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Berlusconeide capitolo VIII (II)

 

L'arrivo di Ancelotti (seconda parte)

 

Il Milan è tornato in Champions, adesso si può lavorare per costruire una squadra importante, la base c’è già ed è ottima, bisogna solo aggiungere un po’ di qualità e rafforzare la difesa, da sempre baluardo indispensabile per ottenere grandi successi ad alti livelli.
Carlo tutto ciò lo sa bene e con il solito ed immancabile sopraciglio sornione si gode il suo primo Milan, pronto ad inserire le giuste pedine e i giusti cambi tattici ad una squadra che ha tanto materiale grezzo che deve diventare puro.
E’ tuttavia indubbio come quel pomeriggio di Verona abbia rappresentato la pietra miliare del ciclo di Ancelotti, perché nel calcio vi sono partite che danno indicazioni e insegnamenti maggiori rispetto a intere stagioni.

Contro il Verona il Milan sembrava avesse trovato la classica giornata storta, una di quelle giornate in cui tutto gira male, gli avversari segnano con un gol della domenica, la palla non vuole sembrare amica e addirittura nemmeno su rigore riesci a pareggiare l’incontro.
All’improvviso quel giorno qualcosa è scattato nella testa e nel cuore dei giocatori e quell’orgoglio unito a una forza di gruppo che nei mesi si era cementata sempre più, fu decisivo ai fini della vittoria del Bentegodi.
Una vittoria senza la quale del ciclo Ancelotti non ci sarebbe stata traccia.
Una vittoria sottovalutata da molti nell’attribuzione di un determinante peso specifico.
Manchester e Atene sono stati i punti più alti di un grande ciclo, ma l’inizio, il momento chiave che riuscì a creare i presupposti di questo Milan si identifica in maniera piena con la gara di Verona.

I meriti di Ancelotti che si possono ravvisare in questa tribolata stagione sono relativi alla crescita di due giocatori che saranno in futuro due perni del suo Milan: Gattuso e Pirlo.
Il centrocampista calabrese ha trovato con Ancelotti una maturazione tecnica che non aveva ancora trovato.
Non più soltanto giocatore di quantità, ma centrocampista che alla corsa e al sacrificio unisce il carisma, la personalità, il modo di stare in campo da leader, tutte cose che Ancelotti, anch’egli centrocampista da giocatore, ha trasmesso a Gattuso riuscendo a creare con lui negli anni un rapporto cha va al di là di un rettangolo verde, che contempla aspetti di umanità e di stima personale quasi unici nel calcio moderno fatto prevalentemente di rapporti superficiali.
In merito ad Andrea Pirlo invece il suo rapporto con Ancelotti fu più mediato, più da costruire nel tempo, all’inizio forse un po’ freddo.
Col passare dei mesi però Andrea riuscì a farsi apprezzare da Ancelotti che, complice l’infortunio di Rui Costa, piuttosto che rifugiarsi nel 4-4-2, il suo schema in fondo visto che è diventato allenatore grazie a una tesi sugli schemi e i movimenti d’attacco nel 4-4-2, decise di affidargli saggiamente le chiavi del centrocampo.
Due colonne del Milan Gattuso e Pirlo che hanno trovato in Ancelotti un padre calcistico di riferimento, tanto da definirlo entrambi nel corso degli anni l’allenatore più importante nella loro carriera calcistica.

Adesso intanto, il Milan è arrivato ad un trampolino importante che può proiettarlo ad un ciclo radioso e nobile.
La campagna acquisti dell’estate 2002 sarà fondamentale ma, come vedremo, la creatività ed il gusto del gioco di Carlo Ancelotti, saranno gli ingredienti principali di una torta meravigliosa

...alla prossima con "Il Milan dei Meravigliosi"

 

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