niang raiola

 

I malati immaginari, e i procuratori "medici"

 

Si dice che a prevalere sia la volontà del giocatore, che spesso però non ragiona con la propria testa. Il caso "certificati medici"  is the new "legge Bosman"

 

Diciamoci la verità, questa storia dei certificati medici fasulli buoni solo a coprire un capriccio ci sta sfuggendo di mano. Qualsiasi società ne è stata vittima o "beneficiaria" a seconda della propria posizione. Guardando in casa nostra, abbiamo potuto saggiare entrambe le situazioni. Ora siamo alle prese con la grana Niang e siamo incavolati neri perchè saltasse la sua cessione potrebbe saltare l'arrivo di uno degli ultimi tasselli che mancano a completare la squadra. Quando invece il simile episodio ha riguardato un calciatore che sarebbe diventato proprio un nostro tassello, abbiamo gongolato, ci siam sentiti importanti perchè Nikola Kalinic fosse arrivato a tanto pur di venire a giocare con noi. Anzi ci siam permessi di criticare pesantemente la Fiorentina che faceva muro opponendo le sue valide ragioni, accusandola di tarpare ingiustamente le ali ad un giocatore che stava avendo la possibilità di un salto di qualità professionale, nonostante anche il comportamento del giocatore croato non fosse certo da elogiare. E ancora stiamo vivendo la vicenda Keita che addirittura va nella sua Spagna a recuperare certificati medici buoni, anche se stavolta preferiamo non schierarci o comunque non lo facciamo alla luce del sole perchè non siamo sicuri che il comportamento del giocatore sia finalizzato all'approdare al Milan, anzi.

Precisiamo che le casistiche non son tutte uguali. Sappiamo che avendo tutti le proprie buone ragioni per far valere le proprie azioni, per esempio, la differenza di casistica tra la situazione di M'baye Niang o di Keita Balde e quella di Nikola Kalinic è ben differente. Se poi ci mettiamo anche la recidività per la Fiorentina, visto che l'analoga cosa è accaduta per la cessione di Bernardeschi alla Juventus non serve aggiungere altro.

Rimane però il problema di fondo. La sfrontatezza e il modo esagerato con cui un tesserato voglia far valere la propria volontà. Ed è la nuova frontiera dell'impuntarsi, un metodo tutto nuovo che è uscito alla ribalta solo in questa sessione di mercato. Non presentarsi agli allenamenti per protesta, per imporre una sorta di ricatto. Ci son stati più casi in Europa quast'anno che forse non in tutta la storia del calcio.
E quella dei certificati medici è solo un modo di costituirsi a parte civile. Forti delle esperienze di Dembele, Perisic, Kondogbia e se vogliamo Neymar che hanno saltato gli allenamenti di punto in bianco, senza "copertura", e quindi troppo vulnerabili alle punizioni delle società di appartenenza, in un secondo momento i calciatori con furbizia hanno trovato il sistema per garantirsi l'immunità.
Anche se credo che non sempre questi metodi siano proprio farina del sacco dei calciatori, ma spesso, sono suggerimenti dei loro procuratori, perchè spesso quelli a non essere contenti sono proprio loro.
E di indizi ne abbiamo più di uno,
partendo proprio dal caso Keita. Roberto Calenda non è l'ultimo arrivato e sappiamo inoltre quanto il presidente della Lazio Claudio Lotito sia restio ad elargire commissioni ai procuratori. Arrivando al caso Niang, con Mino Raiola che continua a far leva sul ragazzo nel convincerlo rifiutare tutte le destinazioni possibili, anche le più convenienti per Niang stesso e per il Milan, perchè l'unica cosa che gli interessa è far cedere il giocatore alla società più conveniente per se stesso. Anche qui recidività, vi ricordate tutta la telenovela Donnarumma? Bene, anche qui non serve aggiungere altro.

 

 

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