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Cosa serve al Milan sul mercato

 

Il club rossonero è chiamato ad alzare il livello con pochi ritocchi.

 

Una volta si diceva: squadra che vince non si tocca. Fermo restando che, anche volendo, il Milan non può permettersi il lusso di non toccare davvero niente, un buon punto di partenza per riflettere sull’estate milanista è cominciare dalle certezze (diamo per scontato, cioè, che Maldini e Massara rinnoveranno e che Red Bird darà continuità al progetto tecnico ereditato da Elliott).

 

Su cosa costruire la squadra che come obiettivo deve avere la difesa dello Scudetto appena vinto – e quindi una seconda vittoria consecutiva – a cui affiancare un ottavo-quarto di Champions League? Il Milan, d’altra parte, ha chiuso la scorsa stagione alla grande, trovando una continuità che non era solo basata su aspetti mentali ma anche strettamente tecnici, legata cioè alla crescita – o comunque alla conferma nel momento del bisogno – di alcuni giocatori.

 

Ripartire da una delle migliori difese del campionato

Tanto per cominciare il Milan si è ritrovato a maggio con una delle migliori difese del campionato, che non era la difesa con cui lo aveva cominciato. Su Maignan non si può avere nessun dubbio ormai (e come secondo può andar bene Tatarusanu), se lo scorso anno in questo stesso periodo ci chiedevamo come avrebbe potuto sostituire il miglior portiere del campionato, oggi sappiamo che la risposta era semplicemente: prendendo quello che sarebbe diventato il nuovo miglior portiere del campionato. A mio avviso anche su Tomori e Kalulu il Milan può puntare forte, considerando sia le qualità individuali sia l’affiatamento degli ultimi mesi – con Kalulu più aggressivo in avanti e Tomori sempre più sicuro in copertura, entrambi, oltretutto, molto a loro agio con la palla tra i piedi. Sembrerebbe normale, quindi, ripartire dalla difesa con cui il Milan ha subito appena 2 gol nelle ultime 11 partite (quasi tre mesi).

 

Su Kalulu (2000, cioè 22 anni compiuti da poco) vale la pena spendere due parole in più. Un giocatore che con le nazionali giovanili francesi aveva fatto anche il terzino e il centrocampista, che nel Milan inizialmente trovava spazio come tappabuchi e che poi, quando si è presentata l’occasione, si è dimostrato all’altezza in un ruolo delicato come quello di centrale difensivo: è questo il tipo di giocatore che ha fatto le fortune recenti del Milan, seppur con percorsi diversi anche Theo Hernandez, Tonali e Leao hanno alzato il proprio livello individuale e quello collettivo quando c’è stato bisogno di loro.

 

Non solo, quindi, non c’è una ragione razionale per cui Kalulu non debba confermare le proprie prestazioni anche la prossima stagione, ma fa parte della “filosofia” del Milan di Massara e Maldini scommettere su giocatori di questo tipo. Ovviamente non si può pensare che sia Kalulu che Tomori non prendano una storta o un raffreddore in stagione e, considerando la partenza di Romagnoli, affiancando un punto di domanda al ritorno di Simon Kjaer dopo l’operazione al crociato, si dovrà sciogliere il dubbio se Gabbia possa o meno fare da quarto difensore centrale. Il nome che si sta facendo in questo periodo è quello di Botman, che forse sarebbe “sovraqualificato” per un ruolo così secondario – ma potrebbe aggiungere concorrenza e, in caso di bisogno, prendersi il posto da titolare (o magari spingere Pioli verso una difesa a 3 che esalterebbe ancora di più Kalulu).

 

 

Ovviamente il Milan ripartirà dal terzino sinistro più forte del campionato, Theo Hernandez, uno dei giocatori più influenti sul gioco della squadra di Pioli, a cui però va trovato un sostituto. Marcelo, forse una fantasia di queste ore, permetterebbe – senza le corse di Theo ma con una visione di gioco sublime – di mantenere intatto l’equilibrio concentrando il possesso a sinistra, ma forse si può risparmiare sullo stipendio e puntare su qualche nome affascinante (tipo Parisi dell’Empoli o anche Lazovic). Anche a destra, considerando Calabria titolare salvo problemi, con Florenzi che pare già riscattato (non è ancora ufficiale ma sembra in procinto di diventarlo), il reparto sembra completo. In caso parta Ballo-Touré, però, si potrebbe pescare dalla Serie A di bassa e media classifica per un cosiddetto jolly. Un nome potrebbe essere quello di Stojanovic, che però è stato appena riscattato dall’Empoli per due milioni.

