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Un diavolo senza valori e senza leader

 

Ibra, Maldini, Tonali: via i leader. come rimpiazzare anima, cuore e appartenenza?

 

Con Sandro Tonali, ad un passo dal Newcastle, va via anche l’ultimo, o comunque uno degli ultimi, leader rimasti all’interno dello spogliatoio e dell’ambiente Milan. Da molti era già stato disegnato come il Capitano del futuro, quello che avrebbe potuto raccogliere l’eredità di gente come Franco Baresi, Paolo Maldini, Massimo Ambrosini, Gennaro Gattuso e tante altre bandiere che hanno vestito la maglia rossonera nell’epopea berlusconiana. Quello che avrebbe trasmesso, con il passare degli anni, il senso di appartenenza ai nuovi arrivati, ai giovani e che poteva far capire a tutti cosa significa indossare la maglia del Milan. Sandro Tonali questo, anche grazie a gente come Zlatan Ibrahimovic e Paolo Maldini, con cui aveva a che fare ogni giorno tra spogliatoio e campo di allenamento, lo aveva capito e lo dimostrava giorno dopo giorno in campo, in partita e nelle dichiarazioni (pubbliche e non) in cui parlava di quella che era a tutti gli effetti la sua squadra del cuore. E, dal suo arrivo in poi, Tonali non ha mai fatto mancare l’impegno, il sudore, la lotta, la dedizione e l’amore, divenendo, quasi in maniera del tutto naturale, un leader di questa squadra. Lo era diventato soprattutto nelle ultime due stagioni, dopo una prima in cui si era seduto dietro la lavagna ad osservare ed imparare.

 

Ora, qui non è la sede adatta per giudicare la sua scelta (o quella della società) che, almeno mio parere, di certo non lo rende meno milanista. Ma il suo essere leader traspariva in ogni sua corsa verso l’avversario e/o per aiutare il compagno in difficoltà, in ogni sua esultanza dopo un gol (suo o di un compagno), in ogni sua dichiarazione alla stampa. Sandro Tonali era, è e sarà sempre milanista. Così come lo erano, lo sono e lo saranno Zlatan Ibrahimovic e Paolo Maldini. Tre leader naturali, tre personalità importanti che, a vario livello, riuscivano a diffondere il Dna rossonero a tutto l’ambiente, mantenendo sempre alta, in tutti gli altri, la consapevolezza dell’importanza della maglia che ogni domenica indossavano su quel prato verde. Ora, in meno di tre settimane, il Milan li perde tutti e tre e dovrà fare a meno di anima, cuore, Dna, leadership, carisma, milanismo che fuoriusciva da tutti i pori e da tutte le stanze di Milanello. I tifosi rossoneri, almeno la maggior parte di essi, si sentono depredati, offesi, presi in giro e sono fortemente disorientati. Ci sarà un mercato estivo, certo, e fino al 31 agosto ci sarà la possibilità di rinforzare la squadra e di costruirla forte e competitiva (almeno lo spero), ma ci sono dei valori che non si comprano. Appartenenza, cuore, passione, amore, anima: in poche parole il “milanismo”. Quello, caro Cardinale, non si compra e si rischia di pagarne a caro prezzo la mancanza.

 

 

Al netto di gente come Theo Hernandez, Leao, Bennacer, forte, ma certamente non con le stigmate del vero milanista, di questi anni di grande ascesa e miglioramento continuo, di queste stagioni che ci hanno visto passare dalla lotta per un posto in Europa League allo Scudetto e alla semifinale di Champions League, l’unico leader rimasto, al momento, è Stefano Pioli. Senza più Paolo Maldini che ogni giorno, tra campo di allenamento e spogliatoio, faceva sentire la sua presenza e l’importanza di essere al Milan. Senza più Zlatan Ibrahimovic che ha dato la scossa e ha portato tutti ad un livello superiore di impegno, consapevolezza e competitività e continuava a darla ogni giorno in allenamento. Senza più Sandro Tonali che in campo era un leader naturale, spronava tutti e correva più degli altri. Cosa resterà del Milan delle ultime stagioni? Sarà in grado Stefano Pioli, già promosso dalla società a manager a tutto tondo che influisce pesantemente anche sulle scelte tecniche e di mercato, dopo l’addio a Maldini e Massara, di mantenere sempre alta la tensione della squadra, in allenamento ed in partita? Lo sfaldamento di gennaio e febbraio che ha aperto voragini nello spogliatoio e nella squadra è un campanello d’allarme che si spera non si replichi più. La paura comunque resta, soprattutto con l’addio dei leader naturali del Milan. La speranza è che Pioli abbia imparato dai suoi errori del passato e che possa avere in mano lo spogliatoio da primo giorno del ritiro all’ultimo giorno della stagione.

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