L'ultimo biennio rossonero, iniziato alla fine del mese di luglio del 2020 con la conferma di Stefano Pioli sulla panchina rossonera e concluso trionfalmente con la vittoria dello scudetto nel maggio scorso, è stato la conseguenza di tante componenti e di tante scelte felici che la dirigenza rossonera ha avuto il coraggio ed il merito di compiere. Tuttavia, tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata, alle spalle, una precondizione fondamentale, ossia un clima di armonia e condivisione fra proprietà, dirigenza commerciale, dirigenza sportiva, staff tecnico e squadra.

 

La sinergia fra tutte queste componenti è stata la miccia che ha permesso l'accensione del fuoco. Poi, per ardere, è stata necessaria tanta legna ma senza quella miccia oggi parleremmo di un'altra storia. Un club unito è indispensabile se si vuole competere per vincere. Viceversa prevalgono gli individualismi. Il Milan e i milanisti tutto questo lo sanno bene perché hanno vissuto l'esperienza del Milan 2013-2015 in cui la squadra risentiva tremendamente della presenza di due anime nella società. Non sappiamo quanto, oggi, le condizioni siano diverse e quanto le divisioni siano sanabili.

 

Appare però evidente come i problemi ci siano stati. Il tira e molla di un mese per i rinnovi di Maldini e Massara, nonché l'intervista del 27 maggio dello stesso Maldini alla Gazzetta dello Sport sono un segnale evidente che, in seno al club, esistano due visioni differenti, legittime ma pericolose. L'augurio è che una sintesi fra le due posizioni sia stata davvero trovata perché una società divisa è un vantaggio soltanto per gli avversari del Milan.