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Da dove siamo partiti? Quale futuro? I numeri..

 

Un anno di RedBird: gestione, investimenti, progetti. Quale futuro per il Milan

 

“RedBird Capital Partners ed Elliott hanno annunciato di aver sottoscritto un accordo definitivo per l’acquisizione da parte di RedBird dell’Associazione Calcio Milan”. Con questo comunicato divulgato dalla società rossonera il primo giugno del 2022, si sanciva il passaggio del Milan dalle mani della famiglia Singer a quelle di Gerry Cardinale. Esattamente un anno fa il club 19 volte campione d’Italia e sette volte campione d’Europa, dava continuità alla sua gestione a stelle e strisce passando dal fondo “Elliot Management Corporation” a “RedBird Capital Partners”.

Spesso ci si sofferma ai risultati sul campo e al numero dei trofei vinti. Si ha difficoltà ha pensare che tutto questo è conseguenza di una struttura societaria che progetta e gestisce un club in maniera virtuosa con uno sguardo al futuro. In questo l’AC Milan di Milano, nei numeri, è la società dal progetto più lungimirante e futuribile d’Italia.


Era il 10 luglio del 2018 e l’Hedge Found Elliot Management Corporation escute l’AC Milan dalla fallimentare, sportiva e finanziaria, gestione cinese presieduta dall’enigmatico Presidente Li Yonghong. Nessun annuncio roboante ma l’obiettivo di far tornare il club a ricoprire ruoli importanti passando dal risanamento finanziario. La famiglia Singer investe 560 milioni tra versamenti in conto capitale e/o finanziamenti soci, al netto di rimborsi e interessi, con un’esposizione totale di circa 740 milioni.

Con Elliot al comando il Milan ha sensibilmente migliorato i suoi conti. Nonostante la mannaia della pandemia, il Milan è stata l’unica società ad accrescere il suo fatturato alleggerendo un bilancio che segnava un rosso di 195 milioni nel giugno 2020 poi dimezzato esattamente un anno dopo. Infatti al 30 giugno 2021, le casse rossonere segnavano un -96 milioni. Con due qualificazioni alla Champions League dopo otto anni di attesa e uno scudetto vinto, lo scorso bilancio ha segnato l’ennesimo miglioramento chiudendo a -66,5 milioni. A testimonianza che abbinare un percorso societario virtuoso al successo sul campo non è impossibile.

In tutto questo mantenendo la barra dritta su un progetto, nonostante qualche mugugno dell’ambiente, che non ammette deroghe. Testimonianza è stata il non essere scesi a compromessi/ricatti con i vari procuratori. Accettando il rischio di lasciar partire a zero alcuni calciatori, patrimonio della società.


Un anno fa Gerry Cardinale, acquista il Milan versando una somma pari a 1,2 miliardi di euro con l’obiettivo di proseguire nel solco del passato. Nonostante questo la parola d’ordine non è solo continuità bensì crescita. Lo stesso Cardinale nel corso del Football Summit del Financial Times dello scorso marzo ha dichiarato: “Non siamo il tipo di investitori che si presentano e comprano. Non firmiamo assegni, noi scriviamo business plan. Il Milan è uno dei grandi marchi del calcio europeo. Ha il secondo maggior numero di Champions League vinte nella storia dopo il Real Madrid. Si tratta di un asset non sufficientemente gestito. A noi piace portare il nostro capitale e la nostra capacità operativa in un ecosistema e migliorarlo. Ed è quello che faremo qui“.

E poi aggiunge: “Elliott ha fatto un ottimo lavoro nei quattro anni in cui ha avuto la proprietà del Milan. L’hanno portata ad un punto in cui qualcuno come me può prendere il testimone per alzare il livello. So che il nostro modello ha funzionato, ho 20 anni di lavoro alle spalle. Quando guardiamo al Milan, guardiamo all’ecosistema e partiamo da quello quando scriviamo il business plan. Ci sono tre componenti dell’ecosistema: la Serie A, i tifosi e il Comune di Milano“.

Non a caso uno dei core business di questa proprietà non solo è il progetto stadio ma l’evoluzione, oserei dire epocale, del Milan in entertainment company. La fattualità di questo progetto trova il suo riscontro nelle new entry nel CDA rossonero. Entra a far parte uno delle colonne dello sport americano ovvero il presidente dei New York Yankees, Randy Levine. Personaggio iconico dello sport americano artefice del costante successo della franchigia in termini di prestazioni sul campo, partnership commerciali e opportunità globali atte alla crescita del brand dei New York Yankees.

Nonostante il campo non abbia portato alcun trofeo dopo lo scudetto dello scorso anno, il Milan prima ancora di intraprendere l’ottimo cammino in Champions, ad inizio di questo 2023 aveva preventivato un ulteriore miglioramento a fine bilancio. Infatti al 30 giugno il segno meno sarebbe dovuto passare da 66 a un rosso di 25 milioni.

Grazie al raggiungimento delle semifinali, il Milan potrà contare su ulteriori 25 milioni di euro circa di premi UEFA, tra bonus per il passaggio dei veri turni (ottavi e quarti) e una crescita della quota del market pool. A tutto questo vanno aggiunti gli incassi per le partite di Champions che ammontano a circa 17 milioni di euro.

Questi dati si evincono dalla semestrale 2023 che segna un utile di 9,8 milioni. Nei primi sei mesi della stagione 2022/23, il Milan ha fatto registrare 144 milioni di ricavi così distribuiti:

Gara – 29,8 milioni

Commerciali, sponsor, pubblicità – 17 milioni

Diritti TV – 84,5 milioni

Ricavi dai calciatori – 5,8 milioni (0,2 da plusvalenze)

Altri ricavi – 6,9 milioni

TOTALE – 144 milioni

Dal rischio fallimento nel 2018 a un ritorno al segno più sul bilancio per circa 20 milioni. Tutto questo in appena cinque anni. Una gestione che ha portato ad accrescere il valore del brand Milan con un balzo del 17%, 14esimo club al mondo. A riportarlo è l’autorevole magazine Forbes che ha stimato in 1,4 miliardi il valore dei rossoneri.

Nonostante l’inaspettato terremoto societario di lunedì con il licenziamento di Maldini e Massara, i numeri in crescita allettano sempre maggiori investitori per un futuro roseo tutto ancora da scrivere con Gerry Cardinale e RedBird Capital.

D’altronde è lo stesso CEO Giorgio Furlani a dichiararlo quest’oggi: “Ecco la nuova era. Sarà un grande Milan”.

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