Tommasi

 

Il nuovo che avanza

 

Tommasi "l'indipendentista"  spera di godere tra gli altri due litiganti 

 

 

Il 29 gennaio si proverà a far partire un nuovo corso nella politica del calcio itaiano. Scaduto il tempo per la presentazione delle candidature, al netto di quella  all'ultimo minuto di Claudio Lotito poi mancata fosse solo una minaccia (conoscendo come il Presidente della Lazio ama spesso fare) e non una reale intenzione i nomi da cui far ripartire la ricostruzione sono ufficialmente tre: Gabriele Gravina, Cosimo Sibilia e Damiano Tommasi.

Si tratta di tre figure che bazzicano nel calcio ormai da tempo e per valutare un attimo quale potrebbe essere la scelta migliore bisogna andare oltre i programmi che i tre candidati hanno presentato ai propri elettori. Programmi che a grandi linee prevedono gli stessi punti: ripristino del Club Italia, una riguardata all'organizzazione del settore giovanile, inserimento delle seconde squadre nelle terze seri e la valorizzazione del calcio femminile. Quello che cambia sostanzialmente è il modus operandi che in questo momento rimane difficile dire quale sia il più corretto dei tre, ma la cosa fondamentale rimarrebbe più che altro l'impegno che la FIGC con a capo il nuovo presidente profonderà nel provare a raggiungere il risultato migliore.

Detto ciò quello che deve far riflettere è se si voglia davvero il "nuovo che avanza" per ripartire dopo "l'apocalisse" post spareggio mondiale. Qualora lo si voglia il nome giuto è quello di Damiano Tommasi. E non perchè sia nuovo nel senso letterale del termine, ma perchè sarebbe nuova la figura. La storia in Italia ci insegna come rarissimamente un ex calciatore faccia parecchia trada in certi ambienti e quanto possa essere mal visto da chi invece ha svolto da sempre ruoli manageriali, anche in ambiti diversi da quello sportivo. Ecco perchè questa diventa l'occasione giusta per testare sul campo come può operare uno che non è nato girando per uffici e asemblee e che può vedere le cose sotto un punto di vista inedito.

Consideriamo anche l'imparzialità di Tommasi a cui va riconosciuto il coraggio di aver deciso di correre da solo non studiando e proponendo allenaze che sfociano alla fine solo in giochi di potere. Gli altri due candidati hanno delle basi su cui contare: Gravina è un fedelissimo di Giancarlo Abete, ex presidente FIGC, una vita in Federazione e nome preferito dai grandi Club di Serie A; mentre Cosimo Sibilia porterebbe in dote i voti della Lega Dilettanti di cui è presidente che vale ben il 34% delle preferenze totali più i consensi portati proprio dal "grande elettore" Claudio Lotito che sostiene la sua candidatura. Sibilia poi è anche senatore di Forza Italia e in piena campagna elettorale per le Politiche di marzo è un dettaglio che potrebe rivelarsi destabilizzante.
L'elezione di Tommasi a presidente della FIGC sarebbe il rinnego definitivo al periodo diastroso di Tavecchio oltre ad un cambio netto di abitudine ma come visto proprio questo suo "indipendentismo" potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio.

 

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