sanches kessie

 

Sanches non è Kessiè

 

 Accumunati erroneamente, l'ivoriano ed il portoghese hanno caratteristiche diametralmente diverse. Meno tackle, fisicità e interdizione, ma più dribbling, visione di gioco e duttilità

 

 E' notizia di ieri che il Milan ha stretto per Renato Sanches, che con ogni probabilità arriverà in rossonero già questo mese di giugno dal Lille per una cifra vicina ai 20 milioni di euro. 

Un amore, quello tra il portoghese e la dirigenza milanista, nato dopo il Milan-Lille 0-3 di Europa League di due anni fa, quando il centrocampista ex Bayern giganteggiò a San Siro mostrando il meglio del suo repertorio. 

Il facile accostamento "esce Kessiè, entra Sanches" è però troppo semplicistico e fuorviante. Difatti i due calciatori hanno caratteristiche molto differenti, seppur possono occupare la medesima zona di campo. 

 

Il classe '98 è un giocatore da sempre controverso che nella sua breve (ma non più brevissima) carriera ha mostrato grandissime giocate, ma si è anche reso protagonista di flop clamorosi. Dopo gli esordi con il Benfica è il Bayern Monaco di Ancelotti ad accaparrarselo per ben 35 milioni, quando Renato ha appena 17 anni.

La scintilla con Ancelotti non scatta e l'anno successivo arriva il prestito allo Swansea, ma l'esperienza è perfino più tragica. In Premier League gioca solo 12 partite e viene ricordato praticamente solo per un tragicomico episodio: contro il Chelsea in Carabao Cap il portoghese passa la palla ai cartelloni pubblicitari scambiandoli per un compagno.

Niente da fare anche con Kovac l'anno seguente al Bayern. In estate è il Lille a scommettere su di lui e in Francia trova finalmente la fiducia di cui aveva tanto bisogno. A pochi giorni dal suo arrivo, il tecnico Christophe Galtier lo esalta, definendolo "un giocatore da alti livelli, uno che può giocare in Champions League". Nel 4-4-2 dei francesi, giocando da interno, si esalta e assieme a Maignan vince una Ligue1 incredibile.

 

A livello di caratteristiche partiamo dalle differenze con Kessiè. Sanches sin dagli esordi è sembrato quasi privo di alcuni fondamentali come il tackle in scivolata o il colpo di testa. Ancora oggi nel Lille è ultimo o quasi nella rosa per questi aspetti.

Un'altra differenza è l'amore per il possesso della palla. Sanches ne è portato e spesso ne abusa. Capita spesso che Sanches si faccia infatti attrarre dalla palla, che mantenga poco la posizione e permetta agli avversari di approfittare dello spazio che nel frattempo si è creato alle sue spalle.

Qui, però, si chiudono i difetti del portoghese e si aprono gli immensi pregi.

Innanzitutto ha visione e tempi di gioco come pochi altri. Nel Lille quando la squadra attacca è sempre lui a occuparsi di ricevere la palla dai difensori per trasmetterla in avanti. Di fatto gioca da unico centrocampista arretrato e ha spazi e libertà per decidere come far continuare l’azione. Non fa solo ciò che gli riesce meglio, dribblare e avanzare palla al piede, ma alterna passaggi corti e lunghi, orizzontali e verticali, e si muove di continuo da un lato all’altro dal campo per farsi dare la palla e incidere sulla manovra. 

Se usato in cabina di regia, come presumibile che sarà, il compagno di turno, probabilmente Tonali, dovrà supplire con fisicità e interdizione alle mancanze del compagno. Mancanze sul quale certamente Pioli lavorerà sin dai primissimi giorni di ritiro estivo. Come avveniva con l'ivoriano, in caso di necessità, Sanches potrebbe addirittura essere schierato sulla trequarti, tanto a destra quanto al centro.

 

Di tutti i giocatori che ha allenato, ha detto Galtier in un’intervista a France Football, soltanto uno lo ha colpito allo stesso modo di Sanches, pur con le ovvie differenze tra le loro caratteristiche. Un altro centrocampista, ancora più intenso di Sanches, eccezionale dal punto di vista fisico anche se con qualità diverse, ma meno tecnico con la palla: Blaise Matuidi.

Galtier ha anche rivelato un lato di Sanches un po’ in contrasto con il suo stile di gioco, pieno di energia, libero e a volte disordinato: «Renato legge molto bene il gioco, analizza molto le sue prestazioni e in più guarda molto calcio, e sa come mantenere una posizione più difensiva». Sanches è insomma più riflessivo di quanto lascia intravedere quando gioca, ma anche secondo Galtier non è sempre lucido nelle scelte: «Può scegliere meglio le zone in cui dribblare e quelle in cui giocare sicuro, anche se è importante non fargli perdere il suo coraggio. In alcune partite, quando è in difficoltà, tende a fare le cose da solo e perde un po’ di lucidità».

 

Il Milan prende quindi un giocatore diverso rispetto a Kessiè. Lo sostituirà nella rosa, ma non nelle dinamiche della squadra. La fisicità e l'interdizione che dava l'ivoriano Pioli le chiederà a Tonali, a Pobega, di ritorno dal Torino, ed a Krunic, chiamato ad una stagione di ancor maggior maturazione dal punto di vista tecnico, tattico e mentale. Nelle gare più chiuse Pioli potrebbe optare di giocare col doppio play tecnico, Benaccer e Sanches, in gare più complicate potrebbe avanzarlo a trequarti scegliendo di giocare di fatto con tre centrocampisti. 

In tutto questo ci sarà da analizzare anche la variabile Adli, ancora non bene a fuoco per ruolo e potenzialità.

Un centrocampo tutto da scoprire e costruire, per un Milan che cambia pelle. Ma una certezza, quella si. Sanches non è Kessie. E' diverso. Ma è un grandissimo giocatore e potenzialmente un altro colpo enorme del club rossonero.  

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