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La battaglia della Bombonera

 

Il nostro Direttore ci racconta il Milan

 

Nell’Ottobre del 1969 il Milan dà l’assalto, per la seconda volta, alla conquista della sua prima Coppa Intercontinentale.
Il primo assalto era andato a vuoto dopo tre partite disputate, nel 1963, contro il Santos di Pelè.
L’epilogo di quella contesa fece già capire che vincere la coppa per una squadra europea sarebbe stato sempre complicato, poiché l’ambiente che si trovava in Sudamerica non lasciava mai presagire nulla di buono.

Contro il Santos il Milan vince a San Siro per 4-2 ma nel ritorno perde a Rio de Janeiro con lo stesso punteggio.
In quel caso era prevista la disputa della “bella”: la gara si disputò di nuovo a Rio, con lo stesso arbitro (molto, molto casalingo) e finì con la vittoria dei brasiliani per 1-0 grazie ad un calcio di rigore inesistente e col Milan ridotto in 10 per l’espulsione di Cesare Maldini.

Il secondo assalto va a segno, ma il prezzo da pagare sarà altissimo, ed il Milan per vincere dovrà dare tutto… ANCHE IL SANGUE! E non è né una battuta né un’esagerazione, ma la realtà.

L’avversario di turno è l’Estudiantes, squadra argentina di una piccola città che arriva a dominare il calcio sudamericano di quegli anni.
Nell’Estudiantes ci sono buoni giocatori, tra i quali Carlos Bilardo (futuro CT dell’Argentina mondiale del 1986) e Juan Ramon Veron, il padre di Sebastian Veron (ve lo ricordate no?).
La gara d’andata (8 ottobre ’69) giocata a San Siro finisce 3-0 per il rossoneri grazie ai gol di Sormani (2) e Combin, ma nel rievocare la vittoria della coppa di quella partita non si ricorda quasi mai nessuno.

A passare alla storia sarà la gara di ritorno, disputata il 23 Ottobre 1969 alla “Bombonera” di Buenos Aires.
Dopo il punteggio dell’andata il Milan è favoritissimo, ma gli argentini, che erano detentori del titolo vinto l’anno prima contro il Manchester United, non si dimostrano per niente rassegnati a cedere il trofeo agli italiani.
Per orgoglio, per desiderio sportivo, ma anche per ragioni molto più banali: nel Milan gioca il calciatore più odiato d’Argentina, Nestor Combin.
Ma cosa aveva combinato costui per meritarsi tutto ciò? Facciamo un passo indietro.

combinNestor Combin è un ragazzo con la faccia da pugile e con uno scatto micidiale: fa il centravanti e per la velocità i giornalisti francesi lo soprannominarono “la foudre”, la folgore.
Che c’entrano i francesi? Combin, come molti argentini in quegli anni, si era trasferito in Francia. Nel 1963 Nestor viene chiamato alle armi, ma non risponde alla chiamata perché nel frattempo ha acquisito la cittadinanza francese. Il “caso Combin” diventa un affare di stato: i giornali argentini lo chiamano codardo, traditore e disertore!
In realtà Combin non è niente di tutto questo, perché nel frattempo, per un accordo tra i due governi, ha prestato il servizio militare in Francia. I giornali pensarono bene di non riportare questa notizia nel 1963, né tantomeno decisero di farlo nel 1969 quando era prevista la sfida tra l’Estudiantes ed il Milan.
Combin non solo è il centravanti del Milan, ma nella gara d’andata ha anche segnato un gol.
E così, persa per persa (visto il risultato dell’andata), la gara di ritorno si trasforma per gli argentini nell’occasione propizia per dare una vera lezione al “disertore” Combin ed a chi lo aveva accolto in squadra.
Insomma, cominciò una delle più feroci “cacce all’uomo” che si siano mai viste su un campo di calcio.

corriereDavanti a quarantamila spettatori ed agli ordini dell’uruguagio Massaro, il Milan si presenta con la seguente formazione: Cudicini, Anquilletti, Schnellinger, Rosato, Malatrasi, Fogli, Sormani, Lodetti, Combin, Rivera, Prati.
Al 16’ Prati scatta in contropiede e subisce un fallo da parte del libero argentino Aguirre-Suarez; il fallo è un normale fallo di gioco, ma a tradimento il portiere Poletti sferra un calcio alla testa al povero Pierino che è ancora a terra.
Prati si rialza e continua a giocare, ma ormai vaga per il campo come un automa.
Al 35’ dopo una mischia su corner cade svenuto nell’area avversaria, e Rocco lo sostituisce con Rognoni.
Il Milan a quel punto è già in vantaggio per 1-0, grazie ad una prodezza del suo capitano Gianni Rivera che, su passaggio di Combin, aveva dribblato anche il portiere per entrare praticamente in porta con il pallone.
Quel gol inasprì gli animi degli argentini, ed ancor di più li inasprì il fatto che nel finale del primo tempo l’Estudiantes era riuscito a ribaltare il punteggio grazie ai gol di Conigliaro (43’) e Aguirre-Suarez (47’).

