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Certe cose solo in Italia...

Le lezioni non richieste del professor Chiellini

 

 

Giorgio Chiellini deve essere afflitto da una stranissima sindrome.
Dopo una carriera passata con la maglia della Juventus ad accumulare scudetti in serie ed "elogi" alla sua antisportività, il prode difensore ha ben pensato di cimentarsi in un'intensa attività letteraria, proponendo un libro in cui l'obiettivo era quello di narrare le sue gesta. In realtà ne è venuto fuori un manifesto della provocazione, della quale Chiellini è maestro.
Ridurre una carriera comunque importante fra il suolo italiano ad una miriade di stillettate verso Tizio e Caio non era un'impresa da poco.
Chiellini vi è riuscito invece con precisione assoluta.
Non è dato sapere se lo abbia fatto scientemente, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti.
L'ultima provocazione, in ordine temporale, risale alla giornata di ieri in cui Chiellini ha usato Francesco Totti per sminuire il pallone d'oro vinto da Shevchenko.
Di solito, nel cinema, sono gli attori che hanno già vinto l'Oscar a giudicare gli Oscar che vengono assegnati successivamente. In Italia, nel calcio, funziona diversamente. Colui che ha vinto solo titoli nazionali e che non sa nemmeno cosa sia una Coppa Uefa, si permette di sminuire la carriera di un collega che, non soltanto ha vinto la Champions League da protagonista assoluto, ma che ha addirittura portato l'Ucraina alla fase finale di un Mondiale e di un Europeo.
Chiellini invece ha un primato storico: fa parte di quella generazione di giocatori che è stata capace di far rimanere fuori l'Italia da un Mondiale al primo turno (nel 2014) e, addirittura, che è riuscita nell'impresa di non far partecipare l'Italia ad un Mondiale 4 anni dopo (nel 2018).
Ai tempi del Mondiale brasiliano Chiellini e compagni scaricarono la colpa su Balotelli; 4 anni dopo fu il turno di Giampero Ventura. Da parte loro nessuna autocritica.
Da sempre penso che il problema del giornalismo italiano sia l'intoccabilità di una certa parte, quella che viene definita a prescindere dei giusti. Succede in politica, nel calcio, persino nella magistratura come abbiamo visto nell'ultimo mese. In un paese sportivamente serio si sarebbe aperto il dibattito su un gruppo storico juventino che in questi anni ha accompagnato l'Italia verso le peggiori figure internazionali.
Di questo gruppo Chiellini è uno dei principali big. In Italia invece questo non è possibile e così i tesserati della Juventus si sentono intoccabili, liberi di esprimere pareri finanche offensivi verso colleghi che mai hanno sminuito le imprese altrui (chi conosce Shevchenko non può che essere fedele testimone).
Se indossi quella maglia lo puoi fare. In altri lidi si parlerebbe di caduta di stile, di scarsa eleganza.
In Italia passa tutto sotto traccia e a Chiellini è persino consentito di salire in cattedra per dare lezioni.
Nel Pantheon del calcio tuttavia, Shevchenko rimarrà sempre un fuoriclasse assoluto, mentre il buon Chiello resterà il classico esempio di difensore roccioso, che ha necessità di provocare gli altri per dare un senso a sé stesso.

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