milan 1988

 

Gli scudetti più belli

 

Quello di quest'anno è certamente sul podio ma non al primo posto. Altri tempi, altro calcio, ma sempre Milan

 

Quando a maggio abbiamo vinto il titolo, molti tifosi, commentatori, youtuber rossoneri, hanno definito questo scudetto 'il più bello'.

Personalmente, di scudetti vinti, ne ho visti un bel po' (11, per la precisione) e questo del 2021/22 è sicuramente tra i più sentiti, i più combattuti ma, nella mia classifica, non è 'il più bello'.

Lo scudetto che preferisco e che non dimenticherò mai e poi mai è quello del 1987/88.

Avevo vissuto le due retrocessioni con estrema amarezza, delusione, tristezza, dolore; e ho dovuto affrontarle nel periodo scolastico...

Quando si è giovani, si è anche particolarmente spietati e allora non esisteva il buonismo straccio, umiliante, ferente, insultante, nauseante, ammorbante di oggi, no, decisamente no.

Alle prese per il culo, anche pesanti, avevi due modi di reagire: o facevi a botte o incassavi e covavi vendetta.

E, questa, nel calcio, arriva sempre.

Il primo titolo dell'epopea berlusconiana arrivò dunque dopo 2 retrocessioni ed uno scudetto vinto dal Napoli, momento che fui obbligato dal servizio militare a vivere proprio a Napoli.

I commilitoni napoletani passavano tutte le sante sere a romperci i cosiddetti a dare la benedizione con la bandiera di Maradona e, sapendo che ero tifoso rossonero, mi dovevo prendere le sbertucciate di rito.

Ma la vendetta, nel calcio, arriva sempre (cit.).

E arrivò: dolce, profumata di primavera, rigogliosa come i vitigni della Franciacorta e soave come le acque del Garda e finanche tumultuosa come l'Oglio che solca e incide la Valcamonica; quel 3-2 al S. Paolo ci permise il sorpasso e, nelle due partite seguenti, il Napoli fece 0 punti e noi 2, chiudendo il campionato a +3.

Mi fiondai, allora, nella storica Piazza Repubblica a Brescia, piazza deputata alle celebrazioni calcistiche, e corsi in mezzo agli altri rossoneri. Un tipo baffuto e panciuto, scese dal Fiorino e mi venne incontro abbracciandomi. Non lo avevo mai visto in vita mia ma fu comunque un bel momento. Sciarpe e bandiere rossonere dappertutto e quei due campionati in B, quelle angherie sopportate a Napoli, i sorrisetti e le battutine dei compagni di classe se ne volarono via, via, via!

'E sono 11! UNDICI! Fanculo a tutti!' gridavo come un peripatetico intorno alla fontana della piazza.

Poi lo scudetto del 98/99; un Milan normalissimo, partito non certo per vincere, ma che, alla fine, ha vinto. Un Milan non stellare come altri, con una formazione-tipo che recitava: Abbiati, Sala, Costacurta, Maldini, Helveg, Albertini, Ambrosini, Guglielminpietro, Boban, Bierhoff, Weah. Oddio: 'normale' quando in squadra hai Maldini e Weah è una bestemmia, ma non eravamo certamente i più forti. Erano gli anni d'oro del calcio italiano e squadre che ora nemmeno consideriamo, erano molto ben attrezzate, come Lazio, Parma, Roma, Fiorentina, Udinese, Inter etc...

Fu una specie di miracolo, portare a casa quel tricolore. La parata a 10' dal termine di Abbiati è diventata iconica, il simbolo di quella stagione. Anche nel '99 c'era un Oliviero bomber vero, Bierhoff.

Se Bucchi avesse segnato...

Se c'era Nedved...

Se l'arbitro avesse fischiato il fallo di Giroud su Sanchez...

Se... Se... Seghe mentali!

Nel film 'Là, dove scende il fiume', film storico degli anni '50, James Stewart, il grande James Stewart, pronuncia queste parole al suo nemico giurato: ”Tutte le notti guarderai nel buio per paura che io ci sia. E una notte io ci sarò”.

E questo è il Milan.

Quando c'è da fare la storia, il Milan è pronto. E la scrive da protagonista.

Forza Milan, sempre e per sempre.

 

 

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