boban

 

Il nuovo Milan prende forma

 

Ecco il di-segno di Zorro

 

Una lunga gestazione, poi finalmente la notizia tanto attesa. Il doppio annuncio ufficiale che ha consacrato Paolo Maldini sul ponte di comando dell’Ac Milan e ha riportato a casa Zvonimir Boban ha avuto lo straordinario potere di restituire entusiasmo e fiducia ad una tifoseria toccata duramente nelle ultime settimane. Prima la Champions League svanita all’ultimo secondo dell’ultima giornata, poi il duplice abbandono di Gattuso e Leonardo e la conseguente ennesima rivoluzione societaria, quindi le inquietanti vicende economico-politiche in piedi sul fronte Milano-Nyon-Losanna per quanto riguarda le questioni del FPF, di ragioni per incupirsi in casa rossonera ce n’erano davvero tante. È bastato però ascoltare la sinfonia di Boban al suo primo giorno da Chief Football Officer del club, la sua corsa in piena notte in Italia a discutere l’offerta del Milan messa sul piatto da Maldini, per accendere una luce nuova negli occhi dei tifosi milanisti.

Perchè Boban non è solo una vecchia gloria, Boban non è solo una bandiera, Boban non è e non sarà mai solo un grande ex di rappresentanza. Zvone è una delle menti più brillanti che abbiano mai illuminato il football mondiale. E alla FIFA lo sanno bene. La sua intelligenza fiammeggiante, unita ad una capacità manageriale indiscussa, un’abilità diplomatica da gran console e un’infinità passione rossonera ne faranno senza alcun dubbio l’acquisto più importante della stagione. La garanzia che i fans del diavolo aspettavano a certificare la bontà delle intenzioni di Elliott.
Boban sarà a capo di tutta la parte sportiva e politica del club, lasciando all’ad Gazidis l’incombenza di gestire ogni aspetto di carattere finanziario. Fondamentale a questo punto che non si creino malumori o attriti legati a competenze e sovrapposizioni (vedi quanto già accaduto tra il manager sudafricano e Leonardo) e che le varie teste pensanti di Casa Milan riescano a lavorare in armonia, insieme ma in piena autonomia. Se così sarà gli effetti benefici di questa nuova rivoluzione societaria saranno ben visibili già nell’immediato.

Ovviamente sono giorni caldi anche per quanto riguarda il mercato. Con l’ormai prossima ufficializzazione di Ricky Massara nel ruolo di direttore sportivo e di Marco Giampaolo sulla panchina rossonera, è tempo di iniziare a delineare le linee guida che daranno vita al nuovo Milan.
Ho deciso di fidarmi in partenza della bontà delle decisioni che Boban e Maldini prenderanno in sede di campagna acquisti, ma qualche considerazione su alcune trattative e sui tanti nomi accostati negli ultimi giorni al club di via Aldo Rossi occorre pur farla.
Partiamo dalla difesa. Come ho ribadito la scorsa settimana, un club pronto a rivendicare ambizioni di rilancio a livello nazionale ed internazionale non può prescindere dal talento più puro presente a Milanello, Donnarumma. Lui e Romagnoli devono necessariamente rappresentare il presente e il futuro del Milan. Con tutto il rispetto per i vari Perin, Cragno e gli stessi Reina e Plizzari, nessuno rappresenta un'alternativa credibile a Gigione. Se sacrificio dovrà essere per ragioni di bilancio, che sul mercato finisca qualcun altro.

Mi stuzzica molto la suggestione Andersen (così come quella che porta al belga Praet, un tutto fare a centrocampo che ho sempre apprezzato tantissimo). Il danese della Sampdoria è un classe ’96 con enormi margini di crescita, capace di sfoggiare un mix di qualità e fisicità da fare invidia ai centrali più forti in Europa. La sua valutazione oscilla attorno ai 25 milioni, cifra impegnativa che però potrebbe raddoppiare già nel giro di un anno. Molto meno comprensibile è l’idea Lovren. Il croato ha 30 anni, arriva da una stagione piuttosto in ombra nel Liverpool campione d’Europa (appena 13 partite giocate in Premier, più 3 in Champions), costa circa 20 milioni e attualmente guadagna quasi 6 milioni di euro. Difficile trovare una buona ragione per un investimento del genere. È vero che a Giampaolo potrebbe essere utile un difensore di esperienza, ma a quel punto si poteva puntare tutto sul rinnovo di Zapata. E comunque in rosa c’è sempre Musacchio che ha appena un anno in meno di Lovren e che potrebbe completare il quartetto dei centrali rossoneri con Romagnoli, Caldara e appunto Andersen.

Più lineare la questione relativa al centrocampo, dove gli obbiettivi Sensi, Praet, Torreira e Veretout sembrano mettere tutti d’accordo. Il vero problema è la valutazione che i club proprietari dei rispettivi cartellini fanno dei loro calciatori. Per intenderci, se il Sassuolo chiede 35 milioni per Sensi, allora il Milan può legittimamente pretenderne 100 per Donnarumma, 90 per Romagnoli, 70 per Suso, 50 per Cutrone e così via. Va tutto bene, l’importante è mettersi d’accordo.

E chiudiamo con il reparto offensivo, blindato dalla presenza di Piatek. Resto dell’idea che uno come Patrick Cutrone dovrebbe restare a casa, accanto al polacco, per beneficiare della cura Giampaolo. Una lacuna in effetti ci sarebbe, una seconda punta di qualità, ma potrebbe essere colmata dall’intuizione di Boban, Maldini o Massara (ad esempio Kramaric), magari con il sacrificio di qualche giocatore non più funzionale al nuovo Milan come Suso, Castillejo, Andrè Silva e Borini. Mettiamoci comodi: il nuovo Milan prende forma.

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