milan berlusconi

 

Il mio Milan, il nostro Milan

 

Personale ricordo del Presidente ad una settimana dalla sua scomparsa

 

Gli ultimi giorni non sono stati facili perché al Max di oggi, con 41 primavere sulle spalle, è passata davanti tutta la propria esistenza fin dall'infanzia. I baffi di Pietro Paolo, le treccine di Ruud, la forza di Maldini, il mito di Van Basten, la maglia di Baresi, la passione incompresa da molti per Zorro Boban, le pagine dei quaderni della scuola in cui veniva aggiornato il "pallottoliere" (i gol di Sheva), Carletto Ancelotti e i Meravigliosi, la grinta di Gattuso, l'amore senza confini per Kakà, il totem Ibrahimovic. Per ognuna di questa cose, sullo sfondo, c'era sempre lui, il Presidente Silvio Berlusconi. Mercoledì scorso sono stato uno dei pochi milanisti che non ha visto lo speciale su di lui sugli schermi di Italia Uno.

 

Non l'ho fatto per due ragioni: in primis perché, senza falsa modestia, posso dire che ricordo tutto della nostra storia. In secondo luogo perché il magone che già avevo per la scomparsa del Presidente sarebbe soltanto aumentato. Non sono mai stato fra coloro che scagliavano insulti a Berlusconi negli ultimi anni della sua presidenza. E non perché mi mancasse spirito critico bensì perché esiste un confine preciso che separa la civiltà dall'inciviltà. Quel confine si chiama dileggio. Inoltre avevo già capito che eravamo alla fine dell'impero. E la storia insegna che nessun impero finisce in gloria. Gli anni finali del Milan berlusconiano li ho accolti come qualcosa di inevitabile. Quando iniziano a circolare voci sulla vendita di un club, vuole dire che il club è realmente sul mercato. E se sei in vendita non programmi. Gestisci. Il giorno in cui il Milan ha cambiato proprietà l'ho vissuto come un qualcosa di inevitabile. Ma dentro sapevo che nulla sarebbe più stato come prima.

 

Quel Milan, il Milan di Silvio Berlusconi, è irripetibile. Per mille motivi. Era il mio Milan, era il nostro Milan. Lo tengo custodito nell'anima con una gelosia quasi morbosa perché mi ha regalato picchi di gioia da togliere il fiato. Mi ha insegnato ad amare i colori rossoneri soprattutto nei momenti di tempesta. Ricordo che indossai la maglia del Milan il giorno dopo la finale maledetta di Istanbul. La gente faceva battute ma io ero orgoglioso. Quel Milan, il Milan di Silvio Berlusconi, il nostro Milan, mi ha insegnato che esiste dignità anche nella sconfitta, che si può essere orgogliosi se si è dato tutto, ma non è arrivato il risultato. Oggi che, da pochi giorni, il Presidente non è più fra noi, mi sento molto strano, come se dentro di me si fosse rotto qualcosa nelle corde dei sentimenti. Mi sono convinto che la prossima volta che il Milan vincerà qualcosa sarà speciale perché tanti milanisti la dedicheranno alla sua memoria. Soprattutto tanti che come me hanno avuto la fortuna di vivere tutto il suo impero e di amare ogni cosa di quel Milan: vittorie, sconfitte, momenti lieti, difficoltà. Non torneremo mai più quel Milan ma abbiamo il dovere di dare senso alla memoria di quel Milan amando profondamente questi colori. Riposa in pace Presidente. Le tue idee e le tue creature ti sopravvivono.

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