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L'importanza dell'esperienza

 

Non si può dire che tutta la stagione sia stata condizionata dall'inesperienza. Però era una tassa da pagare e lo abbiamo fatto

 

L'esperienza non è di certo una polizza assicurativa sulla competitività di una squadra, tuttavia è un aspetto di cui tener conto quando si sceglie di allestire un organico che punti ad essere competitivo.
In sè, il discorso sull'età anagrafica delle squadre, molto volte tende ad essere stucchevole, quand'anche non banale. Spesso si scade nella retoric del giovanilismo a tutti i costi e dell'acquisto sbagliato solo in base all'età. Non è nè deve esser questa l'ottica utile per giudicare un club ed una stagione.

Nel caso del Milan per esempio, è indubbio che la poca esperienza ad alti livelli e la conseguente giovane età di tanti prim'attori della rosa, possa essere stata un limite in stagione.
Ma tale limite va circoscritto ad un momento preciso, o più precisamente a due momenti.

Quello magmatico-formativo, in cui il gruppo si assembla (inizio stagione) e quello vitale per la crescita stagionale quando il down fisico si fa sentire ed una squadra deve dimostrare di essere mentalmente forte. Il Milan non lo era e non poteva esserlo.
L'esperienza infatti non ti fa vincere, ma aiuta a gestire i due momenti sopracitati.
Ti agevola a capire quando fare lo sforzo e quando no; lenisce i periodi in cui l'acido lattico diventa prevalente su qualità ed energie.

Il Milan, con la rosa più giovane dell'intera Serie A, sapeva di dover pagare una tassa come l'inesperienza. E' una tassa angusta. Non ti permette di rateizzare, presenta il conto tutto in una volta e come la peggior stangata di Equitalia tende a mandarti a tappeto.
Non uccide però. Se la sai affrontare ti fortifica e ti fa crescere.

La stagione appena trascorsa ci ha visto pagare questo pedaggio. Era quasi un obbligo.
Adesso, probabilmente, siamo più leggeri.

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