Salary cap

 

Questa non è la NBA

 

Riforma Infantino interessante in alcuni aspetti, ma il Salary Cap non regge

 

 

Presidente UEFA Aleksander Čeferin e presidente FIFA Gianni Infantino viaggiano sulle stesse linee di pensiero. L'idea comune è quella di livellare un calcio sempre più oligarchico, che si divide sempre più in Club patrizi e Club plebei. I punti delle riforme che i due presidenti degli organi calcistici più importanti combaciano in molti aspetti, alcuni dei quali interessanti e che sicuramente andrebbero approfonditi e sostenuti. La restrizione delle rose è un punto chiave per mettere un limite ad un libro paga infinito, così come la riduzione delle cessioni in prestito. Come anche quella di anticipare la chiusura del calciomercato estivo alla fine di luglio come fatto con successo già dalla FA Inglese invece che a metà o fine agosto, che andrebbe a riguardare un altro cancro come quello dei compensi ai procuratori e ai loro giochi di strategia.

Gianni Infantino proprio due giorni fa in un intervista a l'Equipe ha rimarcato questa volontà entrando nel dettaglio di un altro punto che la riforma comprenderebbe, ovvero il cosiddetto "Salary Cap". Inserire un limite non oltrepassabile per gli stipendi dei giocatori a primo impatto andrebbe a limitare entrambi i problemi succitati: i procuratori avrebbero molti meno interessi nel cercare di spostare continuamente giocatori cercando ingaggi sempre più faraonici da cui ricevere storni altrettanto importanti oltre che in teoria evitare che solamente squadre dal budget quasi illimitato possano permettersi di ingaggiare giocatori top. In teoria perchè mentre per quanto riguarda il discorso commisioni non ci sarebbe nessun problema di applicazione, per quanto riguarda il livellamento tra i club ricchi e meno ricchi questo non è assolutamente scontato. Anzi, per come la pensa Infantino, non si andrebbe a fare altro che incentivare il problema. La flessibilità del Cap prevista dalla riforma dipenderebbe dal fatturato della società e questo significherebbe trovarsi nella situazione del cane che si morde la coda. I grandi club che evidentemente son quelli che fatturano di più continuerebbero ad avere comunque la possibilità di pagare ingaggi più alti rispetto a dei club minori con fatturato minore.

L'idea, come spesso accade, è quela di copiare il sistema americano che prevede già questa regola ormai da decenni non solo in NBA, ma in tutti i campionati sportivi professionistici come la NFL o la NHL. Infantino però dimentica che stiamo parlando di due sistemi basati su due filosofie completamente diverse: le leghe sportive americane si caratterizzano per la mancanza di meccanismi di promozione e retrocessione, per l’inesistenza di ulteriori competizioni oltre al proprio campionato e per meccanismi di divisione delle entrate che differiscono dal sistema sportivo europeo. Quello europeo al contrario, prevede che i tornei nazionali abbiano meccanismi di promozione e retrocessione per le squadre partecipanti e che alcune di esse partecipino a tornei sovranazionali come le coppe Europee o il Mondiale per Club che prevedono dei premi sborsati da federazioni, sponsor ed emittenti TV che vanno a pesare oltremodo sul fatturato finale.

Se guardiamo in casa nostra, la riforma così fatta ci farebbe anche comodo. Con l'arrivo della nuova proprietà che punta praticamente tutto sull'incremento esponenziale del fatturato, pensiamo solamente allo sviluppo di Milan China per l'accalappiamento di una fetta importante di un mercato vastissimo come quello Cinese o la stessa quotazione del Club nelle Borse orientali ci permetterebbe di avere grande libertà di movimento in un prossimo futuro, ma se dobbiamo pensare al bene del calcio in generale, bisogna nel caso ridiscuterne su altri parametri.

 

banner orizz pubb mdtube

Su questo sito usiamo i cookies, anche di terze parti. Navigandolo accetti.