Ed ora dormirei un po’ meglio !!!!

 

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