calhanoglu

 

 Calhanoglu: una scelta figlia di un'ottica nuova

 

Il Milan preferisce investire più sui cartellini che su emolumenti spropositati

 

 

Nell'estate del 2019 il Paris Saint German decise di non rinnovare il contratto in scadenza di Adrien Rabiot, in quanto ritenne sin troppo esose le sue richieste economiche, assolutamente non parametrate al valore tecnico del giocatore.
Rabiot si accasò pertanto alla Juventus che accontentò le richieste economiche del ragazzo, riconoscendo allo stesso uno stipendio che fra parte fissa e parte bonus superava abbondantemente i 7 milioni di euro.

All'epoca il fatto apparve singolare, perché uno dei club più ricchi del globo preferiva perdere a costo zero un suo giocatore cresciuto nel vivaio, pur di non pagare uno stipendio che veniva ritenuto eccessivo.
Il segnale invece era abbastanza chiaro e proveniva da uno dei club più ricchi del mondo: i giocatori non sono più visti come asset patrimoniale del club da tutelare e da non perdere a costo zero ma come costi.
Questi costi vengono valutati sulla base di due parametri assoluti dai quali si predilige non derogare. Si tratta dell'adeguatezza e della sostenibilità degli stessi, oltre che della loro incidenza sul bilancio.

Il Milan, nei casi di Donnarumma e di Calhanoglu, ha applicato esattamente lo stesso principio di gestione, sacrificando l'aspetto patrimoniale che, in questo particolare momento storico, viene visto come secondario.
Ciò dipende dal fatto che, in altri tempi, il rinnovo di contratto di un giocatore metteva il club in una posizione di forza nel momento in cui avesse voluto metterlo sul mercato per ricavare un introito importante.

Ad oggi appare difficile pensare ad una soluzione del genere, atteso che i club che hanno moneta sonante per acquistare in giro sono davvero pochi e un ingaggio pesante da sostenere diventa una condanna ad un rapporto contrattuale di difficile risoluzione.
Il Milan preferisce una perdita patrimoniale ad un livello dei costi non sostenibile e ad un rapporto contrattuale che, se impostato su cifre considerevoli, non consentirebbe al club di monetizzare in alcun modo negli anni a venire.

Basti pensare che, negli ultimi anni, il Milan ha ricevuto una sola offerta per Donnarumma (20 milioni più il cartellino di Areola, portiere con un ingaggio pesante), mentre per Calhanoglu le offerte ricevute sono pari a zero.
Il club rossonero preferisce fare un'operazione che, dal punto di vista contabile, ha un impatto contenuto sul bilancio (per esempio un acquisto per 25 milioni di euro che impatta per soli 5 milioni sul singolo esercizio) piuttosto che riconoscere ingaggi fuori mercato

.Ciò si giustifica in ragione dell'evoluzione del calcio negli ultimi anni, con una approdo verso cifre di ingaggio troppo onerose e troppo pesanti che, inevitabilmente, arrivano a tenere bloccate le operazioni di cassa.
Il non rinnovo di Calhanoglu pertanto va giudicato sulla base di questa filosofia dal punto di vista finanziario; tecnicamente invece dovrà essere valutato solo e soltanto in base al sostituto che il Milan riuscirà ad acquistare.

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