berlusconeide

 

Berlusconeide capitolo IV (I)

 

L'avvento di Capello (parte prima)

 

Giunge quindi al capolinea l’avventura di Arrigo Sacchi al Milan, una scelta dettata più da ragioni psicologiche che affettive.
Sacchi rimarrà comunque legatissimo a tutto l’ambiente, ma il non sentir più gli stessi stimoli dell’inizio è, per una persona intellettualmente onesta come lui, condizione praticamente ostativa a rimanere l’allenatore del Milan.
I mondiali di Usa 94, da vivere come protagonista di una delle Nazionali più indiziate a vincerli, era un richiamo troppo grande per poterci rinunciare.

Berlusconi impose Capello come allenatore nella diffidenza generale, non solo fra gli addetti ai lavori, ma anche fra gli stessi giocatori che espressero a Berlusconi le loro riserve su una scelta azzardata.
Capello infatti non allenava da 4 anni ed era più visto come un manager che come un allenatore. Maldini sostiene che Capello sia arrivato quando anche tra i giocatori serpeggiava la sensazione di essere a fine ciclo.
La bravura di Capello fu quella di rimotivare un gruppo importante, togliendo ai giocatori però qualche pressione di troppo che Sacchi, inevitabilmente, caricava su di loro.
Cambia l’approccio al modo di allenare. Capello era diverso da Sacchi, soprattutto dal punto di vista tattico. Meno integralista, meno legato al modulo, meno ancorato a certi principi sacchiani. C’era una pressione mentale minore e una cura maggiore di certi dettagli.
Le problematiche che si erano create durante la gestione Sacchi, soprattutto nel rapporto diretto coi giocatori, vengono abilmente superate da Capello, che mette a frutto la sua esperienza da ex giocatore ed il suo equilibrio da dirigente.

Nasce un Milan pratico, essenziale, a tratti spettacolare ma con una spavalderia minore. Le idee erano forse più chiare, con un modo di approcciare al calcio meno asfissiante, con più possesso di palla e con un pressing minore ma mirato nei momenti migliori.
Il primo reparto a subire profonde modifiche è la difesa. Capello concepisce il quartetto difensivo come un baluardo. Chiede agli attaccanti un lavoro difensivo minore, ma lavora in modo incessante sugli automatismi difensivi, soprattutto sul modo di stringersi in situazioni di palla scoperta.
In trasferta ad Ascoli, nella prima giornata, il Milan vince 1 -0 con autorete dell’ascolano Benetti, tuttavia non convince.
Nelle prime 5 partite il nuovo Milan stenta a decollare e vince solo grazie ai gol di Van Basten. Alla sesta giornata però la squadra si sblocca e contro l’Atalanta arriva finalmente una vittoria convincente. Inizia piano piano a venire fuori il talento di Demetrio Albertini.
Ne viene fuori un filotto positivo, il Milan gioca bene e, trascinato da Gullit e Van Basten ottiene la testa della classifica.

Era un Milan con ogni giocatore al posto giusto, la cui essenzialità non pregiudicava la qualità del gioco e, con il passare delle giornate, anche lo spettacolo diventava un marchio caratteristico della squadra.
Si arriva così al 15 dicembre 1991 all’Olimpico di Roma. Lazio-Milan. Van Basten replica a Riedle, ma il vero protagonista del match sarà Sebastiano Rossi, un portiere giovane, arrivato al Milan con tante speranze e grande voglia di mettersi in mostra.
Rossi sarà uno dei segreti del Milan di Capello e quella partita segna probabilmente l’inizio della grande storia dell’Ascensore umano tra le fila del Diavolo.
Dopo la pausa natalizia il Milan liquida il Napoli con un secco 5-0. E’ il lasciapassare per il titolo di campioni d’inverno.

