caldara duarte

 

Senza disfare le valigie

 

Entrambi i difensori centrali torneranno alla base dai prestiti (Venezia e Basaksehir), però non rientrano nei piani rossoneri: si cercherà una nuova destinazione

 

 

Quattro milioni a partita. Mattia Caldara e Leo Duarte sono costati così. Il primo è arrivato a Milanello nel 2018 per 35 milioni, il secondo nel 2019 per circa 11. Insieme hanno giocato solo 11 partite, due per l’ex Atalanta e nove per il brasiliano, entrambi di rientro dal prestito. Il calcolo viene facile. Destini paralleli e mai incrociati, strade e storie diverse, anche se nell’ultima stagione hanno giocato entrambi con continuità. Caldara a Venezia, 31 partite e un gol, Duarte con l’Istanbul Basaksehir, 33 gare e un buon rendimento. Dal primo luglio saranno di nuovo a Milanello, ma solo di passaggio.

 

Impossibile non partire da lui, rinato in laguna dopo tre anni difficili e pieni di infortuni. Caldara, in rossonero, ha giocato solo due partite. Alzi la mano chi se le ricorda. L’ultima risale al 24 aprile 2019, Milan-Lazio 1-0, semifinale di Coppa Italia. Adesso è uscito il sole. Appena è arrivato a Venezia gli hanno chiesto se hanno influito le pressioni, il sentirsi dire “enfant prodige” ogni due domande. Mattia ha risposto no. “Colpa della sfortuna”, dice. “Ho giocato alla Juve, al Milan e all’Atalanta, a colpirmi è stata la malasorte”. In effetti ha ragione. Due anni fa è stato fermo 3 mesi per un problema al tendine rotuleo, poi ha scaldato la panchina: una sola presenza da titolare con Gasp su 7 apparizioni, la prima giornata contro il Torino (45 minuti). Nel 2018 è stato pagato 35 milioni da Elliott, contratto fino al 2023 a 2 milioni a stagione. In rossonero ha giocato solo due partite, Dudelange in Europa e Lazio in Coppa Italia, poi 328 giorni di infortuni e lune storte. Rientra dopo 31 presenze e una stagione finalmente positiva, nonostante la retrocessione del Venezia. Forse la corsa a ostacoli è finalmente finita. Occorrerà trovare una nuova destinazione.

 

Impossibile non partire da lui, rinato in laguna dopo tre anni difficili e pieni di infortuni. Caldara, in rossonero, ha giocato solo due partite. Alzi la mano chi se le ricorda. L’ultima risale al 24 aprile 2019, Milan-Lazio 1-0, semifinale di Coppa Italia. Adesso è uscito il sole. Appena è arrivato a Venezia gli hanno chiesto se hanno influito le pressioni, il sentirsi dire “enfant prodige” ogni due domande. Mattia ha risposto no. “Colpa della sfortuna”, dice. “Ho giocato alla Juve, al Milan e all’Atalanta, a colpirmi è stata la malasorte”. In effetti ha ragione. Due anni fa è stato fermo 3 mesi per un problema al tendine rotuleo, poi ha scaldato la panchina: una sola presenza da titolare con Gasp su 7 apparizioni, la prima giornata contro il Torino (45 minuti). Nel 2018 è stato pagato 35 milioni da Elliott, contratto fino al 2023 a 2 milioni a stagione. In rossonero ha giocato solo due partite, Dudelange in Europa e Lazio in Coppa Italia, poi 328 giorni di infortuni e lune storte. Rientra dopo 31 presenze e una stagione finalmente positiva, nonostante la retrocessione del Venezia. Forse la corsa a ostacoli è finalmente finita. Occorrerà trovare una nuova destinazione.

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