verona milan

 

La storia non si interpreta

 

Dopo 50 anni la storia può restituire la sua “fatalità”

 

La storia non si interpreta. È lì, come un album di fotografie. Puoi ripercorrerla, riviverla emotivamente o far finta di non ricordarla. Eppure è lì, tasselli di un puzzle, che racconta di ognuno di noi. La città che ha ispirato il bardo Shakespeare, luogo simbolo di un amore impossibile, combattuto ma vero. Luogo che negli ultimi 50 anni ha dato la “cittadinanza al fato”.

Ma cos’è il fato? Per gli antichi era la parola delle divinità. Il destino inconfutabile al quale nessun essere umano poteva sottrarsi. Nella storia del Milan il fato è declinabile in eventi riconducibili ad un luogo, Verona. È la città fatale … la “Fatal Verona”. Particolare titolo acquisito sul campo negli ultimi 50 anni. Era il 20 maggio del 1973. Il Milan di Nereo Rocco, di ritorno dalla trionfale trasferta europea dopo aver alzato al cielo di Salonicco la Coppa delle Coppe battendo il Leeds United, cade rovinosamente al Bentegodi nell’ultima giornata di campionato. Un Verona già salvo non ha pietà di un Milan che cercava la vittoria scudetto.

Sorte altrettanto dolorosa, forse anche peggiore, subisce il Milan di Sacchi il 22 aprile 1990. Sempre il Bentegodi teatro di uno psicodramma sportivo dall’amaro sapore del déjà vu. Un Verona già retrocesso, batte in rimonta un Milan sull’orlo di una crisi di nervi. Cinquanta lunghissimi anni a bere il sanguinoso calice della “Fatal Verona”. Domenica la storia può essere vendicata. Chiaramente si parla sempre di rivalità calcistica.

Ieri sul web circolavano dichiarazioni provenienti dalla città di Giulietta e Romeo, vere o presunte, sulla possibilità o il desiderio che il Milan, a Champions già acquisita, possa essere benevolo con i gialloblu concedendogli i tre punti salvezza. Proprio come hanno fatto loro lo scorso anno con noi a fine campionato. Prego?

Francamente non so se queste dichiarazioni siano veritiere ma la settimana che ha preceduto lo scorso Verona – Milan grida vendetta. La preparazione a quel match a porte chiuse. I tifosi gialloblu che intimavano (con toni più da minaccia che da consiglio) i tifosi rossoneri a non presentarsi fuori e all’interno dello stadio con vessilli della proprio squadra. Finanche l’associazione animalisti che protestava contro Ibra per la sua passione per la caccia.

Domenica San Siro come palcoscenico per riscrivere la storia e ricambiare 50 anni di fastidiosa etichetta. Perché in fondo “Fatal Milano” non suona così male.

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