 

In mezzo

Un discorso simile vale per il centrocampo, dove la crescita di Tonali compensa a mio avviso il buco lasciato da Kessié. Il Milan potrebbe puntare su Bennacer, la cui crescita è stata rallentata dagli infortuni due anni fa e che con un po’ di continuità potrebbe fare il salto che ci si aspetta. Se il Milan però ha provato a prendere Renato Sanches è perché non si fida al 100%. Al momento non è ancora detto che Sanches non arrivi – nonostante il nuovo direttore sportivo del PSG abbia offerto più o meno il doppio al Lille e al giocatore, forte anche del direttore sportivo (Luis Campos) che aveva preso Sanches e, probabilmente, dell’allenatore (Christophe Galtier) che lo ha fatto tornare ad alto livello – e in ogni caso andrà cercato un sostituto numerico a Franck Kessié (e a Bakayoko).

 

Se non ci sono novità il reparto è completato da Yacine Adli, comunque una scommessa più grande delle altre considerando che nel Bordeaux retrocesso lo scorso anno non era titolare, e Pobega che quanto meno è affidabile dal punto di vista fisico e ha caratteristiche ben definite: un giocatore atletico, aggressivo senza palla, soprattutto difensivo. Pobega potrebbe sostituire Kessié quando lo scopo è quello di distruggere il playmaker avversario, per alzare il pressing quindi e riempire l’area (come ha fatto Kessié da trequartista tra febbraio e marzo) ma a priori il Milan avrebbe bisogno di qualcuno in grado di difendere anche posizionalmente, ovvero nella propria metà campo, e che abbia più qualità in fase di possesso. Renato Sanches riempiva la seconda casella, con una creatività anche in fase di finalizzazione che difficilmente Massara e Maldini possono trovare altrove.

 

In questi giorni si è fatto anche il nome di Rodrigo De Paul, perfetto per dare verticalità ma anche per gestire il possesso con più calma. Quando ha lasciato la Serie A, un anno fa, era uno dei migliori centrocampisti del campionato, anche se in teoria giocava come mezzala e in un centrocampo a due potrebbe pagare i limiti fisici, specie in fase difensiva. Certo, si tratta di un giocatore di tale livello che in caso non sarebbe assurdo immaginare un cambio di modulo, con un centrocampo a tre che potrebbe sia favorire le migliori qualità di Bennacer (davanti alla difesa come ai tempi dell’Empoli) sia risolvere in modo indiretto il punto di domanda che c’è nella trequarti offensiva.

 

Si è parlato poi di Thorsby (aggressivo e dinamico in una coppia di centrali, con più qualità di quello che gli si riconosce) che insieme a Krunic potrebbe comunque completare un centrocampo dalla competitività medio piuttosto alta e affidabile dal punto di vista caratteriale.

 

Sulla trequarti i dubbi più grandi

Perché dando per scontato che Rafael Leao sia il punto fermo al centro di tutti i piani milanisti – possibilmente anche successivi al 2024, anno in cui scade il suo contratto – resta il problema del trequartista centrale e di quello a destra. Se Brahim Diaz potrebbe essere un altro papabile, insieme a Bennacer, per una stagione “breakout”, in cui le potenzialità del giocatore (qualità nello stretto, dribbling) prendono tridimensionalità, aggiungendo quantità e costanza e facendo dei suoi periodi migliori la normalità, sicuramente va trovato qualcuno di migliore rispetto a Saelemakers (comunque un giocatore affidabile anche se di livello troppo basso per quello che sembra stia cercando il Milan) e Castillejo (in scadenza il prossimo giugno), considerando anche che Messias, pur essendo stato riscattato dal Crotone, sembra destinato altrove.

 

I numeri dieci sono i più rari e costosi sul mercato, e tutti i nomi che circolano in questi giorni sono scommesse maggiori rispetto a Brahim Diaz che, per quel che mi riguarda, all’inizio della scorsa stagione aveva sostituito più che degnamente Calhanoglu prendendosi responsabilità anche “quantitative”, sul piano del volume del gioco. De Ketelaere, ad esempio, sarebbe un’opzione di altissimo livello con qualità nel gioco spalle alla porta così come in conduzione che fanno venire l’acquolina, come i suoi numeri in rifinitura e in finalizzazione (14 gol e 6 assist la scorsa stagione in Belgio, con 0.3 xA in media ogni 90’, più del doppio di Brahim Diaz per dire), ma costa una quarantina di milioni e potrebbe subire la compressione degli spazi del campionato italiano. Noa Lang, suo compagno al Bruges e nome caldo nel Milan Twitter, a sinistra potrebbe fare da secondo a Leao ma sembra già troppo costoso per fare la riserva.

