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Berlusconeide capitolo X (V)

 

La ferita di Istanbul (quinta parte)

 

Si apre la terza fase dell’era Ancelotti, con Cafu relegato al ruolo di riserva e un nuovo equilibrio difensivo che riesce a dare migliori garanzie a tutta la squadra.

Una fase nuova, meno conosciuta agli avversari, che si stabilizzerà con l’affermazione di Nesta e Kaladze come coppia centrale, con Stam a destra e Serginho a sinistra come terzino di spinta, proprio la posizione sempre sponsorizzata da Berlusconi, nella quale il terzino brasiliano si ritaglierà una delle stagioni più entusiasmanti della sua carriera.

Quel Milan, il Milan 2005-2006, nella seconda parte di stagione trova stimoli, gioco, equilibrio e convinzione.

Piacevolmente scorrono nella memoria i flash back di vittorie importanti, il 3-1 contro la Fiorentina in casa, la goleada contro il Chievo sempre a San Siro, lo spettacolare match di Champions contro il Bayern Monaco, terminato 4-1 a nostro favore, per non parlare del quarto di finale di ritorno contro il Lione, un revival della gara con l’Ajax di tre stagioni prima, con il cuore in gola per la tensione, l’ansia per i minuti che scorrono, l’urlo liberatorio al gol di Pippo Inzaghi e la festa finale a bordo campo con Galliani sceso ad abbracciare tutti i giocatori, uno ad uno.

Emozioni di calcio, emozioni del Milan.

La stagione 2005-2006 non ci porta in dono alcun trofeo. La finale di Champions sfuma in una sfortunata semifinale con il Barcellona, con un gol regolare ingiustamente ed inspiegabilmente annullato a Shevchenko.

In campionato invece il Milan si piazza a 3 lunghezze dalla Juventus, a quota 88 punti.

Parigi rimane solo l’auspicio di uno striscione dei tifosi risalente a un anno prima, che non si concretizza tuttavia in realtà.

Resta però la certezza di essersela giocata fino in fondo e di aver onorato una stagione che poteva essere di deriva dopo la batosta di Instanbul e che invece ha visto il Milan protagonista, non trionfante è vero, ma spesso le vittorie sono questioni di centimetri, a volte di istanti.

Non vincere nel calcio italiano generalista e scolasticamente ancorato all’idea della vittoria come altare sacrificale della propria coerenza, è vista quasi come un’onta di cui doversi vergognare, una macchia indelebile che annulla tutto il lavoro, la passione e l’abnegazione che hanno portato a un risultato che non sia la vittoria.

I tifosi del Milan però ebbero una sensibilità e una percezione delle cose diverse.

Quella stagione si chiuse infatti con uno stadio intero che inneggiava alla squadra, con applausi, sorrisi e orgoglio.

Nessuno purtroppo poteva prevedere la bufera che stava per abbattersi sul Milan.

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