nazionale danese

 

La grande lezione della nazionale danese

 

Il senso dello sport nel momento più drammatico

 

Sabato pomeriggio il mondo del pallone si è fermato, attonito, e si è stretto attorno a Cristian Eriksen, centrocampista dell'Inter che, poco prima della fine del primo tempo di Danimarca Finlandia, si è accasciato a terra con gli occhi sbarrati.
Sono stati veri e propri attimi di terrore, in cui tutti gli appassionati di calcio del globo si sono fermati dinanzi alle terribili immagini trasmesse dalla televisione, costernati da una scena a cui mai nessuno avrebbe voluto assistere.

Perché la grande magia del calcio è proprio questa: non conta la società di appartenenza di un giocatore, in quanto gli appassionati di questo sport vivono gli stessi come pezzi della grande famiglia pallonara.
In quei tremendi 15-20 minuti che sembravano non trascorrere mai, o forse sembravano trascorrere troppo velocemente, l'ansia, il panico, il senso di impotenza e l'apprensione costante erano sensazioni inevitabili in tutti gli sportivi.

In tanti hanno palpitato dinanzi alla televisione nella speranza che arrivasse un segnale che Eriksen avesse ripreso i sensi; qualcuno si è persino rifugiato nella preghiera e qualcun altro si è chiuso nel silenzio.
Sono stati attimi molto difficile da vivere e per questa ragione non si può non evidenziare come il comportamento dei compagni di squadra di Eriksen, sia stato un vero e proprio messaggio di solidarietà lanciato a tutti.

Come milanisti siamo orgogliosi di essere rappresentati in questo Europeo da un giocatore come Simon Kjaer, un vero capitano, un amico, un uomo con la U maiuscola che, in attimi infernali, ha fatto ciò che andava fatto.Kjaer infatti ha immediatamente tirato la lingua di Eriksen capendo subito quanto fosse importante questo gesto per non permettere al suo amico di venire soffocato dall'attacco cardiaco che lo aveva colpito.

Poi, ha invitato i suoi compagni, che fedelmente lo hanno seguito, a proteggere la privacy di Eriksen, chiudendosi a cerchio intorno a lui e non consentendo alle telecamere ed al pubblico di vedere un uomo che stava lottando per la vita.
Infine si è diretto insieme a Schmeichel dalla moglie di Eriksen per abbracciarla e per rassicurarla perché la donna, in quel particolare momento, era in lacrime e faceva fatica a trovare un senso in ciò che stava accadendo.

Tutta la squadra danese ha seguito gli ordini del suo capitano: il comportamento dei giocatori andrebbe fatto vedere in tutte le scuole, anche nelle scuole calcio, per fare capire il senso vero dello sport.
Perché lo sport è prima di tutto solidarietà e vicinanza al compagno anche nei momenti più difficili: momenti nei quali, anche comprensibilmente, in tanti avrebbero potuto perdere la testa. Loro invece hanno saputo rimanere lucidi e concentrati.
In un momento tragico quindi, abbiamo avuto il grande privilegio di assistere ad una lezione di sportività che non ha avuto bisogno di parole perché è stata possibile grazie agli occhi e ai gesti degli splendidi ragazzi danesi. Onore a loro!

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