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Litigi, debiti e veleni

 

Il problema più pressante della Juventus, che non è passato in secondo piano neppure con l’arrivo di Sarri, sono i soldi

 

I debiti sono enormi, scrive, probabilmente 500 milioni di euro, soprattutto a causa dell’acquisto di Cristiano Ronaldo, per cui è servito un bond da 175 milioni di euro. Con CR7 a Torino è arrivata anche tutta la sua corte: 22 persone che vivono a spese della Juve e che pesano sul bilancio del club per 30 milioni di euro netti l’anno (per altri tre anni). Ronaldo il capriccioso, fin dal suo arrivo. Soltanto oggi, ad esempio, viene fuori un’episodio che riguarda la notte dell’eliminazione dalla Champions contro l’Ajax. Pare che Ronaldo e Nedved abbiano litigato furiosamente in hotel con Allegri e che sia stato deciso lì l’esonero del tecnico.

A nulla è servita l’amicizia di lunga data con Agnelli, le uscite insieme alle rispettive compagne. Nulla di fronte ai capricci di CR7: “se Ronaldo frigna, si smuovono le montagne”. Persino il neo allenatore, Sarri, è stato costretto a volare in Costa Azzurra per tranquillizzare il campione portoghese “che aveva mostrato un certo scetticismo per l’arrivo del tecnico toscano”. Ronaldo era preoccupato del rapporto preferenziale che lega Sarri a Higuain e allora ha messo bene in chiaro le cose con Sarri, spiegando cosa vuole: “posto fisso in attacco con l’argentino spedito in panca o in tribuna. Il “Pipita”, capita l’antifona, non intende fare sconti: ha già fatto sapere alla società che non accetterà revisioni al ribasso del suo contratto da 7,5 milioni di euro netti fino al 2021”.

John Elkann, da parte sua, non vuole intervenire sui debiti. Agnelli, ossessionato dalla vittoria della Champions, vorrebbe che il cugino continuasse a mettere mano alla cassa, ma lui non ne ha alcuna intenzione. “Di qui l’idea, poi bocciata, di Andrea Agnelli di promuovere attraverso l’Eca il progetto di Super Champions: il format del torneo, che penalizza i piccoli club a vantaggio dei più ricchi, è vista come un’opportunità di moltiplicare gli introiti e puntellare il bilancio”.

Visto che il progetto non è andato in porto, Agnelli ha dovuto cercare un piano B: trovare nuovi investitori per la società. E quale posto migliore del Qatar? E qui entra in ballo Francesco Totti. Proprio l’ex capitano giallorosso, dopo aver sbattuto la porta andandosene da Trigoria, si è messo in moto per “sfilare” la Roma a Pallotta e l’ha offerta proprio agli sceicchi del Qatar, tramite un intermediario inglese a Londra.

A questo punto gli sceicchi sono andati in crisi. Si sono trovati di fronte a un dilemma: “ci lanciamo nella Juve che ha già stadio, blasone e strutture oppure ci infiliamo in quel pastrocchio chiamato Trigoria dove volteggiano corvi, veleni e Raggi? Sulla carta non ci sarebbero dubbi ma, da provincialotti quali sono, tra la vincente e grigia Torino e la soleggiata e sporchissima Roma avrebbero dato priorità a quest’ultima”. Non per amore dei colori giallorossi, ma perché considerano Roma un brand mondiale, come era stato già per Parigi. Ma gli sceicchi sanno che il rapporto tra la Roma e il Campidoglio non è semplice e certo non vogliono perdere tempo appresso a una rogna di questo tipo, perciò hanno detto a Totti (tramite l’intermediario) che l’affare si può fare a patto che si levi loro “l’ingombro di scartoffie, burocrazie e inchieste”.

Bisognava insomma dare una bella spallata alla sindaca Raggi. Così “si è messo in moto il gran circuito romanello” e Caltagirone ha schierato il suo “Messaggero” contro i Cinque Stelle e la sindaca. Lo dimostra l’editoriale di qualche giorno fa a firma Virman Cusenza. “E la Juventus? Resta alla finestra, sperando di acchiappare per il turbante i qatarini e convincerli a iniettare massicce dosi di denaro nelle casse bianconere. Da Torino sono costretta a “tifare” per Virginia Raggi: se lei resta in sella, gli arabi si tengono alla larga dalla capitale…”

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