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Il razzismo dei moralisti

 

L'assurda discussione su chi si inginocchia e chi non lo fa

 

 

La discussione sull'opportunità o meno di inginocchiarsi per i giocatori della Nazionale italiana è stata particolarmente animata in un paese come il nostro che, da sempre, si fa molto condizionare dal pensiero unico.
L'idea che un singolo gesto possa essere efficace contro il razzismo è rispettabile, purché il gesto stesso non diventi una bandiera ideale per creare un discrimine fra chi è razzista e chi invece non lo è.

Peraltro la richiesta di inginocchiarsi proviene da un movimento, Black Lives Matter, che in questi anni si è distinti per una serie di iniziative contro la discriminazione sociale dei neri, unite ad altre iniziative molto meno condivisibili.
Rimane il fatto che la sensibilizzazione dell'opinione pubblica non può venire imposta da qualcuno, né tantomeno può diventare una sorta di referendum per distinguere chi appartiene al mondo civile e chi, invece, appartiene ad un mondo ancestrale.

Questo tipo di polemiche tolgono già, automaticamente, valore al gesto dell'inginocchiarsi perché qualsiasi gesto assume valore soltanto se è spontaneo e non se viene imposto da chi crede di avere in mano il libro delle verità.
Pensare che chi, fra i giocatori, si è inginocchiato, sia una persona civile ed inclusiva, mentre chi non lo ha fatto sia un incivile ed un razzista, è una bazzecola talmente banale che può trovare cittadinanza solo fra i fanatici del pensiero unico.

Ecco il problema sta esattamente qui, in quel mostro denominato pensiero unico che tanto male fa ad un paese e ad un popolo che vive l'idea dell'uniformarsi a qualcosa come prodromica allo stare dalla parte giusta.
Questa è purtroppo la peggior forma di razzismo da parte delle anime belle, da parte di quei maestrini dal pensiero illuminato che ritengono che gli uomini debbano uniformarsi a standard e gestualità predeterminati a tavolino.

Ed invece la bellezza dell'umanità sta nel fatto che Tizio e Caio possono pensarla in maniera diversa su qualcosa, sul valore di un gesto, senza che automaticamente l'uno debba accusare l'altro di qualcosa o, al peggio, debba etichettarlo.
Da uomo libero continuo a pensare e a credere che il razzismo sia una cosa orrida, a tutti i livelli. Chiunque discrimina un'altra persona per ragioni attinenti al colore della pelle, all'orientamento sessuale, politico o religioso, commette qualcosa di degradante.

Tuttavia, sempre da uomo libero, ritengo che questo peloso pensiero unico che pretende di imporre agli altri comportamenti, gesti e modi di esprimersi, sia ad oggi la forma più squallida di razzismo.
Si inginocchi chi lo ritiene; rimanga in piedi chi lo reputa preferibile. Ci vengano risparmiate però le omelie da strapazzo dei Marchisio di turno, perché la forma di razzismo più infima rimane quella dei moralisti dall'anima candida.

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