Gazidis

 

Tre cose, 3

 

Gerry, Ivan e il match più importante della stagione. Che Milan sarà quello che ammireremo il 4 luglio?

 

Leggo di tifosi del Milan contrari ad un eventuale approdo in rossonero di Zaniolo; ovviamente, chiunque deve essere in grado di esprimere il proprio pensiero senza censure, ma ci sono alcuni punti a favore di Zaniolo al Milan che non dovrebbero essere dimenticati: il primo, è che Nicolò è forte. Là sulla destra, col suo correre avanti e indietro, costruirebbe trincee; lui a destra e Leao a sinistra sarebbero un incubo per qualsiasi avversario. Il secondo è che è giovane; Zaniolo è del 1999 e, anche se ha subito un paio di brutti infortuni, quest'anno abbiamo potuto appurare che si è ripreso benissimo, giocando tutto il campionato ad alti livelli. Il terzo punto è che è stato all'Inter. Quale miglior garanzia di un ex interista che al Milan arriva e sfonda di brutto? La storia insegna...

E' un rompicoglioni, una testa calda? A questo proposito, al Milan abbiamo varie soluzioni: Mike, Simon e, se non dovessero bastare, ecco l'artiglieria pesante: Zlatan. E poi vedremmo Zaniolo arrivare a Milanello con giacca e cravatta, ben rasato, le scarpe lucide-lucide e sull'attenti, sbattendo i tacchi al saluto.

Ieri si è insediato Cardinale, CEO ('SIO' si pronuncia, se volete fare i fighi, e non c'entra nulla con lo sio Bergomi) e, tra le mille dichiarazioni rilasciate, una mi ha colpito più di tutte: “ (…) il ruolo che dobbiamo ricoprire noi è quello di custodi e gestori di quanto voi avete gestito finora. E farlo con grande umiltà, riconoscendo quanto sia importante il lavoro di squadra, il lavoro di gruppo che avete raggiunto voi tutti assieme, un traguardo che non sarebbe stato possibile senza uno sforzo congiunto”.

'Custodi e gestori', non semplicemente 'proprietari', dacché la vera proprietà del Milan, come sappiamo, è del popolo rossonero; ed il fatto che faccia riferimento alla 'grande umiltà' non può che inorgoglirci poiché è su quella che abbiamo costruito lo scudetto 2021/22, con grande umiltà (Zlatan incluso, nonostante le sue dichiarazioni), sacrificio e competenza.

Di dichiarazione in dichiarazione, anche il discorso di Gazidis mi ha quasi commosso. Dopo la vittoria del tricolore, Ivan ('Aivan', si legge, se volessimo proprio fare gli esperti anglofoni), ha fatto sapere che “Siamo orgogliosi di aver fatto qualcosa di speciale e come lo abbiamo fatto. Abbiamo provato a farlo con i valori di questo Club, senza lamentarci mai e senza rimpianti. Questo gruppo di ragazzi, con staff e mister, insieme ai tifosi, meritano tutto questo. Grazie a tutti”.

'I valori di questo Club'... Che, è bene specificarlo, non sono imposti come altrove, ma trasmessi, tramandati, perché sono valori fondanti, non accessori e il rispettarli non porta denaro ma onore, onorabilità, rispetto e gloria.

E Gazidis, col suo sorriso, i suoi modi pacati, la sua competenza, la gentilezza, è spesso dimenticato quando si parla dell'impresa del Milan, lui, che mentre i ragazzi costruivano il successo finale, affrontava il periodo più terribile della sua vita in un ospedale oltreoceano.

Dopo aver vinto lo scudetto, mi sono soffermato a riflettere; cercavo, tra le 38 partite, quale fosse stato il match che più di ogni altro mi avesse portato ad affermare, a posteriori: 'lo abbiamo vinto lì'.

Ebbene: dopo aver cogitato a lungo, la mia risposta è senza dubbio Milan-Fiorentina 1-0.

C'era un'atmosfera pesante, sul Milan; solamente 4 giorni prima, infatti, la Sinter aveva perso a Bologna e, quindi, il peso della responsabilità era tutto su di noi. In quel momento il campionato era indubbiamente affare nostro ed avevamo in mano 4 match-point; in più, i giornali, gli addetti ai lavori, le prefiche interiste, gli sguatteri, i leccapiedi marottiani cominciarono a percepire quel sottile timore di ribaltone e non potevano accettarlo. Inzaghi rilasciava dichiarazioni a mitraglia, manco fosse un virologo in epoca di covid, ed iniziò a circolare in maniera del tutto indipendente (si presume...) l'ordine di fiaccare i Rossoneri con ogni mezzo.

E allora la Viola diventò 'la squadra di Italiano che con lo Spezia aveva già castigato il Milan', la squadra con due ex incazzati come Piatek e Bonaventura (che incazzati non lo sono per niente ma doveva passare questa voce); alla Fiorentina seguirono, come ben sappiamo, la 'fatal Verona', 'la tremenda Atalanta di Gasperini', 'i giamburrasca di Sassuolo'.

Le abbiamo vinte tutte.

Pace all'animaccia vostra.

E Milan-Fiorentina rappresenta anche il compendio di tutta la stagione rossonera, la sintesi, finanche l'archetipo del nostro campionato.

Pensiamoci bene: difficoltà a segnare, una parata di Mike strepitosa, che ci ha tenuti a galla, l'immancabile fallo da rigore non ravvisato ed il gol di Leao. Ma il gol di Leao non è stato causato semplicemente da un errore di rilancio di Terracciano, come la vulgata vuole farci credere.

L'errore del portiere viola è stato indotto; ma da chi? Da colui che se anche non gioca cambia le sorti di una stagione: Zlatan Supremacy Ibrahimovic, che si produce in un pressing su Terracciano. Ibra nemmeno la tocca la palla, ma spinge l'estremo difensore a rinviare di fretta.

E sbaglia rinvio.

Che Milan sarà, quello che fra poco più di un mese vedremo al raduno (4 luglio: 'Nati il 4 luglio', diremo alla fine della prossima stagione)?

Botman o Bremer?

Ci sarà Zaniolo? E Sanches?

Origi verrà acclamato come a Liverpool?

Pioli sfoggerà un nuovo braccialetto?

E Casti? Dove sarà il mitico Casti, il silenzioso Casti, il magrissimo Casti?

Che bell'annata, ragazzi; grazie di tutto.

Forza Milan, sempre e per sempre.

 

 

 

 

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