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La strada per Mirabellandia

 

"Massimo, comprami un attaccante alla... Maldini": pillole su Mirabelli, il nuovo ds del Milan raccontato dalla Promozione alla Serie A

 

Una sola missione: riportare il Milan ai vertici del calcio europeo. Per farlo, Yonghong Li, assieme a Marco Fassone, ha deciso di affidarsi a quel Massimiliano – Massimo, per tutti – Mirabelli diventato ufficialmente ds rossonero il 19 aprile. Dalla Promozione calabrese al Milan in vent’anni: ne ha fatta di strada. Tipo schivo che alla scrivania preferisce di gran lunga vivere di sensazioni maturate attraverso la presenza fissa tra centri sportivi e stadi di tutto il mondo, Mirabelli. “Nato per fare calcio, tanto che già da giocatore ragionava da ds”, afferma chi lo conosce da sempre. Ora la ricostruzione del Milan passerà attraverso le sue mani ma soprattutto dalle sue idee. E noi di GianlucaDiMarzio.com abbiamo raccolto in esclusiva aneddoti e curiosità proprio su Mirabelli da parte di chi ha condiviso con lui le varie tappe della sua escalation culminata in rossonero.

San Calogero ’97/’98: “Il presidente gli chiese un attaccante… alla Maldini!”
La prima creazione di Mirabelli come ds fu il San Calogero ‘97/’98. Neanche a dirlo, fu il primo successo. Un campionato di Promozione stravinto e record su record frantumati: 25 vittorie su 30 partite, 78 punti su 98. Il vice allenatore di allora era Domenico Romano, nella vita insegnante di Storia dell'Arte, che ricorda così quella stagione indimenticabile: “Massimo era una persona squisita, umile e seria: già un professionista per come organizzava ogni dettaglio scrupolosamente. Per noi era quasi una figura paterna, nonostante non avesse nemmeno 35 anni: portava con sé un bagaglio calcistico e culturale illimitato. Avevamo capito di aver davanti qualcuno che ne avrebbe fatta di strada, ci fece cambiare registro. Il suo motto era pronunciare sempre e comunque la parola ‘grande’ o ‘alla grande’. Una volta chiese al presidente che obiettivi avesse per la stagione. ‘Direttore, voglio vincere il campionato’, rispose. ‘Va bene, le costruirò una squadra che vincerà al 100%’. Massimo era al di sopra di tutto senza mai far pesare agli altri i suoi meriti. Anzi, era spesso scherzoso soprattutto col presidente. Capitò che dopo 17 vittorie pareggiammo e il presidente ci rimase male. ‘Massimo, fammi un favore: manda a casa i nostri due attaccanti e compra la coppia d’attacco del Cosenza, puoi spendere fino a 250 milioni’, gli riferì scherzando. Il nostro presidente era un grande appassionato ma non era un intenditore come Mirabelli, anzi… ‘Massimo, comprami anche un attaccante alla… Maldini!’. ‘Presidente, ma Maldini non è un attaccante!’, immaginatevi le risate. Vincemmo la Promozione con 5/6 giornate d’anticipo stabilendo record incredibili: 17 vittorie consecutive e solo 2 gol subiti. Le partite praticamente duravano un tempo. Per quanto mi riguarda poi mi ha formato professionalmente: ‘Mimmo io ti stimo, ti voglio con me’, così mi spinse a prendere il patentino da allenatore. Mi avrebbe voluto anche nelle sue esperienze successive ma non me la sentivo di rinunciare al mio posto di lavoro come insegnante”.

Acri ’99/2000: “Il primo giorno l’auto ci lasciò per strada”
Seconda esperienza, secondo trionfo. Nel ’99/2000 si trasferì all’Acri misurandosi in un campionato superiore come l’Eccellenza. Altroché accusare il salto di categoria: vinse pure quello. Maurizio Perrelli, centrocampista della squadra ed ora allenatore della Silana (San Giovanni in Fiore) in Promozione, racconta entusiasta quell’esperienza: “Mirabelli per me era un consulente, mi aiutava di anno in anno a scegliere dove avrei giocato. Già ai tempi dell’Acri era incredibile: organizzava ogni aspetto nei minimi dettagli permettendo a noi giocatori di pensare solo al campo, cosa tutt’altro che scontata nei dilettanti. Il primo giorno all’Acri ci stavamo recando insieme al campo quando la mia auto ci lasciò a piedi a metà strada. Immaginatevi Mirabelli, preciso com’era. Iniziò a rimproverarmi: ‘Ti sei presentato malissimo’. Qualche anno dopo invece fu lui a rendermi il favore – ride -: sulla sua auto rimanemmo in coda per sei ore sulla A3 mentre ci stavamo dirigendo in campagna! Tuttavia non mi permisi di rimproverarlo – ride di nuovo -. Anche in campo era puntigliosissimo soprattutto per l’aspetto tecnico: ricordo quando mi criticò per un passaggio orizzontale che rischiò di essere intercettato; fuori invece era una persona piacevole e diretta, un amico per me. Ad Acri vincemmo il campionato ma al momento di festeggiare… Mirabelli sparì! Una specie di fantasma: nelle foto dei festeggiamenti non appare mai. Non ci sono prove: chissà, avrà festeggiato da solo”, conclude col sorriso.

