gattuso

 

In difesa di un grande uomo

 

Rino Gattuso è una vittima del politicamente corretto, un veleno che ci distrugge lentamente

 

 

L'egemonia culturale del "politicamente corretto" ha ormai travalicato ogni confine e sta arrivando a lambire le rive più distanti dalla ragione. Rino Gattuso è stato oggetto di contestazione da parte dei tifosi del Valencia per via di alcune frasi pronunciate parecchi anni or sono, con le quali si limitava esclusivamente ad esprimere personali opinioni. Rino, qualche anno fa, si è permesso di dire che trova normale un matrimonio fra uomo e donna, meno normale un matrimonio fra due uomini. Ha detto che gli pare strano che una donna possa dirigere una squadra di calcio e, in riferimento ad alcuni episodi di razzismo nei confronti di Boateng ha spiegato che spesso fischiano anche lui, che non è nero di pelle, e che tante volte lo hanno etichettato come terrone. Lui se ne è sempre infischiato. Sono opinioni che si possono condividere o meno ma che non offendono nessuno. Sostenere che dietro queste frasi ci possa essere razzismo, machismo o un atteggiamento omofobo è un'interpretazione che lascia il tempo che trova. Libero di pensarlo chiunque; da qui a salire sulla cattedra immaginaria e decidere se un allenatore professionista può allenare o meno ce ne corre. A me pare che l'unico razzismo che si possa cogliere è quello della cricca del "politicamente corretto", una lobby trasversale che ritiene di poter giudicare opinioni giuste e opinioni meno giuste.

 

Credo che questa sia la forma più sopraffina e subdola di razzismo. Le opinioni si contrastano con altre opinioni, non con dogmi precostituiti, né tantomeno con scomuniche o anatemi verso chi ha il "torto" di non aderire al pensiero unico. Secondo i sacerdoti laici del politicamente corretto, per garantire una presunta tolleranza, bisogna essere intolleranti verso chi non aderisce ad un determinato modo di pensare. In sostanza una vera e propria aberrazione. Libertà di pensiero significa accettare anche le opinioni più distanti dalle nostre; non significa pontificare su quale sia il pensiero migliore. Senza accorgersene, i custodi del politicamente corretto, stanno commettendo ormai gli stessi errori dogmatici del nazismo. O la pensi come noi, oppure vai alla gogna. In questo caso la gogna è quella mediatica, dove il tribunale dei social ha già processato ed emesso sentenza inappellabile contro Rino Gattuso, colpevole di aver espresso opinioni che non doveva assolutamente proferire. Senza dubbio, le frasi di Gattuso non hanno nulla di razzista e non sono tali da consentire la revoca di un contratto da allenatore. Se poi la morale pubblica deve basarsi sui mostri senza nome che, sui social, diventano imbrattatori seriali dell'onore di un uomo, siamo giunti amaramente alla frutta. A Rino Gattuso si può esprimere soltanto infinita solidarietà per questo postribolo mediatico al quale è stato indegnamente sottoposto. Stare qui a ricordare che grande uomo è Rino potrebbe essere inutile. Preferiamo farlo.

 

Gattuso è una persona che si creata da solo. Non aveva talento; è diventato un grande giocatore con la forza dell'abnegazione, del sacrificio, del sudore. Rino è un emblema di che cos'è davvero il merito. Ma Rino è anche un uomo che fa tanto per gli altri senza vantarsene pubblicamente perché non fa parte del suo carattere schivo. Chi vive in Calabria sa bene quanto e cosa ha fatto per la sua terra e quando è andato via dal Milan ha lasciato sul tavolo un contratto di due anni, chiedendo soltanto che venissero pagati i ragazzi del suo staff. Rino poi, qualche anno fa, sia all'Ofi Creta, sia al Pisa, ha lavorato senza essere pagato, mettendo di tasca sua i soldi per quei giocatori e quei tesserati che si trovavano in difficoltà. Chi ha perso tempo a diffamare Gattuso ha sporcato la propria persona più di quanto la natura abbia, già da sé, provveduto a fare. Il politicamente corretto è la deriva di un certo tipo di pensiero estremamente fanatico. E pensare che, dai fanatici, si possa avere tolleranza è semplicemente una pretesa luciferina.

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