Kessie-Sanches

 

Differenze

 

Kessie-Sanches, cosa perde e cosa guadagna il Milan: l'analisi

 

Dopo cinque stagioni con addosso la maglia del Milan, con uno Scudetto cucito sul petto per salutarsi al meglio, Franck Kessie lascia il mondo rossonero: l'ivoriano sarà un calciatore del Barcellona, che lo ha tentato con un ricco contratto e una lauta commissione al suo agente Atangana. Sicuramente l'amaro in bocca rimane per come sono andate le cose, soprattutto alla luce delle dichiarazioni del (ormai ex) Presidente della scorsa estate: il calcio però avanza, corre, e la vita va avanti. Sono stati 5 anni andati in crescendo, con Franck che è definitivamente esploso grazie a mister Pioli, salvo subire una leggera involuzione durante questa stagione: il finale è stato comunque molto positivo, e le prestazioni importanti dell'ex Atalanta sono state determinanti in chiave Scudetto.

Così come per Donnarumma lo scorso anno, ma lì l'addio è stato vissuto in modo anche più turbolento, il Milan lavora da tempo al "sostituto" del forte centrocampista. Le virgolette sono necessarie, visto che nonostante possano giocare nelle stesse posizioni i due sono giocatori molto diversi tra loro: Renato Sanches del Lille.

Kessie, abilissimo in fase di copertura e di recupero del pallone, con un'ottima propensione al sacrificio e una buona lettura delle varie situazioni difensive, paga pegno quando si parla di costruzione, di uscita palla al piede, di transizione veloce e qualità nell'ultimo passaggio. 

Tutto il contrario di Renato Sanches, che nonostante sia cresciuto davvero tanto nelle varie letture di gioco, con e senza possesso, in questi anni francesi al Lille, sotto questo aspetto rimane un giocatore nella media, se non sotto. Dove spicca, e lo fa splendidamente, è dove invece pecca Kessie. Se l'ivoriano è un giocatore possente, con una forza fisica difficile da trovare altrove, il portoghese incanala tutta la sua potenza nella progressione e nella verticalità del suo gioco palla al piede: un giocatore elettrico, di quelli che saltano subito all'occhio. Basti pensare all'incontro ravvicinato che il Milan ha avuto con l'ex Bayern Monaco a San Siro, nel match contro il Lille, perso per 3-0 nei gironi di Europa League. Quella di Sanches fu una prestazione da vero e proprio top player, uno di quelli che ci mette poco a far innamorare una tifoseria intera. Da allora il suo gioco si è sviluppato ed è addirittura migliorato, arrivando ad eccellere nel dribbling e nella capacità di creare occasioni. Guardando a dati e statistiche sembra quasi che ci si trovi davanti ad un numero 10 puro e classico, ma con la fisicità e l'esplosività di un box to box. Un profilo quindi molto di verso da Kessie, ma incredibilmente valido come valore assoluto.

Nei giorni scorsi, Tiago Estêvão, Scouting/Recruitment Analyst di AC Milan, parlando al podcast "A podcast about tactics" è intervenuto su un argomento che torna utile in questo confronto. Il discorso è quello fra ruolo, compiti e disponibilità del giocatore: "Ultimamente c'è una forte crescita dell'altro tipo di allenatori, quelli che sperimentano e si adattano, ed è qui che entra in gioco la versatilità dei giocatori. E non parlo solo di abilità di giocare in più posizioni, anzi credo che il concetto di posizione sotto certi aspetti sia un po' sopravvalutato, parlo di abilità di giocare in diversi sistemi e di svolgere diversi compiti, questa è la cosa davvero importante".

Secondo Estevao è importantissimo anche lo staff a disposizione e il metodo di lavoro, oltre che alla predisposizione del giocatore stesso: "Penso che devi cercare di capire quali caratteristiche un giocatore ha come innate/ereditate e quali invece può sviluppare e acquisire, grossa parte del lavoro di uno scout è questo. In generale, quello che devi guardare quando è in possesso di palla, a parte ovviamente le abilità tecniche, è soprattutto il decision-making. Questa è una caratteristica che può essere sviluppata, se il giocatore si abitua sempre più ad essere in situazioni difficili".

