Maldini

 

Maldini, ogni tanto servirebbe diplomazia

 

Paolo sul Milan può tutto...anche astenersi

 

 

Dato che le reazioni a caldo sono sempre poco raccomandabili, abbiamo aspettato che passasse qualche giorno prima di scrivere qualche riflessione sull’ultima intervista rilasciata da Paolo Maldini. Non possiamo non evidenziare ancora una volta l’utilizzo strumentale delle parole dell’ex capitano rossonero fatto dai media alla vigilia della pubblicazione dell’intervista integrale, allorquando l’unica anticipazione è stata “Mi sembra che le premesse del nuovo progetto del Milan non promettano nulla di buono”, andando a rinfocolare le polemiche che erano sorte quando Maldini rifiutò la proposta di Fassone di entrare in società col ruolo di Direttore Tecnico.

L’utilizzo di quelle parole insieme ai risultati non esaltanti di questa stagione hanno avuto ancora una volta un effetto dirompente soprattutto perché i detrattori del nuovo corso e le vedove del vecchio hanno approfittato per lanciare nuovi missili all’indirizzo dell’attuale dirigenza. Abbiamo dovuto aspettare la pubblicazione integrale dell’intervista per scoprire che Maldini ha usato il bastone anche contro la gestione del Milan di Berlusconi degli ultimi anni, per sottolineare come la situazione di oggi sia figlia della cattiva gestione della vecchia dirigenza, mandando quindi una frecciatona nei confronti del suo nemico di vecchia data “Adriano Galliani”. Il resto, al netto delle frecciate alla vecchia e nuova dirigenza, sono dichiarazioni abbastanza banali, e cioè che il passare del tempo e l’allargamento del gap richiederà il doppio del tempo e degli investimenti per tornare ai livelli di un tempo.

Premesso che Paolo Maldini rientra nella ristretta cerchia che si può permettere di dire sul Milan qualsiasi cosa gli passi per la testa (anche perché imbeccato dai giornalisti che gli pongono le domande), mi chiedo se non sia il caso da parte sua di fare uso ogni tanto della diplomazia e astenersi dal commentare ogni volta i risultati e l’operato dei nuovi dirigenti e della nuova proprietà, soprattutto perché Maldini rispetto agli altri non può essere neutrale sull’argomento: il tentativo di coinvolgimento con conseguente rifiuto non può renderlo sempre obiettivo nei giudizi. Naturalmente stiamo solo sottolineando che in certe circostanze ci si può sforzare di non rilasciare certe dichiarazioni, soprattutto perché il peso delle sue parole nei momenti di difficoltà va a danneggiare il Milan prima ancora che Fassone e Mirabelli.

La diplomazia è una dote di un grande dirigente, ciò a cui Maldini aspira a diventare ma che ancora non è (o non è detto che sia). Forse per diventarlo e dimostrare di esserlo avrebbe potuto correre in soccorso del Milan nel momento di difficoltà (il passaggio epocale alla nuova proprietà con la necessità di un rilancio totale del nuovo Milan) ed accettare di lavorarci fattivamente dall’interno mettendosi a disposizione del suo amato club. Perché poi, altrimenti, a parlare troppo e a non agire si rischia anche di stancare l’uditorio.

 

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