pioli

 

Ciao Presidente, grazie per tutto ciò che mi hai insegnato

 

Personale omaggio al Presidente Silvio Berlusconi

 

Adesso che sei passato in un'altra dimensione ci tengo a scrivere queste poche righe nelle quali non ho alcuna intenzione di celebrare la vastissima galleria dei tuoi trionfi e tutti i trofei che hai vinto con il nostro Milan, rendendolo la squadra più gloriosa al mondo insieme al Real Madrid. Lascio il compito a tanta gente che è molto più titolata di me. Vorrei solo ringraziarti, caro Presidente, per tutto quello che tu sei stato nella mia vita. Sei stato uno dei maestri più grandi che io abbia potuto ascoltare, perché non salivi su nessuna cattedra, ma davi lezioni con esempi straordinari e con frasi significative. Tanto di ciò che ho amato lo devo a te. Ho assistito personalmente a gesti tuoi di generosità vera ed assoluta senza che gli stessi ti servissero per ottenere pubblicità o vantaggio. Era semplicemente il tuo modo di essere, un connotato speciale dell'anima. Essere generosi con il sorriso sempre aperto e con il cuore sgombro dal chiedere qualcosa in cambio, è un'arte che mi hai insegnato tu. Il secondo grande insegnamento che ho appreso da te è l'inutilità dell'odio. Ti ho visto subirne di tutti i colori in questi anni.

 

 

Processi ingiusti, avversari politici che ti hanno trasformato in un mostro, tifosi ingrati che ti hanno trattato come non meritavi. Da parte tua non ho mai sentito una singola parola di disprezzo per alcuno. Nemmeno per il più infervorato dei tuoi oppositori. Al massimo hai finto di pulire la sedia di Travaglio, per rispondere con scherno a chi aveva impostato la propria esistenza sull'odio contro la tua persona. Ti ho visto combattere l'ideologia più terribile della storia dell'umanità, il comunismo, senza mai cadere nella tentazione di insultare, offendere, dileggiare, chi in quelle idee credeva. Ci si può battere come leoni nella vita, ma non è necessario odiare. Questo me lo hai insegnato e mi è rimasto impresso nella mente. Ricordo ancora una tua frase alla squadra dopo una grande nostra vittoria: "rispettate gli avversari che in questo momento stanno soffrendo". Eccolo l'altro tuo insegnamento: si vince per sé stessi, per i propri colori, per la gioia della propria gente.Non si vince mai contro qualcuno, per esibire le proprie vittorie a chi, magari, è stato soltanto meno fortunato. Chiunque volesse provarci, non troverà mai negli annali della cronaca una singola parola contro la Juventus, l'Inter, la Roma, il Napoli o qualsiasi altra nostra avversaria. Per te vincere non era un'ossessione. Era un obiettivo. E per arrivarci avevi tracciato la strada di giocare bene, di avere sempre un atteggiamento offensivo.

 

Ti ho visto essere critico con la squadra dopo una vittoria non meritata perché bisogna sempre puntare a migliorare; ti ho visto proteggere la squadra dopo la sconfitta di Istanbul quando tutto il mondo ci derideva, senza comprendere che il calcio è un mistero che sfugge alle regole della logica. Hai amato l'Italia più di quanto questo paese abbia amato te. Eppure nonostante questo, mai ti ho sentito rinnegare il paese che hai sempre amato visceralmente. Eri un vero italiano, con i tuoi pregi e i tuoi difetti. Ricordo ancora con il sorriso quando dicesti che ti occupavi di tante cose profane ma che il Milan era sacro. O quando nel giorno del centenario del club, il 16 dicembre 1999, spiegasti con metafore celestiali cosa fosse il calcio ed il Milan per tutti noi. Non riesco a pensare che tu non sia più fra noi. Questo pezzo l'ho scritto tutto d'un fiato, senza nemmeno rileggere tutti i pensieri. Qualche frase forse sarà stata scorretta forse, ma è tutto vero ed autentico. Riposa in pace Presidente. Il giorno in cui inaugureremo lo stadio rossonero sarai con tutti noi perché quello stadio non potrà che portare il tuo nome.

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