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Gerry, perché proprio Paolo?

 

La proprietà esonera la bandiera rossonera, lasciando l’amaro in bocca in tutti i tifosi. Ma soprattutto tanti, troppi dubbi

 

Come un fulmine a ciel sereno, o forse nemmeno troppo. L’allontanamento dal club di Paolo Maldini ha scosso tutti i sostenitori rossoneri, destando non poche perplessità sull’evolversi delle faccende rossonere, e in primis sul progetto a cui puntano Gerry Cardinale e Redbird. Una scelta da un lato sorprendente, ma dall’altro nemmeno troppo. Ben noti infatti erano gli attriti fra Paolo e la dirigenza rossonera, parte tecnica, con un Giorgio Furlani che non aveva mai visto di buon occhio l’ex bandiera rossonera, fin dai tempi del suo approdo al Milan. Maldini del resto ha sempre chiesto ampio potere decisionale, scontrandosi con Gazidis prima e con lo stesso Furlani poi, ed ora l’AD rossonero ha sfruttato tutto il suo potere decisionale.

 

Il rapporto del resto si era già incrinato lo scorso anno, quando il rinnovo di Paolo era arrivato soltanto al 30 giugno, proprio sul gong finale, e in molti avevano la sensazione di un rinnovo ponte. Un rinnovo sulla scia dello scudetto appena conquistato, ma per un’avventura che non sarebbe mai durata a lungo. E ahi noi così è stato, con il ben servito all’uomo che ha riportato il Milan ad alti livelli, con uno scudetto in più in bacheca, pur con la non ottima stagione appena conclusa. Ma questo pare un mero dettaglio, dal momento che l’allontanamento di Paolo non pare avere nulla a che fare con il risultato sportivo, frutto invece di un rapporto ormai logoro, che si stava trascinando con tensione da troppo tempo. Cambiare ci può stare, ma la domanda che ci poniamo (e che tutti si pongono) è se non si potesse proprio fare diversamente. Era proprio necessario arrivare ad una separazione? Senza contare il freddissimo comunicato di congedo da Paolo…

 

Ora per Cardinale & co la responsabilità è tanta, dal momento che si è scelto di abbandonare una bandiera rossonera, senza nemmeno sostituirla. Il Milan infatti ora darà tutto in mano a Moncada, lasciando all’AD Furlani l’ultima parola su ogni movimento di mercato, mentre gli acquisti saranno in mano ad un algoritmo. I rapporti e le competenze personali sembrano non contare più nulla in questo mondo, ormai chiuso nella morsa della finanza e di proprietà il cui unico scopo è quello di fare cassa. La speranza però, è che tutto questo non lo si faccia sulle spalle del Milan. I tifosi infatti si meritano ben altro.

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