A quel punto gli argentini cominciano a crederci veramente, e l’atteggiamento intimidatorio assume contorni incredibili.
Addirittura Rocco suggerisce alla squadra di non superare la metà campo avversaria ed invita i suoi ad una strenua difesa.
Il Milan si aggrappa in modo disperato al suo portiere Cudicini ed al difensore tedesco Schnellinger, autore di una partita memorabile.
Partito da terzino sinistro, a seguito dell’infortunio di Malatrasi aveva anche ricoperto il ruolo del difensore centrale.

nestorIl Milan nella ripresa è in trincea: più passano i minuti, più la coppa prende la strada di Milano e più gli argentini sono accecati dalla rabbia.
A quel punto succede il fattaccio: Combin viene inseguito minaccioso in ogni angolo del campo.
Falli, spallate, spinte…fino al 22’ del secondo tempo.
Rivera subisce fallo e l’arbitro Massaro concede la punizione al Milan: nella confusione generale il terribile Aguirre-Suarez (sempre lui) si avvicino a Combin e gli sferra un pugno nello stomaco.
Mentre Combin si piega in due per il dolore, parte una ginocchiata in pieno viso che gli procurerà la frattura del naso e dello zigomo.
Combin crolla a terra svenuto.

La partita viene sospesa per cinque minuti e nel frattempo l’arbitro, su segnalazione del segnalinee, espelle il libero argentino.
Il Milan non avrà il beneficio della superiorità numerica, poiché Combin non può essere sostituito in quanto Rocco è già stato costretto ai due cambi.
Una volta ottenuto lo scopo, gli argentini decisero, finalmente, di calmarsi, e permisero la “regolare” fine della partita.
L’unico ancora su di giri è il portiere Poletti: al fischio finale decide di colpire alla testa il nostro Lodetti che a metà campo si abbracciava con Fogli.
Il clima era talmente teso che la coppa fu consegnata al Milan dentro gli spogliatoi.

poliziaFinita qui? Ma neanche per sogno.
Mentre in Italia si diffuse la notizia che Prati era addirittura morto, all’uscita degli spogliatoi si presentarono due agenti di polizia che arrestarono il massacrato Combin.
Motivo? Quella famosa diserzione di cui sopra.

Nestor fu portato in questura, subì tre interrogatori e, secondo la leggenda, dopo il campo i pestaggi proseguirono anche in cella.
Nel frattempo la delegazione rossonera, guidata dal presidente Franco Carraro, aveva deciso di non prendere l’aereo per l’Italia senza il compagno.
Per fortuna, dopo qualche ora, la polizia si arrese all’evidenza, e permise a Combin, accompagnato dal vice presidente rossonero Avvocato Sordillo, di unirsi alla comitiva milanista direttamente in aeroporto.

A quell’epoca in Argentina i reati sportivi venivano giudicati anche dalla magistratura ordinaria, per cui un brutto fallo, se volontario, poteva avere anche conseguenze penali. I giudici argentinisi erano accorti della ferocia di Poletti ed Aguirre-Suarez ed erano intenzionati a portarli in tribunale per lesioni volontarie.
Per farlo avevano bisogno della denuncia di Combin, ma davanti alla loro richiesta la risposta del calciatore franco-argentino fu disarmante: “Io non denuncio nessuno, ciò che avviene sui campi di calcio è un affare di sport, non di polizia”!
La risposta fu incredibile quanto il modo in cui era stato trattato dai suoi ex connazionali.
Tuttavia, Poletti ed Aguirre-Suarez non poterono evitare le conseguenze della giustizia sportiva: Poletti venne squalificato a vita ed Aguirre-Suarez fu sospeso per trenta partite di campionato e per cinque anni dalle competizioni internazionali ufficiali.

arrivoQuando il Milan arrivò in Italia ad accoglierlo c’erano migliaia di tifosi festanti: finalmente, per la prima volta, i calciatori furono in grado di sollevare al cielo la Coppa Intercontinentale!
Sarà la prima della serie, ma forse, per le modalità con cui venne conquistata e per la sofferenza patita, è sicuramente la più bella ed indimenticabile!

Forse nessuno oggi si augurerebbe di poter ripetere un’esperienza del genere, ma sicuramente i reduci di quella spedizione si sono guadagnati sul campo l’appellativo di “EROI DELA BOMBONERA”.
Grazie ragazzi

grazie

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