juve milan

 

Risultato già scritto?

 

La stampa abbondantemente schierata da giorni, ammonizioni chirurgiche all'andata, poche chances: stiamo andando solo in gita a Torino? 

 

Ricordate l'anno scorso, quando il calcio femminile sembrava potesse diventare uno sport seguito e sorgente di guadagni, quando si parlava di riempire gli stadi per seguire le ragazze? Ecco, è già tutto finito. Il campionato è stato definitivamente sospeso, col Milan fuori dalla Champions. Insomma, del calcio femminile non frega niente a nessuno, o quasi.

Costa parecchio e non rende: avrebbe vita brevissima in un mondo normale ma visto che non lo è, continuerà a fagocitare milioni e milioni di euro. Per quale scopo, poi, non si sa.

Ma chissene.

Domani si torna in campo! Il Milan a Torino si gioca gran parte della stagione e non dobbiamo fallire: si parte dall'1-1 dell'andata (ricordate il rigore di CR7 al 91'? Io sì) ma a Torino, in quel piccolo stadio, a noi dice male da sempre e sappiamo già in partenza che dobbiamo recuperare non tanto il gol di CR7 ma perché, contro la Juve, si parte sempre dallo 0-1... Sono più forti? Sì che lo sono. E non solo sul campo.

Ieri, mercoledì, le prime pagine dei quotidiani sportivi nazionali recavano, come notizia principale, questi argomenti: la Gazzetta di Milano 'Joya d'oro', Tuttosport 'Dybala, nel nome di Floyd', il Corriere dello sport 'Chiellini esclusivo – 'Non fermateci più!'', il QS 'Joya a metà, sogno Barça', l'unico quotidiano che, invece di genuflettersi, getta un po' di ombre sulla serenità dell'argentino. Comunque sia, 4 quotidiani nazionali, 4 aperture a tutta pagina sulla Juve; e noi, poveri rossoneri, cosa dovremmo pensare? Semplice: che domani non ci sarà trippa per gatti, niente da fare, non avremo la benché minima possibilità di farcela.

Questo lo avevamo capito già all'andata, con quelle ammonizioni 'misteriosamente' ben calibrate.

Non sarebbe male una tattica che preveda di aggredirli, di sorprenderli; veniamo tutti da mesi di inattività e lo stadio vuoto può solo tornare a nostro favore. Un modulo troppo attendista darebbe loro fiducia; queste partite le puoi vincere solo dal punto di vista mentale, psicologico.

Parliamo di futuro: chi mi legge, sa che sono favorevolissimo all'approdo di Rangnick a Milano. Ci serve, ne abbiamo bisogno e per ben due ragioni: la prima, la più ovvia, è che, con un nuovo metodo ed una nuova filosofia, potremmo definitivamente fare un balzo fuori dalla mediocrità e dal poco coraggio fin qui dimostrato nelle scelte; la seconda, è che se mai dovesse fallire il tedesco, Gazidis sarà obbligato a fare le valigie. Fin qui, il sudafricano non è che abbia combinato granché: di nuovi sponsor nemmeno l'ombra, non conosce l'italiano, non si fa mai vedere (altrove è un 'must', qui da noi una colpa grave), e se lo fa è per fare il ragioniere neo-diplomato con la calcolatrice in mano, e lo contraddistingue una certa vena di altezzosità, di superiorità morale verso il mondo del calcio italiano che non ispira simpatie.

Ma come scrisse una volta Stephen King 'In questi silenzi qualcosa potrebbe sorgere'.

Forza Milan, andiamo a Torino a far vedere come si vince in 10 contro 12.

 

 

 

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