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Miglior acquisto: Mike Maignan

 

Uno dei due esterni offensivi del Milan sembra destinato a partire. Ma dipenderà molto dalla decisione di mister Pioli.

 

 

«Le nostre strade si dividono», con queste parole – rivolte a Gianluigi Donnarumma – Paolo Maldini ha inaugurato la meravigliosa stagione di Mike Maignan a Milano. Con il portiere italiano ancora indeciso sul suo futuro, la rottura delle trattative da parte del Milan a fine maggio era sembrata più una specie di bluff estremo che la consapevolezza di avere in mano una coppia d’assi. Maldini e Massara avevano “bloccato” ad aprile questo portiere del Lille di cui si parlava bene, ma con quel fare vago con cui spesso ci rivolgiamo ai giocatori del campionato francese, che comunque sfuggono dai radar della maggior parte del pubblico.

 

Maignan non era giovanissimo, né particolarmente sponsorizzato o cercato dai migliori club. Il suo potenziale, certamente, non era sfuggito a chi prende le decisioni nel Milan – una struttura di scouting moderna e funzionale che è stata fondamentale nel costruire una squadra da titolo – che lo avrà seguito, studiato e analizzato appena capito di non avere più la certezza di poter trattenere Donnarumma, eppure la domanda è lecita: sapevano di avere in mano un portiere così forte?

 

In quei giorni Maignan era tra i protagonisti dell’improbabile vittoria del Lille in Ligue 1: era stato il miglior portiere del campionato, al vertice in tutte le voci statistiche – minor numero di reti subite per 90′, miglior differenziale tra PSxG e gol subiti, maggior numero di clean sheet in Europa – ma basta una grande stagione (a 25 anni) per fare un grande portiere? Analizzando le annate precedenti a livello statistico, Maignan era sempre rimasto nella media: non un cattivo portiere, ma neanche la versione eccezionale che abbiamo visto al Milan. Anche per questo i rossoneri hanno potuto aspettare l’andamento delle trattative con Donnarumma prima di acquistarlo per 15 milioni di euro: se Maignan fosse stato un fenomeno per tutti, la spesa sarebbe stata molto più alta e fuori avrebbero trovato la fila.

 

 

Certo, per come sono andate le cose, Maignan avrebbe vinto questo premio anche se il Milan l’avesse pagato il triplo. Per molti (anche per molti della redazione di Ultimo Uomo e dei nostri lettori che hanno votato) il francese è stato il miglior giocatore del campionato, battuto poi nei voti del premio di MVP della stagione solo dal compagno di squadra Leao, avvantaggiato anche dal ruolo più “evidente”, diciamo. In un confronto così serrato come quello tra Milan e Inter avere un portiere che para 8 gol più di quelli attesi dalle statistiche (aggiustate per qualità del tiro) fa tutta la differenza del mondo.

 

In questo Milan Maignan è stato l’ultimo baluardo e il primo attaccante: alla prima giornata già guidava la difesa e il palleggio come fosse sempre stato lì. Che si trattasse di parare o di essere da supporto alla manovra, Maignan è sempre stato disponibile e impeccabile. Il gol vittoria dei rossoneri era arrivato da un suo lancio di oltre settanta metri che ha messo in condizione Calabria di servire l’assist per Diaz (al ritorno con la Sampdoria, ha fatto direttamente assist per Leao). In alcune occasioni l’abbiamo visto uscire fino a centrocampo per dare indicazioni ai compagni nelle punizioni a favore, per leggere meglio da dietro le situazioni di gioco o addirittura per indicare ai compagni come ostruire meglio la visuale del portiere avversario. Insomma Maignan ha aiutato il Milan in modi che neanche sapevamo possibili per un portiere. Trovare un difetto alla sua stagione in Serie A è quasi impossibile: l’unico mezzo errore è stata un’uscita sbagliata contro la Salernitana, finita con un gol in rovesciata di Bonazzoli. Per il resto è stata la versione perfetta di un portiere. Anche nell’infortunio subito ad ottobre: dopo l’operazione al polso doveva stare fermo dieci settimane, è tornato dopo sei. Se nella prima parte della stagione sembrava in overperformance, nella seconda è salito ancora di livello. A questo punto sono due stagioni che Maignan offre prestazioni eccezionali, da élite nel suo ruolo.

 

Le sue parate più belle riempirebbero un muro, anche a scegliere si farebbe torto a qualcuna. In una recente intervista Maignan ha detto che la sua preferita è quella su Luperto nel ritorno contro l’Empoli. In una partita in cui il Milan aveva faticato a chiudere, sul risultato di 1-0, Maignan era volato sulla sua destra, in una parata tecnicamente molto difficile perché arrivata su una deviazione, dopo che il pallone aveva rimbalzato a un metro dalla riga di porta.

 

 

«Da settimane con Dida discutevamo di quel tipo di parate, e non la pensavamo allo stesso modo. Poi però ho applicato esattamente quello che mi chiedeva e sono riuscito a deviarla in corner. È una sorta di sintesi del nostro lavoro». Maignan ha riconosciuto l’importanza dello staff del Milan nella sua incredibile stagione, da Pioli con cui parla molto e gli «dà molti consigli dal punto di vista tattico», sia appunto di Dida, in cui si riconosce per stile e fisico. Anche con i compagni è subito scattata la scintilla. Tutti parlano bene di lui, ne lodano l’atteggiamento e il lavoro (è un altro di quelli che è “sempre in palestra”) e in poco tempo è diventato uno dei leader di uno spogliatoio giovane.

 

Si può dire quindi che Maignan è stato un grande acquisto su più piani: quello economico, per il costo relativo; quello delle prestazioni, eccezionali da migliore in Europa; ma anche quello dell’incontro tra due realtà con le stesse ambizioni che si sono migliorate a vicenda. C’è una certa continuità di intenti tra il Milan e Maignan, come se uno rappresentasse perfettamente l’altro. Un vitalismo e una voglia di emergere che hanno toccato il picco nell’ultima parte della stagione, quando eravamo tutti lì ad aspettare il peccato d’inesperienza della squadra di Pioli e invece abbiamo assistito al trionfo di una rosa mentalmente solidissima anche nei rincalzi. In quelle partite Maignan ha inanellato una serie di parate fondamentali: da quelle nel derby della doppietta di Giroud a quelle su Vojvoda e Cabral contro Torino e Fiorentina (tanto da aver vinto il premio di miglior giocatore del mese AIC ad aprile).

 

 

Ci sono tanti nomi che si possono fare come “decisivi” all’interno della vittoria del Milan, e a mettere uno sopra gli altri si farebbe forse peccato a qualcun altro. Per Maignan vale forse citare il contesto difficile in cui si è affermato: in un campionato diverso, con una lingua diversa e con la spada di Damocle dell’essere il “sostituto di Donnarumma”. La naturalezza con cui ci è passato sopra, il fatto che sia riuscito a replicare, forse addirittura migliorare, il picco della stagione precedente con il Lille sono un buon segnale per il Milan: se una buona casa per resistere nel tempo ha bisogno di buone fondamenta, con Maignan i rossoneri hanno comprato le migliori possibili.

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