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Perché lasciate cerino acceso in mano a Pioli?

 

Mancano altri 6/7 acquisti e qualche cessione indolore. Il cerino spento di Pioli. Un grande abbaglio: dalle 3 finali in Europa al flop Under 21, ma gli italiani restano cari come il fuoco

 

Una coppia di milanisti laboriosi, Alessandro Jacobone e Alessandro Muccini, hanno creato un foglio excel sui nomi accostati al Milan dall'inizio del mercato: 147, questo fino all'ora di cena di giovedì 29 giugno. Operazioni realizzate: una, Raveyre. Non fanno parte della lista Loftus e Sportiello, già acquisiti. E' un buon segno: certifica una certa operosità del club e soprattutto gli straordinari dei giornalisti di settore, degli esperti da tastiera, dei bene informati.

 

Penso che l'unica certezza siano le priorità concordate tra l'allenatore e la dirigenza. I profili, insomma, di fronte a necessità oggettive: un esterno offensivo, uno difensivo, un regista, un altro paio di centrocampisti. Per l'attacco, è necessario passare dai saluti di Origi e Rebic dopo quello forzato di Ibra. Parliamo di 6/7 acquisti e di qualche cessione meno sofferta rispetto a quella di Tonali. Un cerino acceso nelle mani di Stefano Pioli, al quale vengono attribuite mansioni che in realtà - come detto - sono concertate con Furlani e Moncada e da loro condotte. Le telefonate ai giocatori, il tecnico le fa (e le riceve) quando fanno parte ufficialmente della rosa, non per convincerli a venire al Milan. Ruoli e operatività sono chiare e distinte, anche se lasciare il cerino in mano all'allenatore è comodo e suggestivo.

 

Le "beffe" sono invenzioni giornalistiche, legate a valutazioni precise che passano in secondo piano rispetto ai titoli ad effetto. Sono anni che gli arrivi a Milanello non vengono accompagnati da strombazzamenti e squilli di sorta: da questo punto di vista, la traduzione continua. Un po' sottotraccia, visto il radicale cambiamento di corso da Maldini e Massara ad oggi. Il resto è una ripartenza, non proprio da zero, ma certamente da strade nuove. E' facile pensare che qualcuno come il sottoscritto non sia tranchant rispetto a quello che è accaduto in giugno, per ragioni aziendali e o semplicemente di bottega. In realtà dico ciò che penso davvero e che direi (e penserei)anche navigando al largo di MilanTv: il calcio italiano è debole e le proprietà straniere delle nostre società sono assai meno opulente rispetto a quelle arabe, per dire. Bisogna accettare una realtà lontana dalla nostra cultura, dalla nostra passione, ma impegnata comunque a costruire qualcosa. Una squadra prima, uno stadio poi. Non c'è alternativa, se non quella dei debiti allegri e dei raggiri puniti con un paio di bacchettate sulle dita.

 

Nelle moltissime, (im)probabili teorie di formazione-tipo del Milan per la prossima stagione, l'unico italiano superstite è Davide Calabria. Malinconica anche questa via, ma inevitabile: ci siamo illusi di aver scavallato Premier, Bundes e Liga con 3 finaliste nelle Coppe europee, con l'Under 20 per la prima volta finalista Mondiale, poi le 4 sconfitte e la recente, clamorosa eliminazione dell'Under 21 dall'Europeo ci hanno - forse - riportato sulla terra. Sono state brave squadre e allenatori (nei primi 4 casi), ma il "sistema" non c'entra niente: il mondo del pallone italiano è allo sbando, i 2 Mondiali consecutivi e un'altra Olimpiade cui siamo stati e saremo costretti ad assistere dalla televisione, lo dicono in modo chiaro.

 

Ciò nonostante, Frattesi costa 40 milioni, mentre lievitano le quotazioni (esorbitanti, posso dirlo?) per Scalvini, Parisi, Baldanzi e altri giovanotti di belle speranze, per i quali vengono chieste cifre folli mentre i C.T. lamentano invece carenze e falle di ogni tipo e un progetto vero non si vede, non c'è. Tanto vale sperare in chi ha intrapreso una strada virtuosa: non ne guadagnano i tifosi, né in soldi né in passione, ma almeno possono continuare a credere che il tempo, il futuro, siano galantuomini e leniscano le profonde ferite del momento. Sembra che chi vinca chi è più furbo, adesso. Io torno a sedermi sulla riva del fiume.

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