mihajlovic

 

I perchè di un esonero immeritato

 

Mihajlovic: il personaggio che viene prima dell'allenatore

 

 

Credo da sempre che Sinisa Mihajlovic sia un allenatore migliore di quanto lui stesso pensi. Quel continuo rifugiarsi nel ruolo del cattivo di turno che alza la voce e che appende i giocatori al muro è forse stato un aspetto che gli ha tolto più che dato qualcosa. Chi ha visto giocare più volte il Catania e la Sampdoria allenate dal serbo si rende conto che sul piano didattico Mihajlovic ha idee molto precise e raramente si accontenta di un unico motivo. Prova, anzi, ad alternare le soluzioni offensive della sua squadra. Gli ultimi due esoneri, dal Milan e dal Torino, sono più figli del contesto che di un fallimento del tecnico. A Milano Mihajolovic aveva una squadra da Europa League ed in Europa League stava arrivando (sesto al momento dell'esonero). A Torino invece aveva una squadra da settimo/ottavo posto ed è stato esonerato con due punti in meno rispetto al valore di una squadra che, tuttavia, per tante partite ha dovuto fare a meno di Belotti, il suo centravanti principe. Si tratta quindi di esoneri figli di un clima negativo attorno alla sua persona, che ha pagato troppo quel voler apparire personaggio a tutti i costi oltrechè, nel caso del Torino, l'essersi esposto per l'arrivo di Niang, vero e proprio giocatore chiave, in negativo, della sua carriera. Al Milan, con l'incidente automobilistico del francese, la squadra perse certezze e distanze fra i reparti. Un mese dopo nacque un esonero forse inopportuno.

Al Torino invece è stato il rendimento negativo di Niang a creare una frattura fra lui e Cairo. Quasi 17 milioni complessivi di costo del cartellino ed un ingaggio lordo di 4 milioni di euro a stagione, sono un impegno economico importante e gravoso per le casse dei granata. Probabilmente, nel prosieguo della sua carriera, Mihajlovic difficilmente si esporrà ancora sul francese. E forse rifletterà di più sulla sua impulsività nelle dichiarazioni. A volte mettere in piazza le critiche verso i giocatori crea, negli stessi, l'effetto contrario a quello voluto. Non li stimola; li deprime. Nella seconda parte della sua carriera Mihajlovic dovrà porsi l'obiettivo di entrare in modo diverso nelle teste dei giocatori. Non sarà mai un diplomatico, ma per affermarsi ad alto livello come allenatore deve per forza di cose attenuare gli spigoli ed imparare a disinnescare. Il secondo esonero, a mio avviso immeritato, è figlio del suo personaggio. Se Mihajlovic intuisce che ha più vantaggi a mettere prima l'allenatore del personaggio ne guadagna tanto. Se poi prende atto del fatto che difficilmente troverà giocatori con la sua stessa personalità, fa un salto di qualità decisivo. I percorsi di crescita, d'altronde, non riguardano solo i giocatori, ma anche e soprattutto i tecnici.

 

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