La settimana successiva il Milan vince contro il Verona e stacca la Juventus di 3 punti in classifica. A Foggia, 7 giorni dopo, il Milan chiude il girone d’andata con 1 2 vittorie, 5 pareggi e nessuna sconfitta. 29 punti su 34 disponibili. Numeri da killer del campionato.
Il Milan è trascinato da un Van Basten straordinario, che fu il capocannoniere del campionato e per il quale Capello stravedeva sotto tutti i i punti di vista.
La squadra prosegue il suo straordinario cammino, ma dopo uno sfogo di Berlusconi a Cagliari, il Milan incontra alcuni pareggi consecutivi, accompagnati dall’accusa di essere Van Basten dipendenti.
Ma i piccoli passi falsi del Diavolo vengono facilmente superati da una serie di successi che trova il loro culmine nella vittoria in casa contro il Bari che segna i 25 risultati utili consecutivi, un record per la storia dell’allora Serie A.

Il 5 aprile 1992 il Milan batte in casa la Sampdoria e, complice la sconfitta della Juventus nel derby, si porta a più 6 sulla seconda, a 7 giornate dalla fine.
Vince il derby con un gol di Massaro e dopo un pari contro il Torino, batte la Lazio a San Siro. A Napoli si laurea campione d’Italia con due giornate di anticipo accontentandosi di un pareggio per 1 -1 .
Nella penultima giornata di campionato, con la festa sugli spalti, Ancelotti si congeda dal suo pubblico segnando una doppietta.

Il Milan chiude il campionato imbattuto (vincendo l’ultima giornata per 8-2 contro il Foggia) e nasce così il mito degli Invincibili che troverà il suo culmine nella stagione successiva.
Fabio Capello in una sola stagione ha già fatto dimenticare Arrigo Sacchi ma forse nessuno immagina che a breve riuscirà a toccare vette ancora più alte.

Nel biennio 1992-1994 arrivano grandi campioni come Lentini, Papin, Boban e Savicevic ed il Milan vince praticamente tutto.
In particolare Dejan Savicevic, detto il Genio, diventa una delle perle rare del Milan di Capello. Indolente, incostante, forse singolare, tuttavia capace di colpi di genio unici e di giocate dalla capacità tecnica assolutamente pregevole.
La stagione 92-93 è segnata da un Milan più spregiudicato e forse più libero mentalmente, da una fase difensiva meno accorta e da un Van Basten che realizza ben 8 gol in sole 5 giornate.

La sacralità della stagione trova il suo culmine il 25 novembre 1992 quando il Milan, in Coppa dei Campioni, travolge il Goteborg per 4-0, con Van Basten che decide di entrare nell’Olimpo degli Immortali del calcio segnando 4 gol in tutte le maniere, uno addirittura con una rovesciata spettacolare che è ancora nel cuore dei tifosi rossoneri.
La consegna del terzo pallone d’oro della sua carriera è solo una formalità per il cigno olandese. Ma quando tocchi le vette più alte, forse il destino decide che deve farti cadere.
Van Basten prende un colpo alla caviglia in una partita di campionato e, dopo un consulto con un professore, decide di operarsi. Mai operazione fu più dannosa. L’intervento tocca la cartilagine, di fatto Marco non tornerà mai più come prima.

Nonostante l’assenza di Van Basten il campionato del Milan prosegue e trova uno stop solo il 21 marzo 1993, contro il Parma a San Siro, quando una punizione di Asprilla interrompe una serie incredibile di partite senza sconfitta. Ben 58.
A San Siro si festeggia anche una sconfitta perché l’unico modo per festeggiare una favola, quella della squadra dei record.
La sconfitta tuttavia non pregiudica le possibilità di scudetto che, nonostante una rincorsa importante dell’Inter, viene vinto con un buon margine e senza troppi patemi, e viene celebrato in casa dopo un pareggio con il Brescia.

Tuttavia, pochi giorni prima del 13esimo scudetto, il Milan perde la finale di Coppa dei Campioni a Monaco di Baviera contro il Marsiglia. Giocò con un Van Basten menomato da centravanti, ed al 45esimo del primo tempo Bolì toglie le speranze di una Coppa meritata agli uomini allenati da Fabio Capello.

...alla prossima con la seconda parte di "L'avvento di Capello"

 

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