scaroni gazidis

 

Il dovere della speranza

 

L'era del fondo Elliott inizia senza squilli di tromba; si parte dalla solidità economica e da un management credibile

 

I tifosi del Milan stanno imparando a comprenderlo ed a fare i conti con una realtà che non è dura, ma non ammette seconde vie o scorciatoie facili.
Il Milan conosciuto dai milanisti nei primi 27 anni dell'era Berlusconi è stato un ciclo irripetibile per una serie infinita di cause storiche, politiche e sociali, mescolate con un sistema paese completamente diverso da quello attuale. A ciò va aggiunta la genialità ed il gusto per le sfide di Silvio Berlusconi che non ha avuto paura di far saltare i luoghi comuni del calcio dell'epoca andando a prendere un allenatore come Sacchi che non aveva mai allenato in Serie A e la sua lucida follia (unita alla disponibilità economica) di andare a prendere Donadoni e Gullit a prezzi fuori mercato al fine di rompere alcuni elementi di monopolio, sia italiani, sia europei.
Ecco quei presupposti, oggi, non ci sono e bisogna dirselo con estrema sincerità.
Il Milan però ha una grande proprietà, economicamente solida e finanziariamente addirittura superiore al Berlusconi dell'epoca. Si deve tuttavia fare i conti con un contesto storico completamente diverso e con una Uefa che non è più l'organo istituzionale degli anni Ottanta, ma che si è trasformato, per varie ragioni, in un organo decisorio che pretende di indirizzare e guidare le politiche di mercato dei club, che sanziona chi non si adegua al "sistema coi gradini" creato ad arte da Platini e Ceferin e che ha assunto la fisionomia di un mostro a tre teste.
Pensare pertanto che il fondo Elliott possa investire massicciamente sul mercato fregandosene delle regole, folli, ma vigenti, imposte dal Financial Fair Play, è una ipotesi irreale con la quale è bene subito iniziare a non prendere confidenza. Non può esistere, non ha senso e, anche nel caso di una battaglia legale, non è pensabile intraprendere una guerra con il bilancio del Milan come terreno di scontro.
Ecco allora che la famiglia Singer ha scelto un'altra strada: un amministratore delegato molto bravo a moltiplicare i ricavi (Gazidis), un management importante e ricco di figure istituzionali credibili (Boban, Maldini), un allenatore non di nome, ma con voglia e fame per affermarsi. Si parte da queste basi, con entusiasmo, prudenza ed intelligenza. Servirà però un ingrediente fondamentale senza il quale la miglior torta rischia di rimanere insipida: la fiducia e il sostegno dei tifosi. In una parola, la speranza.
I sostenitori del Milan devono capire che per tornare ad alti livelli la strada è lunga. Serve pazienza, serve coraggio, serve difendere le idee e gli uomini.
Oggi può non è essere il migliore degli scenari possibili, ma è già qualcosa; è il trampolino di lancio verso il Milan del futuro.
Un futuro che sarà diverso da un passato aureo che rimarrà sempre sullo sfondo dei pensieri e dei ricordi, ma del quale il Milan, per la sua storia e la sua tradizione, non merita di rimanere prigioniero.

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