 

 

Certo una scommessa del genere, come un affare alla De Paul, o magari con un po’ di fortuna un prestito come quello di Loftus-Cheek (di cui si parla al posto di Bakayoko), potrebbero dare una forma diversa al Milan rispetto a quella che conosciamo. E sarebbe giusto così dato che Pioli ha fatto di necessità virtù lo scorso anno, pescando dalla panchina in momenti cruciali (schierando ad esempio Krunic trequartista per il finale della scorsa stagione).

 

Tempo fa si era parlato di Zaniolo che a destra sarebbe, già in base a quanto visto lo scorso anno a Roma, un upgrade di livello, ma che porta con sé una dimensione ancora potenziale. Sarebbe persino interessante vedere in un contesto verticale come quello del Milan, in cui dovrebbe comunque fare meno da solo rispetto a quanto fa a Roma – fermo restando che i tifosi romanisti preferirebbero digiunare per un mese piuttosto che perderlo, e che anche Mourinho probabilmente preferirebbe non darlo alla concorrenza. Avrebbe senso anche perché il Milan di questi anni ha dimostrato di apprezzare i dribblomani e Zaniolo avrebbe il grande “plus” di portare in dote gol e presenza in area di rigore, anche se le sue qualità associative (quando non c’è da dribblare e puntare la porta, cioè) restano un mistero per ora.

 

Davanti manca qualcuno?

A questo va aggiunto il punto di domanda sull’attaccante. Giroud ha avuto un’ottima stagione e da dicembre in poi è rimasto fisicamente integro, ma a settembre compirà comunque 36 anni, non ringiovanisce certo. Così come non siamo certo noi comuni mortali a poter escludere un ritorno di Ibrahimovic, ma in ogni caso dal prossimo autunno-inverno, e nel frattempo va cercata un’altra punta per evitare momenti di emergenza in una stagione potenzialmente da più di cinquanta partite.

 

Personalmente non vedo grande differenza tra dare fiducia a Rebic, che viene dalla sua peggior stagione delle ultime cinque (in cui non ha mai segnato meno di 15 gol), e scommettere su Divock Origi, che nelle ultime due stagioni ha giocato appena 16 partite. Certo anche Rebic si porta dietro problemi al ginocchio che rischiano di lasciare Pioli senza attaccanti, e il suo stipendio è tra i 5 più alti della rosa, se il Milan avesse qualche offerta dignitosa potrebbe farne a meno senza grandissimi rimpianti. Altrimenti bisogna cercare un giocatore che sia soprattutto affidabile (e se arriverà Origi probabilmente ci sarà la certezza che sia in forma ottimale pur avendo giocato poco nel Liverpool), il pragmatismo deve avere la priorità per un ruolo in cui non si può essere scoperti – anche per non rischiare di dover spostare Leao proprio adesso che sta raggiungendo la sua vera dimensione.

 

Con il triangolo difensivo Maignan-Kalulu-Tomori, la spinta di Theo, l’intensità di Tonali e la brillantezza di Leao (che se continuasse come ha finito lo scorso anno farebbe da solo la differenza con le altre squadre in competizione per il campionato), il Milan del prossimo anno parte da una struttura di alto livello. Da qui si può costruire una squadra ancora più forte, ma immaginando che almeno uno tra Brahim e Bennacer possa alzare il proprio livello (o magari sarà un altro ancora, chi lo sa), e che gente come Calabria, Krunic, Giroud, e volendo anche Saelemakers e il nuovo arrivato Pobega, garantisce una certa affidabilità, basta davvero poco per renderla ancora più competitiva.

 

Al di là dei problemi strettamente numerici forse la dirigenza si dovrà concentrare su un un giocatore che possa dare qualcosa in più in mezzo al campo, partendo dal centrocampo o dalla trequarti, adattando il resto della strategia su questo giocatore. Se fosse uno come Renato Sanches, o De Paul (di cui si parla pochissimo, va detto, e più o meno per tutte le altre prime cinque o sei squadre di Serie A), il mercato milanista potrebbe già considerarsi completo con un terzo attaccante che, sia chiaro, non deve per forza di cose puntare a vincere la classifica dei capocannonieri.

 

Certo vedere l’Inter che, dopo una stagione leggermente interlocutoria, prova a riprendere Lukaku aggiungendogli Dybala, non deve essere facile per i tifosi rossoneri. Ma salvo sorprese il Milan resterà la squadra da battere; e se sorprese ci saranno non è escluso che, come negli anni passati, non siano sorprese positive. Gli imprevisti in una stagione sono molti, ma il Milan ha dimostrato di saper già fare fronte a infortuni importanti, e Pioli ha spesso fatto di necessità virtù. A volte sul serio “squadra che vince non si tocca” o comunque “si tocca poco” quando la vittoria non è episodica ma, come nel caso del Milan, frutto di un progetto ben preciso e di un paio d’anni di crescita costante.

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