Il Recruitment Analyst rossonero infine fa un esempio molto calzante sulla situazione Kessie-Sanches per quanto riguarda la fase difensiva: "Devi anche conoscere bene l'allenatore e il suo staff, questo può influire molto sulla percentuale di miglioramento che può avere un determinato giocatore. Se ad esempio hai un allenatore molto bravo a migliorare la fase difensiva dei giocatori, puoi puntare su un terzino che è offensivamente pazzesco anche se non è granché difensivamente, perché sai che verrà fatto migliorare. Questo concetto è valido non solo con l'allenatore e il suo staff, ma anche con giocatori molto esperti in determinati ruoli della squadra, soprattutto centravanti e difensore centrale. Se dai ad un attaccante giovane 6 mesi di allenamenti con un attaccante esperto con le stesse caratteristiche, lo aiuterà tantissimo coi movimenti in area, le corse senza palla, ecc. Stessa cosa per i centrali difensivi".

Il caso preso in esempio è quello di un eventuale terzino particolarmente offensivo, ma il paragone può calzare a pennello anche con un centrocampista (ovviamente con le dovute differenze).

Infine un discorso molto sviluppato anche sulla fase di pressing: "Parliamo di tecnica vs fisico, io in realtà non penso che poca tecnica di base sia un compromesso per l'abilità di un giocatore nel pressing. E' pieno di giocatori tecnici che sono molto bravi e molto intelligenti nel pressing. 
Puoi trovare 3 tipi di giocatori tecnici:
- Quelli che sono molto bravi a pressare;
- Quelli che hanno il fisico e l'atletismo adatti a poter pressare ma che non lo fanno. In particolare, e questo si vede sia dai dati che ad occhio nudo, quando parli di giocatori che hanno un pressing output medio o poco sotto la media ma sono giocatori molto atletici/fisici che giocano in un contesto dove non si pressa, puoi essere abbastanza fiducioso che se li metti in un contesto in cui si pressa allora miglioreranno il loro pressing output e saranno molto sopra la media;
- Quelli che hanno un pressing output talmente basso che semplicemente fa parte di loro, non riuscirai a trasformarli in giocatori che pressano, il caso migliore è riuscirli a portare con un pressing-output nella media. 
Ovviamente con quest'ultimi devi stare molto attento, e in generale dipende dal contesto in cui operi. Se hai un sistema in cui il pressing non ha molto valore allora va bene prendere uno del genere. Se invece sei in un contesto in cui il pressing ha molto valore, allora devi iniziare a considerare se accettare il compromesso nel caso in cui hai bisogno di quello che ti dà in fase di possesso. E noi abbiamo dei giocatori del genere, quindi è assolutamente un compromesso possibile, non è un qualcosa che ti impedisce completamente di firmare qualcuno ma è sicuramente una parte importante da considerare
".

Con un giocatore così dinamico e sempre attivo come Renato Sanches non sarà di certo difficile, almeno idealmente, per il mister ed il suo staff "educarlo" a specifici compiti. Che sicuramente saranno diversi da quelli di Kessie, ma conoscendo la grande abilità di Pioli in queste situazioni l'idea che possano essere altrettanto efficaci, se non di più, non è un qualcosa di improbabile.

L'unica nota dolente purtroppo riguarda la tenuta fisica. Kessie è stato un giocatore dall'incredibile affidamento sotto questo punto di vista, tutto il contrario del centrocampista del Lille: Renato Sanches nelle ultime due stagioni ha saltato per problemi fisici, muscolari e non, 13 e 14 partite in totale. Per fare un esempio: nonostante l'infortunio estivo e il mese fuori per la Coppa d'Africa, contando tutte le competizioni Kessie ha raggiunto le 39 presenze nell'ultima annata, contro le 32 del portoghese.

Se da una parte il Milan è in procinto di prendere un profilo che sul campo rientra tranquillamente fra i top europei, la discriminante tra colpo clamoroso o "normale" la faranno proprio gli infortuni e la continuità del portoghese.
La dirigenza ha evidentemente fatto le sue valutazioni, sarà solo il tempo a dare un responso.
La speranza ovviamente è quella che Sanches possa finalmente trovare serenità da questo punto di vista e diventare in pianta stabile quello straordinario calciatore che in questi anni è riuscito ad essere solo a tratti.

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