Lione

 

Le indimenticabili dimenticate: Milan - Lione 3-1

 

Coupet sembrava un colosso insuperabile e l'unica volta che un preciso colpo di testa lo superava ecco pronto un difensore a spazzare sulla linea di porta

 

Il Milan ha costruito gran parte della propria fortuna sulle vittorie in Champions. Riguardo alle grandi cavalcate delle squadre di Rocco, Sacchi, Capello e Ancelotti si ricordano oltre alle finali di successo anche gare memorabili come il 5-0 al Real Madrid del 1989, il 3-0 allo United del 2007, il doppio derby della semifinale del 2003 o l'eroico Cudicini che si staglia contro il più grande Manchester di sempre.

Si dimenticano purtroppo gare entusiasmanti che nelle altre squadrette con zero o pochi trofei europei all'attivo vengono celebrate spesso e volentieri mentre nell'ambiente milanista spesso si dimenticano gare memorabili in stagioni non conclusesi con la coppa più alta alzata al cielo.
Una delle stagioni più emotivamente importanti in Champions riguarda la stagione 2005/06 quando uno dei Milan più forti eliminò squadre come Psv, Bayern Monaco e Lione, il top dei rispettivi campionati olandesi, tedeschi e francesi del tempo.

La gara più emozionante di quell'anno fu senza dubbio il ritorno a San Siro del 4 aprile 2006 contro il Lione dopo lo 0-0 della gara d'andata. Tra i francesi di Houllier militavano mostri sacri del calcio come Abidal, Diarra, Wiltord (sì, colui che ci pareggiò al 90' nella finale dell'Europeo del 2000...), Malouda (l'autore del tuffo nella finale mondiale di pochi mesi dopo che gli varrà il rigore del vantaggio) e il brasiliano Fred che milita ancora incredibilmente titolare nella nazionale brasiliana. Soprattutto però c'era lui, Juninho Pernambucano, il mago delle punizioni che già all'andata aveva fatto tremare Dida più di una volta.

Noi però non eravamo da meno, anzi. Per la seratissima di gala mettevamo davanti a Dida i centrali Nesta e Kaladze con terzini un improbabile, ma utilissimo Stam e soprattutto la scheggia impazzita Serginho che nel turno precedente a San Siro era stato l'incubo del Bayern Monaco. A centrocampo e in attacco avevamo il meglio che al tempo si potesse chiedere: Seedorf-Pirlo-Gattuso con Kakà trequartista dietro Shevchenko e Inzaghi.

Anche Pippo mio era stato il mattatore contro il Bayern e stavolta si prometteva di ripetersi. In quella squadra militava però un portiere insicuro come Dida che rischiava fin dalle prime battute di compromettere l'esito della gara con uno sciagurato liscio su un retropassaggio di Nesta. Fortunatamente i francesi erano tutto fuorchè precisi nella mira e anche pochi minuti dopo Malouda si divorò un gol di non impossibile fattura a porta vuota con Dida scontratosi contro Fred. Sembravamo capitolare da un momento all'altro con il nostro portiere brasiliano che respingeva sì goffamente alcune azioni, ma al 25' Kakà prima perse un pallone nella metà campo lionese per poi riconquistarlo pochi istanti dopo, servire un liberissimo Seedorf che scrutò Inzaghi solo in area e lo servì con uno di quei cioccolatini al bacio che facevano impazzire Pellegatti.

Pippo non è mai stato uno da "ci riprovo" o "la prossima volta non fallisco": colpo di testa a incrociare, Coupet immobile e borda dentro! Cris e Abidal, due difensori più forti dell'intera Champions, restano lì a guardare impassibili mentre il 33enne attaccante è già impazzito. L'euforia dura soltanto sei minuti perchè alla prima punizione dalla trequarti che il Lione va a battere, la sfrutta nel migliore dei modi: palla a centro area, Dida scivola e frana sulle punte francesi permettendo a Diarra di piazzarla in porta facile facile da due passi di testa.

San Siro è gelato. L'1-1 promuoverebbe attualmente i bianchi transalpini che pochi minuti dopo costringono Dida agli straordinari con un tiro cross del solito Juninho e sul calcio d'angolo seguente è Fred a colpire il palo con un preciso colpo di testa che il nostro portiere osserva senza poter fare niente.

