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Le prime linee guida del mercato

 

C’è un solo rossonero sacrificabile

La rivoluzione non dorme mai, ma in Casa Milan quanto meno sonnecchia. Paolo Maldini dovrebbe diventare il nuovo direttore tecnico, Marco Giampaolo dovrebbe diventare il nuovo allenatore, Zvonimir Boban dovrebbe diventare il nuovo braccio destro di Gazidis (anche se non è ancora ben chiaro con quale ruolo definitivo), Ighli Tare dovrebbe diventare il nuovo direttore sportivo. È tutto un dovrebbe. E intanto, arrivati al 9 giugno, mentre gli altri club sono già impegnati nella ricostruzione delle rispettive squadre, in via Aldo Rossi ancora si cerca di capire a chi sarà affidato concretamente il nuovo corso milanista.

Dando per quasi conclusi gli arrivi di Giampaolo e Boban, oltre alla promozione di Paolo Maldini, è soprattutto il ruolo di ds a creare le maggiori ambasce ai vertici della società. Negli ultimi giorni sono stato intervistato da alcune radio capitoline, naturalmente di sponda laziale. A Roma sono tutti molto curiosi di capire come mai si continui a parlare insistentemente di Tare al Milan. E in effetti, da una fonte interna alla SS Lazio, ho avuto conferma che non esiste una sola probabilità che l’esperto dirigente albanese possa lasciare il club biancoceleste.
Ho provato ad argomentare la mia teoria secondo cui tutto ancora è possibile partendo dalle dichiarazioni del numero due laziale di qualche giorno fa (“Sto bene alla Lazio, ma sono un professionista e so che può succedere di tutto”). Parole che lasciano più di qualche spiraglio aperto per il Milan, oltre al fatto - ed è questo il pensiero che oggi maggiormente intriga - che se Tare avesse voluto chiudere la porta ai rossoneri avrebbe potuto farlo in maniera decisa e definitiva già parecchi giorni fa. Invece nulla, tutto rimane ancora aperto.
Prendo però spunto dalle certezze biancocelesti per fare una riflessione: può il Milan inseguire una chimera mentre intanto il tempo passa inesorabilmente? Voglio sperare che la risposta della società rossonera sia un no secco e deciso. Quindi delle due l’una: o l’opzione Tare è concreta e nei prossimi giorni ci saranno delle piacevoli sorprese, oppure in via Aldo Rossi si sta lavorando sotto traccia ad una credibile soluzione alternativa.
Perchè esiste una certa qual premura: senza allenatore e senza ds la campagna acquisti rossonera non può decollare e il Milan ha urgenza di fare mercato, soprattutto in uscita entro il 30 giugno.

A proposito di cessioni, in questi giorni si fa un gran parlare di quelli che potrebbero essere i calciatori da sacrificare in nome del bilancio. Donnarumma sembra essere uno dei più gettonati, seguito a ruota da Kessiè, Suso, Andrè Silva e perfino Cutrone. L’unica nota rassicurante è che dalla lista dei cedibili sembra essere uscito Romagnoli, la colonna portante della rifondazione rossonera.
Alle sue spalle mi auguro vivamente resti Gigione, a costituire insieme a Conti, Caldara e Calabria la diga insuperabile a tinte azzurre con cui arginare le offensive avversarie. È vero che il numero 99 pesa sul bilancio con un pesantissimo contratto da 6 milioni netti a stagione, ma è altrettanto innegabile che Donnarumma è forse l’unico vero purissimo diamante della rosa milanista.
E non ingannino le imprese dell’ottimo Plizzari ai mondiali Under 20. Il portierino classe 2000 è un grande prospetto, ma se Gigio è un fuoriclasse fatto e finito (già 164 presenze con la maglia rossonera ad appena 20 anni e titolare inamovibile della Nazionale italiana), Alessandro deve ancora dimostrare tutto. Pensare di rinunciare a cuor leggero a Donnarumma “perchè tanto c’è Plizzari” appare un azzardo di proporzioni incalcolabili.
Una considerazione analoga anche a proposito di Franck Kessiè. L’ivoriano non ha bissato l’incoraggiante prima stagione disputata al Milan e forse le gesta extracalcio che lo hanno visto protagonista nel derby e contro la Lazio hanno contribuito a lasciare un senso di insoddisfazione generale, ma il ragazzo (stiamo parlando di un classe ’96) ha pur sempre disputato un campionato da 34 partite e 7 gol in stagione. Per non parlare del fatto che un reparto che ha già perso 4 giocatori (Montolivo, Josè Mauri, Bertolacci e Bakayoko), con Biglia in bilico, non può rinunciare all’unico centrocampista di ruolo rimasto in rosa.
Resta Suso. Nel corso della stagione l’abbiamo difeso strenuamente, anche durante i suoi lunghissimi momenti di letargo, consapevoli che alla fine l’ago della bilancia dell’attacco rossonero era sempre e solo lui. Nel prossimo anno, con Giampaolo allenatore e conseguente cambio di modulo, le cose cambieranno e lo spagnolo potrebbe non essere più il fattore imprescindibile degli ultimi anni. Il suo sacrificio, unito a quello del connazionale Castillejo, di Andrè Silva e di uno tra Rodriguez e Laxalt, garantirebbe le risorse per un mercato oculato ma potenzialmente ricco di soddisfazioni.

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