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L'eredità di Napoli ed il problema dell'età, il precedente storico da cui trarre spunto, un pasticcio chiamato Dazn

 

Napoli ha lasciato l'amaro in bocca. Inutile negarlo o provare a nascondere la delusione. La rimonta subito in meno di 30 minuti brucia ancora e continuerà a bruciare fino a quando il Milan non avrà imparato dai propri errori e non avrà fatto quel tremendo salto mentale che ti permette di esaltarti in situazioni di vantaggio. Noi, ancora, non lo facciamo, anzi ci facciamo venire il braccino. Nella scorsa stagione il Milan ha avuto la squadra più giovane della Serie A. Quest'anno è sempre una delle più giovani del campionato (il primato è stato scippato dalla Fiorentina). L'età è un aspetto che, in certi momenti, conta. Ma soprattutto pesa. I passaggi di crescita sono fondamentali ma non devono diventare una abitudine nella quale crogiolarsi o, addirittura, cullarsi.

Rino Gattuso tutte queste cose le sa bene. L'ultima volta che il Milan, in una partita ufficiale, era avanti 2-0 e poi si fece rimontare perdendo 3-2, lui non era in campo. Era la fine di gennaio del 2002, il momento storico del Milan non era dei più felici. Ancelotti era subentrato a Terim a stagione in corso e stava provando a dare un'identità ad una squadra non perfettamente amalgamata. La settimana prima, a Firenze, il Milan si era visto raggiungere sul risultato di parità da un gol di Adriano nel recupero, con Gattuso che si era fatto espellere qualche minuto prima. Rino, dagli spalti di San Siro, una settimana dopo assistette ad una partita emblematica per le paure di quel Milan. A tanti giocatori tremavano le gambe. Quella squadra era molto più indietro, concettualmente, del suo attuale Milan. Diciotto mesi dopo, a Manchester, alzava la coppa più ambita. Il calcio emette sentenze facili ma facilmente ribaltabili. Rino lo sa bene ed è anche facendo riferimento a questo pezzo di storia che può estrarre dal cilindro le energie e la forza per venire fuori da questa minicrisi.

Quella dei diritti televisivi è una battaglia antica che ha iniziato a popolare i salotti del calcio fin dall'inizio degli anni 90, quando sono iniziate le prime partite in posticipo. All'epoca c'era una attenzione quasi maniacale alla valorizzazione del prodotto calcio e, nonostante non ci fossero le attuali tecnologie, c'era una cura del dettaglio da far invidia. Oggi invece l'appassionato seguitore delle domeniche calcistiche si ritrova dinanzi ad un profondo dilemma esistenziale: Dazn o non Dazn. Anzi "dason" o "non dason" come ci hanno insegnato a pronunciarlo. Ci siamo ritrovati con un esercito di utenti del prodotto calcio palesemente scontenti. Il segnale di Dazn non è perfetto, la visione non sempre è a regola d'arte, in tanti vedono le immagini con troppo ritardo, quando già hanno avuto la notizia del gol. Di chi sono le responsabilità? Certamente di Dazn che ha acquistato i diritti di visione della Serie A senza avere una struttura adeguata ed altresì anche della Lega Calcio che non si è curata di affidare un prodotto ad una banda di sprovveduti. Qualcuno continua a dire che il calcio su Dazn è il futuro. Se così fosse, ambirei ad un rapido ritorno al passato. Di corsa!

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