Milan

 

Le difficoltà dell'inizio

 

E' un Milan in difficoltà, quello che si è visto in queste settimane. 

 

Ci vuole tempo. Ci vuole tempo per tutto, nella vita di tutti i giorni, come anche nella costruzione di un progetto sportivo vincente. Nessuno ha la bacchetta magica, per cui da un giorno all'altro si possa passare da una situazione di media mediocrità specialmente tecnica che perdurava da qualche anno, a un progetto rivoluzionario (non nelle modalità ma nelle fattezze operative) che avrebbe sin da subito permesso a questa squadra di vincere tutte le partite di questa stagione.

No, perchè non me ne vogliano i tifosi, ma tutto quell'entusiasmo visto quest'estate da parte dei fanatici che inneggiavano a Casa Milan alla minima "ventilazio intestinalis putre" di Fassone ; tutta quella adulazione incondizionata alla nuova dirigenza, ha portato il risultato che alla prima e prevedibile difficoltà di questo inzio di stagione, si ricadesse nell'oblio della polemica sterile, basata solo sulla denigrazione personale di uno o dell'altro membro dello staff o della squadra. Una storia che va avanti da decenni questa in Italia, e da anni anche al Milan; tutti pronti a salire e all'occorrenza scendere dal carro, usando "La Scala" e una radiolina via web che parla in base a come gira il vento del momento. E' un usanza questa, che l'italiano ormai ha acquisito nella sua indole di indomito voltagabbana in base all'occasione; caratteristica principale che ci portiamo dietro da quasi un secolo, e dalla quale non facciamo nulla per liberarci. E così vale anche per una frangia del tifo rossonero, che era a Casa Milan a festeggiare l'arrivo di ogni nuovo giocatore quest'estate con un selfie da mettere su FB (istigata da certi fenomeni social, che pur di riacquisire la credibilità perduta e recuperare un lavoro perso, o solamente per farsi pura pubblicità alle spalle del Milan, aizzavano le folle inneggiando al fottutissimo passato recente e alla bellezza assoluta e non criticabile del nuovo che avanza dall'Estremo Oriente), ma che alla prima sconfitta buona, era ed è lì sui social, a scrivere baggianate sulle competenze di quello o di questo. Ma chi siete, che volete? Dovete fare i tifosi, e il tifoso deve tifare, con la licenza di criticare in maniera costruttiva.

Aperta e chiusa parentesi. Per fortuna c'è tanta gente che segue il Milan da anni in silenzio, e che forse (anzi sicuramente) sarebbe interessata a capire le ragioni di questa difficoltà inziale da parte del Milan di Vincenzo Montella. Chi vi scrive in questo articolo, vuole solo cercare le ragioni che stanno portando queste difficoltà evidenti. Ecco, da dove partite. Bè per prima cosa, l'aspetto da analizzare in primo luogo è il gruppo. Non è retorica quando si parla di conoscenza del gruppo. Questa Rosa è stata quasi rasa al suolo e ricostruita da capo nel giro di due mesi. Qui non si tratta di cambiare due giocatori nella formazione titolare; nella partita contro la Roma, rispetto alla formazione della scorsa stagione, c'erano nove giocatori nuovi; un dato che deve seriamente far riflettere i critici. Le difficoltà potrebbero essere anche spiegate con questo dato: la squadra non si conosce bene, e i meccanismi non sono ancora perfettamente fluidi e collaudati. Ma siccome, come diceva il grande Totò " 'cca  nisciuno è fesso", sarebbe riduttivo parlare di un Milan in crisi solo per questa ragione. E' chiaro anche che, ci sono altri due problemi sostanziali sui quali bisogna fare una riflessione seria e ardita: il primo è la tenuta fisica della squadra, e il secondo è la tenuta mentale.

Partiamo dalla tenuta fisica. Le partite contro Lazio e Sampdoria avevano fatto scattare più di un campanello d'allarme. La squadra, in quelle due trasferte, era stata completamente sovrastata dal punto di vista atletico e fisico dall'avversario di turno. Prestazioni scandalose, che forse hanno portato poi la dirigenza alla decisione di far fuori Emanuele Marra, noto preparatore atletico e fedelissimo di Montella. Senza entrare nelle dinamiche seppur discutibili dell'esonero del preparatore Marra, perchè la squadra ha fornito quelle due sconcertanti prestazioni? Io una risposta, ho cercato di darmela: in un primo momento avevo anche pensato ad una preparazione sbagliata in partenza, ma poi vedendo anche la partita contro la Roma, il problema è tutto nelle caratteristiche di questa squadra: questa è una squadra che è nata per fare possesso palla e dominare il centrocampo. Le qualità di questa Rosa sono venute fuori contro avversari che non hanno imposto un pressing altissimo e asfisiante a tutto campo agli uomini di Montella, ma che hanno aspettato chiusi nella propria metà campo il Milan, in attesa di ripartire in contropiede. In quelle partite si è visto un Milan presente, ordinato e che ha quasi sempre espresso un gioco non esaltante ma efficace, a prescindere dagli uomini in campo. Ecco perchè, mi sembra esagerato parlare di un Milan in difficoltà per colpa del turn over. Il Milan ha perso quelle tre partite per una questione fisica, ma anche per una questione mentale.

E così arriviamo al secondo punto. La partita di domenica sera ha lasciato pochi dubbi su una cosa: la squadra di Montella non è ancora una grande squadra a livello di gruppo, mentre la Roma lo è. E la compagine giallorossa lo è perchè ovviamente ha cambiato poco quest'eatate, ed ha ormai un gruppo collaudato di giocatori chiave che gioca insieme da anni; cosa che il Milan non ha per ragioni ovviamente di tempo. Se andassimo ad analizzare le tre sconfitte in campionato maturate fino ad ora, anche un cieco capirebbe che quella di domenica è una sconfitta molto diversa dalle prime due: nella partita di San Siro, il Milan ha giocato alla pari con la Roma per buoni 70 minuti, rischiando di passare in vantaggio, e fornendo una buona prestazione sotto il punto di vista difensivo e della manovra, mentre nelle trasferte di Genova e Roma, la squadra era completamente assente. oltre che fisicamente, anche mentalmente; intontita da avversari che correvano più del doppio. Dei passi in avanti sono stati fatti, ma questo non basta. Va detto che questa squadra crolla mentalmente al primo goal subito, e non riesce più a recuperare. E' successo in tutte e tre le sconfitte, ed è un dato sul quale Montella dovrà lavorare pesantemente. Non bisogna sottovalutare infatti il peso delle aspettative (eccessive dal mio punto di vista) su questa squadra. Lassciamo lavorare il Mister e i giocatori in santa pace, dando modo di poter costruire qualcosa di solido. Ecco, la soluzione come sempre è il lavoro. Il lavoro permetterà a questo gruppo di conoscersi e amalgamarsi meglio in queste settimane, e permetterà a Montella (che è una persona intelligente) di capire i suoi errori, per porne poi rimedio in allenamento e durante la partita.

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