Rossanese 2000/2001: “A scuola ci inventavamo sotterfugi per non fare lezione”
In quegli anni Mirabelli divenne il re dell’Eccellenza. Nel 2000/2001 la squadra cambiò ma la sostanza no: si trasferì alla Rossanese dove vinse sia il campionato sia la Coppa Italia. Ce lo racconta così uno degli attaccanti di quella squadra, Michele Napoli, ora vice di Toscano e amicissimo di Mirabelli. Ah, quasi dimenticavamo… sia Napoli che Toscano furono lanciati proprio da Mirabelli, anche come allenatori! “Io e Massimo siamo legati da un’amicizia fraterna, ci conosciamo fin da bambini visto che eravamo vicini di casa e compagni di scuola alle medie. Ovunque andava in Calabria mi ha sempre portato con sé fino a farmi diventare il vice di Toscano al Cosenza. Siamo sempre stati accomunati da una grande passione per il calcio e… per la poca voglia di studiare ai tempi delle medie – ride -: ricordo che a turno, pur di non stare in classe, io e lui facevamo finta di dover organizzare attività come i tornei di educazione fisica così da convincere i professori a lasciarci uscire dall’aula. E invece ce ne stavamo fuori a giocare – ride di nuovo -! Già da giocatore Massimo aveva una visione da direttore: spesso influiva nelle scelte delle varie società in cui giocava per portare calciatori bravi. È una persona di grande spessore, personalità e competente come pochi. Uno che studia i giocatori nei minimi dettagli. Ma soprattutto è capace di costruirsi un rapporto di amicizia con ogni suo giocatore venendo allo stesso tempo sempre rispettato e temuto: conosceva perfettamente sia i momenti in cui elogiare la squadra sia quelli in cui affrontarla e, per così dire, appendere qualcuno al muro’. Senza mai apparire, anzi. Quando si vinceva preferiva concedere la scena ai giocatori, tanto che alle feste dopo le vittorie di campionato spesso non si presentava!”.

Rende 2001-2007: "Per ogni gol di testa pagava 500€ di tasca sua!"
L’esperienza al Rende fu la più duratura e probabilmente la più ricca di soddisfazioni tra i dilettanti, ma anche l’ultima tra di essi per Mirabelli. Prese i biancorossi in Eccellenza nella stagione 2001/02 trascinandola in sei anni fino alla C2, perdendo lo spareggio per la C1. L’attuale vice allenatore del Cosenza, Roberto Occhiuzzi, era un esterno o mezzapunta di quella squadra indimenticabile: “Mirabelli teneva molto a me visto che abbiamo condiviso diverse tappe del suo percorso. Io e lui abbiamo avuto sempre un rapporto schietto. Ero una mezza punta molto estrosa che tuttavia di testa non ne prendeva una. Così Mirabelli un giorno mi disse: ‘Roberto, per ogni gol di testa che fai ti do 500€ di tasca mia’. La domenica successiva segnai proprio di testa buttandomi a pesce: mi venne istintivo anche se avrei potuto colpirla di piede. Al martedì Massimo come promesso mi diede 500€. ‘Si però avresti potuto colpirla anche di piede eh…’, mi riferì borbottando aprendo il portafoglio. Non ci ha mai fatto mancare nulla, eravamo in Serie D ma come organizzazione sembrava davvero di essere in Serie A. ‘Il calciatore non dovrà mai lamentarsi’, ripeteva in continuazione. Puntigliosissimo, poi. Una volta io ed un mio compagno in ritiro per fare un giro poco prima della rifinitura ci presentammo direttamente con la divisa da allenamento e non con quella da passeggio: Mirabelli non ci pensò due volte e appena ci vide ci spedì in camera a cambiarci– ride -! Aveva una mentalità vincente, era sempre il primo ad arrivare al campo anticipando addirittura magazzinieri e massaggiatori. Senza mai essere invadente. Anzi, quando le cose andavano male era sempre il primo a metterci la faccia in tv e coi giornalisti. Era una specie di macchina da guerra per il calcio”.

Fortitudo Cosenza 2007 – 2010: “I presidenti delle altre squadre chiedevano consigli a lui"
Arrivò a Cosenza nel 2007 ed in due stagioni, grazie anche all’intuizione di affidare la panchina a Mimmo Toscano, trascinò la squadra dalla D alla C1. Collaboratore esterno di quel Cosenza ed attuale massofisioterapista della società è Pino Suriano: “Io e Massimo abbiamo trascorso insieme 10 anni d’esperienza. Mirabelli come ds è sempre stato determinante, a tal punto che i presidenti delle squadre concorrenti chiedevano a lui suggerimenti per gli acquisti. Pensate che ai tempi del Cosenza lottavamo per il primato contro la Juventina Gela, testa a testa. Fino a quando a gennaio… comprò Battisti, il capitano della Juventina Gela che all'andata segnò nella scontro diretto vinto da loro 1-0! Fu un grande colpo. E, ironia della sorte, proprio Battisti segnò nello scontro diretto anche al ritorno, ma per noi! Vincemmo 3-0. Inoltre Massimo è una persona allegra e spiritosa anche se diventa molto severo quando c’è di mezzo l’organizzazione: vuole che sia sempre tutto programmato alla perfezione. Personalmente però, soprattutto nei primi anni, mi ha sempre lasciato molta autonomia. A San Calogero svolgevo sia il ruolo di preparatore atletico sia di fisioterapista ma col tempo mi sono specializzato fino a diventare massofisioterapista. ‘Pino mi raccomando, partiamo forte che poi a comprare i giocatori ci penso io!’, l’unica cosa che mi ripeteva in continuazione per quanto riguardava la preparazione atletica dei giocatori”.

Dopo Cosenza, Mirabelli è diventato consulente di mercato alla Ternana nel 2011. Successivamente è stato osservatore dell’Inter tra il 2012 ed il 2013 e, sempre in nerazzurro, capo degli osservatori nel 2014, esperienza intermezzata dalla parentesi al Sunderland tra il 2013 ed il 2014. Il resto ormai lo conoscete: presente e futuro rossonero. Una sfida tanto complicata quanto affascinante per quel Massimiliano Mirabelli partito da lontano ed arrivato al Milan grazie alla forza delle sue idee.

 

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