Abbiamo provato a riassumere brevemente la questione dei rinnovi sospesi di Paolo Maldini e Ricky Massara focalizzando l'attenzione sui desideri delle parti e sulla possibile soluzione finale.

 

COSA CHIEDE MALDINI. Al di là di un giusto e indiscutibile riconoscimento economico, Maldini vorrebbe che la struttura societaria diventasse più snella, che per chiudere tante operazioni di mercato non fosse necessario passare dal visto dell'amministratore delegato e che la proprietà si sforzi di avere un rapporto più diretto e meno mediato con il management sportivo che, sul piano gerarchico, vuole diventare equipollente con il management commerciale e non sottoposto ad esso.

 

COSA VOGLIONO I PROPRIETARI. Gli uomini di Red Bird, dal canto loro, sono figli di una cultura americana che ha radici anglosassoni e non riescono a concepire una struttura societaria in cui certi passaggi non passino inevitabilmente dall'approvazione del CEO. Per Cardinale e per i proprietari del club, l'attuale struttura societaria va bene così perché ha dimostrato di essere efficiente nonché funzionale. Perché quindi, è il senso dei loro ragionamenti, modificare una macchina che corre bene?

 

LA POSSIBILE SOLUZIONE. Per uscire dall'impasse entrambe le componenti sono chiamare a fare un passo indietro. Paolo Maldini deve capire che le tempistiche di rientro del Milan nel grande calcio europeo non possono che seguire le tempistiche di crescita del club. Ci vuole tempo e pazienza e forzare la mano potrebbe non essere una buona idea. Gli americani, dal canto loro, non possono assolutamente permettersi di perdere una figura iconica come Maldini e, alla fine, devono cercare di assecondare alcune sue aspirazioni, magari ritoccando il budget di mercato verso l'alto oppure dando una sfera di autonomia maggiore in certe scelte a tutto il management sportivo, pur continuando a sottoporne l'operato alla lente di giudizio di Gazidis.