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In difesa di una persona perbene

 

Calaiò ha mandato tre messaggi di puro cazzeggio su whatsapp. Come si fa a parlare di tentato illecito sportivo?

 

Di solito, sul sito di Milan Day mi occupo di argomenti che hanno a che fare col Milan, dato che sono un tifoso rossonero.
Tuttavia, in questa occasione, da avvocato ho sentito il bisogno di scrivere alcune righe per difendere una persona che non me l'ha chiesto.

Emanuele Calaiò è un giocatore del Parma. E' un attaccante ed ha sempre avuto un bel sinistro. Ha fatto una carriera secondo inferiore alle qualità che aveva, ma è sempre stato, in campo, un giocatore serio e corretto.
Questo ragazzo, oggi, si vede al centro di una vicenda che definire paradossale e parossistica, non è sufficiente per rendere l'idea.
I fatti sono brevi ed anche molto chiari.

Il 17 maggio di quest'anno, alla vigilia dell'ultima giornata di campionato di Serie B, Calaiò invia un messaggio su whatsapp ad un suo amico che gioca nella squadra avversaria del Parma (lo Spezia). Il contenuto del messaggio è scarno e, con l'ausilio di faccine scherzose, viene chiesto al giocatore spezino Del Col di "non rompere il cazzo" nella gara del giorno dopo.
Ora, anche dalla visione della conversazione WA è possibile trarre la conclusione che si tratta esclusivamente di uno scherzo. Come si può infatti intendere quale tentativo di illecito alcuni messaggi a cui non segue almeno una telefonata per un accordo fra le parti?
Si trattava quindi esclusivamente di "cazzeggio pre partita", cosa alla quale ricorrono spesso tanti giocatori per ingannare il tempo, presi dalla noia dei ritiri.
Come si può gettare addosso una montagna di fango e sputtanare la reputazione di una persona per bene, sulla base di tre messaggi interpretati in maniera volutamente negativa, senza uno straccio di prova a supporto di ciò?

E' vero, sappiamo bene che l'ordinamento sportivo è un ordinamento per sua natura indiziario, ma quì di indizi, pur sforzandoci, non riusciamo a vederne. Si vede semmai una palese malafede nel volere cercare il marcio laddove non c'è, nel voler usare tre messaggi dal tono scherzoso come un tentativo di combine.
Se passa questa interpretazione, è probabile che quasi tutte le squadre di Serie A, B e C rischino una penalizzazione, dato che i messaggi di "cazzeggio" anche dai toni molto più forti, sono all'ordine del giorno fra amici e colleghi.

Calaiò, secondo qualcuno, è stato ingenuo. A mio personale giudizio non è così.
Calaiò non ha fatto nulla di cui vergognarsi. Scherzare coi colleghi non è un reato e cazzeggiare è una di quelle attività a cui tutti ricorriamo nel corso della giornata. Tutti, nessuno escluso, anche i più fervidi moralisti che in questi giorni hanno dato lezioni sulla opportunità dell'invio di quei messaggi da parte del giocatore. Quì non si tratta di ingenuità. Si tratta di reati che non ci sono, di una persona che è stata vigliaccamente infangata e della nostra libertà che è in pericolo perchè non si può essere portati alla berlina pubblica per 3 messaggi interpretati a comando piacente del magistrato di turno, un po' troppo sensibile alle luci della ribalta mediatica.
Massima solidarietà quindi ad Emanuele Calaiò.
Non c'è stata poca accortezza o illiceità nella sua condotta. E' solo divenuto l'oggetto di una grave situazione kafkiana.

Il mio augurio è che ne esca totalmente assolto anche se non esiste nessun tribunale al mondo che potrà restituirgli indietro la serenità perduta nel tentativo di evitare il fango addosso.
Solo chi non conosce il peso delle ingiustizie, può avere una fiducia cieca nella giustizia.

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