tonali

 

Provo a spiegare il caso Tonali

 

Ibra, Maldini, Tonali… Sanguina la passione. "Oltre il giusto e lo sbagliato c'è un campo: ti aspetterò laggiù"

 

Un anno dopo l'incertezza per il rinnovo del contratto di Paolo Maldini e Riky Massara, un altro mese di giugno sta dissanguando passione e minando le certezze dei tifosi rossoneri, lasciandoli sgomenti. La devastante successione degli addii, prima Ibra, poi lo stesso Paolo, ora Tonali, ha sconcertato tutti. Ma dello svedese sappiamo, di Maldini abbiamo detto e scritto, lo choc per la perdita di Sandro ha sconfinato nello stordimento.

 

Il Napoli di Giuntoli (lo stesso celebratissimo DS che per molti milioni qualche tempo fa aveva preso Malcuit, Ounas, Verdi, Lozano, Petagna...), 12 mesi fa perdeva Koulibaly, Fabian Ruiz, Mertens, Insigne. Nessuno conosceva Kim, un centrale coreano, né tanto meno Kvaratskhelia, un esterno georgiano. E Simeone, Raspadori, Ndombele comparse di qualità, ma comparse comunque. Ha vinto lo scudetto con 16 punti di distacco sulla seconda e 18 sulla terza. In 20 anni e passa di DeLaurentiis, nel mezzo solo una Coppa Italia (e le promozioni dopo il fallimento). Già, perché il Napoli era fallito, come la Fiorentina, come molti altri club del nostro calcio che negli anni '80 e soprattutto '90 dominava l'Europa con Rummenigge a Platini, Falcao e Zico, Gullit e Maradona, Ronaldo il Fenomeno e Shevchenko, ma senza mai occuparsi di strutture e infrastrutture o (salvo qualche raro caso) di settori giovanili a un certo livello. Pagando adeguatamente, per esempio, osservatori e allenatori, investendo in scouting. Soprattutto, il calcio italiano ha proseguito in gestioni allegre, avventurose, facendo slalom tra fidejussioni false, plusvalenze farlocche, personaggi di dubbio curriculum, accumulando debiti su debiti. Città come Genova, Palermo, Bari, sono sprofondate in un limbo irreversibile. Fino a che la Juventus ha vinto 9 (nove) scudetti consecutivi, mentre il resto della banda (riunita sotto la Lega) mordicchiava i pezzi di pane dei diritti televisivi e il sistema - fermo in una piazzola di servizio - veniva superato e distaccato da Premier, Bundes, Liga dove sbarcavano sceicchi, petrolieri, multinazionali, cinesi con risorse illimitate. Qui da noi il pallone è solo un porto franco dove ci sono 4 stadi di proprietà in croce, nessun asset, nessuna garanzia.

 

 

Si può baciare la maglia e ricordare fiori e canzoni d'amore, se da un ingaggio da 2,5 milioni si passa al triplo che sfiorerà il quadruplo? Si può pensare all'affetto, anzi all'amore della gente, davanti a 80 milioni? Non sono soltanto Tonali e il Milan a rispondere "no": è questo mondo italiano del pallone che è cambiato e non ha nessun mezzo per difendere i propri simboli, le proprie logore bandiere. Noi ricordiamo continuamente Paolo Maldini, dinastia da 70 anni in rossonero, ed è giusto. Ma Totti? Del Piero? Come furono trattati? Famiglie, vessilli, affetti, legami di sorta, nel calcio non hanno più cittadinanza. Da tempo. E non solo al Milan, non solo in Italia. Prendete Messi, tanto per dirne uno...

 

Potrei unirmi, oggi che il cuore sanguina dopo Maldini e Tonali, agli hashtag social: #out questo e quello, tutti #out, poi mi chiederei: chi al posto loro? Altre famiglie alla Sensi, Moratti, Berlusconi? Dove sono? O gli arabi: e a che pro, a pagare i debiti? Ci sono gli appassionati e gli aziendalisti, ormai, non si esce dal tunnel. Con la differenza che i primi resteranno sempre tali anche se lo slancio potrà scemare, i secondi possono essere scaraventati fuori da un momento all'altro. Come Maldini e Tonali.

 

Odio il calciomercato, da quando fu venduto Giorgio Biasiolo: amavo Rivera e Chiarugi, ma il mediano di Montecchio era il mio beniamino. Poi ho lavorato quasi 3 decenni con Maurizio Mosca, per il quale il calciomercato era la fiera dei sogni e allora tanto valeva sognare. Era lavoro, però: la fede c'entrava poco. Quando fu venduto Kakà, capii che era proprio finita un'epoca di cuori e di legami, appunto. Uno dei più grandi talenti inglesi di sempre, Matthew LeTissier, rifiutò qualsiasi offerta e spese tutta la sua carriera nel (mio) piccolo Southampton ed è anche questo uno dei motivi per cui mi affezionai a quel club. Non è sparito il cordone ombelicale dei LeTissier di sempre, è sparito un mondo che dava valore a certe cose. Scriveva certi romanzi.

 

Giudizi e valutazioni definitive potremo farle solo durante e dopo il mercato in entrata del Milan, ma saranno comunque ancora provvisorie. Ha detto il medico e scrittore afghano Khaled Hosseini: "Ben oltre le idee di giusto e sbagliato, c'è un campo. Ti aspetterò laggiù".

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