La prima frazione termina quindi sul binario di questa preoccupante parità che prevale anche nella ripresa. Houllier non muove nessuna pedina fino al 71' quando cambia la torre offensiva: fuori Fred e dentro l'ex romanista Carew. Il Milan, che già aveva dovuto fare a meno dopo nemmeno 25' minuti di Stam in favore di Costacurta, nello stesso momento dell'entrata di Carew toglieva uno spento Pirlo per Ambrosini. A chi chiedeva un ingresso di un'altra punta (quel Gilardino tanto in forma nella prima parte di campionato) Ancelotti farà orecchi da mercante perchè poco prima dell'assalto finale il buon Carletto toglierà addirittura Gattuso per Maldini.

C'era da stropicciarsi gli occhi quella sera a San Siro osservando quei continui assalti rossoneri inframezzati da qualche goffo intervento di Dida che ogni tanto concedeva corner in qua e la. Costacurta cercava di spronare la squadra e sull'altra corsia Serginho cercava di affondare il più possibile, finendo solamente per cadere in area al momento del passaggio giusto dopo una serpentina ubriacante.

Coupet sembrava un colosso insuperabile e l'unica volta che un preciso colpo di testa lo superava ecco pronto un difensore a spazzare sulla linea di porta. Reveillere rilevava lo stanchissimo Gouvou andando a rimpolpare il reparto difensivo che provava di compattarsi per l'assalto finale. 
Nessuno di questi però sembrava avere caratteri seri fino al minuto 88 quando Kaladze dalla difesa rilanciava uno spiovente a centro area dove, come nella storica semifinale con l'Ajax, il primo a spizzare il pallone risulta essere Ambrosini che, marcato da tre uomini, permette a Sheva di involarsi defilato, ma solissimo.

L'ucraino da spietato finalizzatore com'era non se lo fa ripetere due volte e scaglia in porta un pallone che solitamente nove volte su dieci entra in porta. Quella sera però niente girava a dovere e infatti la sfera preferisce colpire il palo alla destra di Coupet, ballonzolare tutta lungo la linea di porta e colpire l'altro palo. E' una maledizione? Anche stavolta non la buttiamo dentro perchè arriva quel portiere fenomeno e ce la prende?

Fortunatamente non abbiamo tempo per pensare a tutte queste cose perchè in squadra abbiamo il gol in persona, il rabdomante del gol, quel Pippo Inzaghi che si fionda con tutta la cattiveria degli ottantamila di San Siro sulla palla e anticipando Kakà la butta dentro. Chi abitava vicino a San Siro ammise che verso le undici di quella sera d'inizio aprile sentì ribollire la terra come se qualcosa dal di sotto dovesse uscire prepotentemente. Non c'erano i mostri, nemmeno gli zombie, bensì era un gol d'Inzaghi, uno che solamente una volta in tutte le reti europee con il Milan ha segnato senza vedere la sua squadra vincere. Sembra poco?

Ormai manca pochissimo alla fine e dobbiamo stringere qualcosa in più dei denti. "Milan milan" si alza dalla curva mentre il tempo scorre sempre più velocemente perchè i francesi ormai non ci capiscono più niente. La prima testimonianza è emblematica: cinque minuti dopo la rete di Pippo ecco un azzardato retropassaggio di uno dei pochi giocatori non di colore del Lione sul quale si fionda Shevchenko che aggira Coupet e mette in posta la rete del 3-1. 
Ormai la festa è completa. Kalac solleva Ancelotti convinto ormai come tutti di essere per l'ennesima volta nelle ultime quattro stagioni in semifinale di Champions.

La partita in pratica finisce qui. Un'altra notte di Champions è stata inserita nella storia grazie a quel bambino che da più di trent'anni rincorre il pallone e che si chiama Filippo Inzaghi.
Dalla Spagna intanto ci giungono altrettante buone notizie perchè la seconda squadra di Milano, dopo la vittoria per 2-1 in casa nel turno d'andata, è incappata in un rovinoso 0-1 in favore del sottomarino giallo per mano di tale Arruabarrena che non è rimasto nell'immaginario dei tifosi milanisti come Boli per i nerazzurri perchè già un anno dopo sarà sopraffatto da personaggi come Villa e Navarro del Valencia.

Ah, l'Inter...

 

banner orizz pubb mdtube

Su questo sito usiamo i cookies, anche di terze parti. Navigandolo accetti.