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Le colpe di Tavecchio, Ventura e dei senatori

 

Una figuraccia che ha tanti padri

La settimana appena trascorsa porta con sè inevitabilmente gli strascichi di una Nazionale che, per la prima volta dopo 60 anni, non si qualifica alla fase finale del Mondiale di calcio.

L'occasione pertanto diventa propizia per fare alcune riflessioni inerenti lo stato dell'arte di Casa Azzurri e le conseguenza di questa eliminazione.

1) Il presidente federale Carlo Tavecchio è stato un buon presidente fino a qualche settimana fa. Al netto infatti del suo stile abbastanza naif, Tavecchio ha introdotto nella Serie A nostrana i sensori sulle porte e la moviola in campo. Se ne parlava da 20 anni ma lui ha portato i fatti concreti. Non riconoscerglieli sarebbe poco onesto intellettualmente. Altrettanto poco onesto apparrebbe però negare le sue responsabilità in questo crollo azzurro. La scelta di Ventura alla guida della Nazionale è stata ardita. Andava protetta ma lo scudo scelto (Marcello Lippi), è da subito venuto meno a causa dei regolamenti federali. Tavecchio ha commesso il grave errore di non esonerare Ventura dopo la partita con la Spagna di settembre. Il problema non era la sconfitta in sè ma la perdita di autorità sul gruppo che, sin da subito, era apparsa abbastanza netta.

2) Ventura, al pari di Tavecchio, esce malissimo da questa vicenda. L'eliminazione è una colpa grave, il gioco sparagnino praticato in Svezia lo è ancora di più. Tuttavia, le sue mancate dimissioni al termine del punto più basso toccato dal calcio italiano negli ultimi 60 anni, sono certamente l'omissione più grave attribuibile all'ex allenatore del Torino.

3) Una buona notizia c'è per l'Italia. Il gruppo storico di reduci del Mondiale finalmente toglie il disturbo. Nulla da dire sulle grandi qualità tecniche di Buffon, De Rossi e Barzagli ma la sensazione da molto tempo era che ormai trattassero la Nazionale come una cosa loro, come uno scrigno di cui pochi eletti conoscevano la chiave giusta fatta di comportamenti, parole e segreti. Il Buffon che ha detto a fine partita, giustamente, che si vince e si perde in gruppo, è lo stesso Buffon che tre anni prima gettava la croce addosso a Mario Balotelli.

Le sconfitte, sia sa, fanno parte del calcio e vanno accettate. Laa gestione delle sconfitte però può essere affrontata in maniera diversa. Da questa vicenda Casa Azzurri non ne esce bene. Per fortuna questo capitolo pare essersi finalmente chiuso.

 

 

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