Fassone, Mirabelli, Gattuso

 

Siamo punto e a capo o no?

 

Il noviziato ha bisogno dei suoi tempi, che ci piaccia o no

 

 

Calma, ci vuole calma! Quella che spesso non hanno una parte (consistente) dei tifosi, dei giornalisti (o pseudo tali), addetti ai lavori. Fosse per loro le programmazioni nelle squadre di calcio non esisterebbero; basta una sconfitta o una serie di risultati negativi per buttare tutto a mare: si cambierebbero gli allenatori ogni sei mesi, i DS non avrebbero la facoltà di sbagliare neanche un acquisto su dieci che sarebbero da esautorare subito, i dirigenti dovrebbero dimettersi, il mercato rimanere aperto dodici mesi all’anno. Questo sarebbe l’andazzo, con la conseguenza che nessuna squadra avrebbe il tempo di ricostruirsi col dovuto tempo e nessun allenatore avrebbe quello per lavorare e costruire un gruppo vincente. Così, persa la Coppa Italia, tutto è da azzerare, tutto da rifare, niente da salvare. Giornali che rimettono in discussione Gattuso dopo neanche un mese dal rinnovo e dopo aver fatto una seconda parte di stagione a ritmo Champions (oltre ad aver rivitalizzato il capitale tecnico ed umano di una decina di calciatori), Giuntoli preallertato al posto di Mirabelli, Fassone in bilico anche se lui si occupa della gestione amministrativa e commerciale della società.

La palma della cagata più grossa anche stavolta la vince il decano (di cagate appunto) Alberto Cerruti, capace di dire che l’unico modo per svoltare per il Milan è il cambio di proprietà. Forse appendere la penna al chiodo (e non solo quella) sarebbe la cosa più saggia da fare. Perdere una finale 4-0 fa male, anzi malissimo, perché anche quando sai che sei sfavorito (e rispetto alla Juve in Italia tutti sono sfavoriti) la cosa a cui tieni di più è comunque fare bella figura e provare con tutte le forze, fino alla fine, a sovvertire il pronostico. Tuttavia rileggendo a mente fredda la partita non possiamo non dissentire con chi ha parlato di crollo verticale dei rossoneri, di mancanza di reazione, di liquefazione dopo il primo gol subìto; il Milan come squadra il tempo di riassestarsi e di provare a rimettere in sesto una partita che fino al gol dello 0-1 stava interpretando benissimo non lo ha avuto, ma solo ed esclusivamente a causa di errori del singolo. Spiace dirlo e lo faccio senza dare la croce addosso a nessuno, ma in cinque minuti ci siamo trovati dallo 0-1 allo 0-3 per due colossali papere di Donnarumma. A quel punto sì che la squadra è uscita dal campo, era inevitabile.

Ma una rilettura a mente fredda, quindi, la merita tutta la stagione, senza permettere che gli umori del momento ci facciano prendere decisioni sconsiderate. Il bilancio della stagione dipenderà in parte anche dalle prossime due difficili gare di campionato, perché non qualificarsi all’EL sarebbe deleterio. Tuttavia qualche considerazione mi sento già di farla. Comunque vada, non possiamo dire che ad un anno esatto di distanza ci troviamo punto e a capo, perché al di là di tutto uno straccio di progetto si vede ed è giusto investirci ancora sopra. La gestione Gattuso ha dimostrato che questa rosa ha un valore nettamente superiore a quella dello scorso anno, anche se qualche acquisto è stato fallito o ha reso meno del previsto. Abbiamo un telaio giovane e forte su cui andare (ora) ad innestare 3/4 titolari esperti e di valore, un opera di upgrade che non deve però prevedere una nuova rivoluzione completa della rosa. Bonucci, Biglia, Kessie, Calhanoglu e Conti me li tengo stretti, così come mi tengo stretti alcuni della passata stagione come Romagnoli, Calabria e Suso; e voglio anche ridare una chance a Ricardo Rodriguez. Ora ditemi che lo scorso anno avevamo in rosa giocatori di questa qualità! Neanche per sogno. Anzi avevamo una serie di paracarri e di mezzi bidoni che Max Mirabelli è stato abilissimo a piazzare ricavandoci anche 60 milioni di euro complessivi. E solo per questo anche lui merita di restare saldamente al suo posto.

Paga anche Mirabelli il noviziato nel ruolo di DS, ma per completare il lavoro intrapreso è necessario che lui e Fassone abbiamo almeno un triennio a disposizione. Se volete possiamo pensare all’inserimento di qualche figura che lo sgravi dal compito di essere responsabile unico di tutta l’area tecnica, ma gli va dato il tempo di continuare il suo lavoro. Nessuna squadra partendo da zero è mai riuscita con una sola campagna acquisti a tornare subito ad essere vincente, neanche la Juve di Marotta e Paratici. Io oggi mi sento più forte rispetto ad un anno fa, sia come rosa che come affidabilità di squadra. E per rialzare la testa non c’è persona migliore di Rino Gattuso. Anche lui merita del tempo per crescere ulteriormente, ma dopo 6 mesi di gestione voglio utilizzare la frase più bella che ho visto girare sui social e che voglio fare mia: con Gattuso ci andrei anche in guerra, perché sono sicuro che con lui a fianco alla fine tornerei vivo. 

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