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Elliott, da iena a salvatore della patria!

 

Elliott, un nome con cui ogni tifoso rossonero ha imparato a convivere fin dal giorno del closing, operazione che ha portato l’Ac Milan nelle mani di Yonghong Li

Il velo di mistero che accompagna il nome e la figura del nostro azionista di maggioranza, ogni due per tre fa venire fuori il nome del fondo americano Elliott di proprietà del signor Singer. Le vicende sono ormai note, così come è notorio che in caso di mancata restituzione dei 303 milioni di euro prestati (più gli interessi), il club di via Aldo Rossi finirà nelle mani dell’Hedge Fund americano.
La cosa curiosa è che nell’arco di un anno sono cambiati anche gli umori dei tifosi nei confronti di Elliott, influenzati sicuramente dalla stampa italiana che la maggior parte delle volte più che fare informazione e chiarezza ha finito per scrivere delle emerite cazzate. Dapprima Elliott era dipinto come un mostro, una iena senza scrupoli con la spada di Damocle perennemente puntata sulla testa del suo “finanziato” (ricorderete tutti le vicende riguardanti la capacità di Singer di farsi restituire tutti i denari relativi al default dell’Argentina); poi, man mano che è continuata questa sorta di mistero sulle capacità di mister Li di far fronte ai propri impegni, la figura del fondo americano ha assunto connotati più morbidi, fino a diventare addirittura “il salvatore della patria” del club rossonero.
Sicuramente a questo ha contribuito la notizia che Elliott nelle varie discussioni con l’Uefa addirittura si è fatto garante del club rossonero, assicurando quella continuità aziendale che dovrebbe far star tranquilli tutti quanti. Così come è venuto fuori ogni volta che Yonghong Li è stato chiamato all’aumento di capitale che Elliott era disposto ad esporsi ulteriormente per garantire gli impegni economici della gestione del club (cosa che, peraltro, non è stata mai necessaria perchè Li ha sempre sottoscritto e, soprattutto, versato gli aumenti di capitale richiesti).
Cosa dobbiamo aspettarci quindi nella peggiore delle ipotesi?
Innanzitutto sgombriamo il campo da ogni dubbio, se mister Li salta per aria il Milan non rischia nessun fallimento, poiché finisce dritto nelle mani del Fondo Elliott che escuterebbe la garanzia sul totale del pacchetto azionario detenuto dalla holding cinese.
In pratica Elliott “acquisterebbe” il Milan per una cifra di circa 350 milioni di euro, ottima se si pensa a quanto pagato da Lì a Fininvest e soprattutto in relazione al valore del club.
A questo punto, però, tutto lascia presagire che Elliott non terrebbe il Milan, ma si attiverebbe per rivenderlo. Questo per la natura del fondo americano, che non dimentichiamolo mai è un Hegel fund con fini prevalentemente speculativi. Per cui, una volta entrato in possesso del club, lavorerebbe per una corretta ed ordinata gestione dello stesso, garantirebbe tutte le coperture necessarie al fine poi di metterlo sul mercato come un prodotto ed un marchio appetibile.
Tra le altre cose, metterebbe sul mercato un club senza un euro di esposizione debitoria nei confronti di nessuno.
Tenuto conto del costo che avrebbe sostenuto per entrare in possesso del club e della assenza di debiti, Elliott non venderebbe il club al primo che passa, ma ad un investitore solido in grado di pagare un prezzo che permetta al fondo di Singer di fare una buona plusvalenza (che non è altro che il perseguimento dello scopo di un herpes fund, acquisire e finanziare società in difficoltà ma con potenziale per ottenere grandi margini da restituire ai propri clienti sottoscrittori). Guadagni che Elliott metterà a segno comunque anche se Yonghong Li riuscirà ad onorare il suo impegno entro ottobre 2018 visti i tassi di interesse praticati ed incassati.
Insomma, la cosa che emerge è che in ogni caso il Milan finirebbe in buone mani, in grado di garantire un futuro al club. Perché come ho sempre ricordato fin dall’inizio di questa storia, Elliott è un fondo speculativo (che mira a massimizzare i suoi investimenti) e non l’Agenzia delle Entrate.

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