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Berlusconeide capitolo V (I)

 

Tabarez e i due ritorni infausti (prima parte)

Dopo il suo ultimo scudetto da allenatore del Milan, Fabio Capello decise di lasciare i rossoneri per cedere alla corte del Real Madrid.
Indubbiamente il fascino della camiseta blanca aveva avuto una certa presa su Don Fabio, il quale però era rimasto abbastanza deluso dall’atteggiamento della società ed in particolare di Galliani, che voleva sottoporgli un rinnovo di contratto ad obiettivi.
Disse poi Capello: “non posso accettare che la mia posizione debba essere legata alla eventualità di vincere lo scudetto o la Coppa Uefa”
Un evidente smacco per l’ego enorme dell’uomo di Pieris che, a buon titolo, riteneva di non dover dimostrar nulla dopo aver vinto 4 scudetti in 5 anni e dopo aver giocato 3 finali di Champions, vincendone una, nello stesso periodo.

Fu così che Capello lasciò il Milan e la scelta del sostituto cadde su Oscar Washington Tabarez, uruguayano, segnalatosi in panchina per avere allenato il Penarol conducendolo alla vittoria della Coppa Libertadores e per aver portato l’Uruguay agli ottavi di finale di Italia ’90 prima di arrivare in Europa nel 1 994.
Dopo una stagione con il Cagliari e un anno di pausa, Tabarez viene così scelto e opzionato dal Milan come successore di Capello, ruolo ambito ma difficilissimo.
E così, nel giorno stesso dell’annuncio di Capello al Real, il Milan rese ufficiale il nome del nuovo allenatore.

Tabarez era politicamente schierato a sinistra, estimatore di Che Guevara, ed una delle sue figlie si chiamava Tania come la famosa spia e guerrigliera marxista. La sua convivenza con Berlusconi non sarà improntata all’amore reciproco.
La scelta di Tabarez fu tutta di Galliani il quale vedeva in lui un gentiluomo capace di applicare alle sue squadre uno stile di gioco molto simile a quella che era la tradizione rossonera con Sacchi e Capello.
El Maestro tuttavia, sulla panchina rossonera avrà vita molto breve.
Si dice che Berlusconi non fosse troppo convinto della scelta del suo AD. “Tabarez, chi è costui? Forse un cantante di Sanremo?“.
Per supportare il nuovo tecnico nell’arduo compito di sostituire Capello il presidente gli consegna comunque sette cartelle dattiloscritte, contenenti un elenco di “valori prestigiosi” ed un decalogo di “principi di base”, il tutto da imparare a memoria;

La campagna acquisti è discutibile. Michael Reiziger ed Edgard Davids arrivano a parametro zero dall’Ajax, arriva poi il 37enne Pietro Vierchowod (fresco campione d’Europa con la Juventus a Roma), l’attaccante francese Christophe Dugarry ed il giovanissimo portiere Angelo Pagotto.
Capello sul punto, prima di andarsene, era stato profetico: “Qualcuno pensa che basta avere la maglia del Milan addosso per vincere. E invece,negli ultimi tre anni non siamo mai stati la squadra più forte del campionato, questo è certo.”
L’estate passa tra tanti dubbi e poche certezze, con una vittoria nel trofeo Berlusconi (1 -0, gol di Eranio), che sembra dare ampio credito al tecnico scelto da Galliani ed una sconfitta pesante ma meritata in finale di Supercoppa italiana contro la Fiorentina, in cui il Milan viene steso da due gol di Batistuta.

Parte il campionato ed iniziano a piovere critiche su Tabarez. Alla prima giornata il Milan vince 4-1 col Verona ma c’è subito chi si lamenta della mancanza di spettacolo. Solo il gol meraviglioso ed epico, con un coast to coast da una parte all’altra del campo, di George Weah, toglie al Milan una forte visibilità sui problemi di gioco della squadra.
Solo tre giorni dopo però i rossoneri, capaci di portarsi in vantaggio per ben due volte, perdono in casa contro il Porto. Sconfitta clamorosa, seguita dal crollo a Marassi 2-1 contro la Doria, con Vierchowod che dà una gomitata a Balleri.
Berlusconi, recatosi a Milanello, sprona i giocatori e mette le cose in chiaro: l’allenatore non si tocca, sono i giocatori che devono dimostrarsi degni di giocare nel Milan.
L’effetto Silvio è immediato e ne seguono tre vittorie, tra campionato e coppa, nonostante dentro e fuori dal campo la vita per Tabarez si faccia ardua.
Filippo Galli, uno degli scontenti, chiede la cessione (ottenendola), le voci sulla possibile partenza di Baggio non si placano perché il Divin Codino non è felice del modo in cui viene gestito e Davids viene addirittura denunciato per aver picchiato tre persone.
Fu così che dopo due sconfitte nel giro di pochi giorni, contro la Roma all’Olimpico (3-0) e in Svezia contro il Goteborg (2-1 ), la crisi è certificata, la fiducia a Tabarez rimane d’ufficio, ma si comincia a parlare di Sacchi, Scala, Van Gaal come alternative.
Tabarez non convince più, non ha presa emotiva sui giocatori, non riesce a ridare stimoli ad un gruppo che si è impigrito ed il suo modo di gestire il gruppo non è ritenuto all’altezza del Milan.
Galliani teme però che ci sia anche un problema motivazionale con troppi giocatori con la pancia piena dopo tanti anni di successi.
Nel frattempo in Champions League arriva una vittoria in casa contro il Goteborg ma in campionato, eccetto una vittoria sul Napoli, il Milan balbetta e resta lontano dalla zona alta della classifica.

Il problema fondamentale è lo spogliatoio.
Boban fece delle dichiarazioni alla stampa croata dicendosi propenso ad un trasferimento per giocare nel ruolo di trequartista al Milan negatogli. Weah invece si lasciò andare davanti alle telecamere e parlò di alcuni compagni che non giocavano per la squadra, aprendo in modo esplicito ad una sua cessione.
Davids, già infortunato alla mano destra, si sfasciò anche la sinistra colpendo, non si sa quanto involontariamente, lo zigomo di Tassotti.
Lo spogliatoio è ormai una polveriera.
Si arriva così all’epilogo, con la partita di Piacenza dove il Milan sta pareggiando 2-2 dopo una grande rimonta e dove al novantesimo minuto Pasquale Luiso con una rovesciata spettacolare manda il Diavolo all’inferno.
Subito dopo la partita Tabarez viene solo formalmente confermato. In realtà il giorno dopo gli viene chiesto, dai vertici societari, di dimettersi e lui, incredibilmente, accetta di “presentare” le dimissioni, che vengono prontamente accettate.

Il prosieguo della stagione sarà utile a capire come le responsabilità di Tabarez non fossero totali ed assolute.
Infatti il Milan, sotto la guida del redivivo Sacchi (nel frattempo dimessosi dalla Nazionale per fare ritorno a Milanello) avrà un rendimento anche peggiore nei risultati rispetto all’uruguayano.
I problemi della stagione 1 996-97 nascevano da uno spogliatoio in subbuglio, da una squadra stanca mentalmente e fisicamente e da alcuni giocatori forse fin troppo convinti di poter vincere per il solo fatto di scendere in campo.
La stagione si chiuderà con un undicesimo posto che, a tutt’oggi, resta il piazzamento peggiore dell’era Berlusconi.

...alla prossima con "Tabarez e i due ritorni infausti" (II)

 

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