Ducati

 

Ducati, Dovi e Lorenzo

 

L'addio di Lorenzo, che si accaserà alla Honda, ha liberato il Martillo in lui; Dovi, invece, non ne azzecca più una. Confusione in Ducati.

 

Lorenzo che vince è la cosa più normale che dovrebbe accadere. Vederlo guidare, quando è a posto, è l’ottava meraviglia della natura e la Ducati, nelle sue mani, è la più bella che abbia mai visto nel dopo-Stoner. Mi piace lo stile, la sua leggerezza in sella, le traiettorie che si appuntiscono in uscita di curva e la progressione millimetrica e costante con cui derapa in staccata, oltre a quella precisione inimitabile nel martellare i tempi sul giro. Non me ne voglia Dovizioso, il mio giudizio è puramente estetico e personale, in disaccordo con l’italianità. I numeri, invece, quelli no, non si discutono: Jorge ha ottenuto il primo successo con la Ducati dopo 24 gare, contro le 71 di Andrea. Eppure non è bastato a salvare la coppia che fra 12 gare si separerà. Ducati aveva visto bene, JL99 poteva essere l’”uomo giusto”… Il problema principale è la tempistica legata al mercato piloti: è assurdo che a inizio stagione si definiscano le nuove formazioni. Una volta la trattativa si concludeva in estate, qualche volta a settembre, quando la classifica del campionato parlava chiaro. Il rapporto fra Ducati e Lorenzo è stato interrotto, si può dire, alla conclusione del primo anno rispetto ai due di unione; una follia, ma questo è il nuovo andazzo dei contratti.

Nel 2019 ci rimetteranno entrambi. Fino a ieri la D16 era una moto che appiattiva i valori dei piloti, oggi è più sensibile e nelle mani di chi possiede quel qualcosa in più, è capace di fare la differenza. Ad alzare l’asticella, per vincere un domani, credo dovrà pensarci più Dall’Igna dei piloti. E’ difficile, certo, ma per Lorenzo sarà anche peggio andando in Honda. Oggi è avviato a diventare titolare delle “chiavi di casa” di Borgo Panigale, sta succedendo ciò che Ducati si aspettava mesi fa. Dal prossimo anno sarà invece ospite nella “casa di Marquez”: è il riferimento, il più giovane e forte con il quinto, probabile, titolo della MotoGP ad appesantirne il ruolo nel box. Hanno stili di guida diversi e il cambiamento tecnico non sarà facile da metabolizzare al primo colpo. E poi sono convinto che Marquez si batte a patto di non guidare la sua stessa moto. Quest’anno Jorge ci è già riuscito al Mugello e a Barcellona, due piste dove lo scorso anno fu il Dovi a salire sul gradino più alto del podio. Oggi Andrea sembra come stordito da un pugno di Tyson. Dovrà tornare in piedi e riparametrarsi su sé stesso più che sul suo compagno. Perché, quando va così, Lorenzo ti rovina fino a farti crollare mentalmente e finisce che perdi il davanti anche se hai la fama di uno che non sbaglia mai.

 

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