storie Milan

 

Ciao 'Uccellino'

 

Ci ha lasciati il protagonista della finale di Coppa delle Coppe del 1968. Contro i tedeschi dell’Amburgo l’uccellino svedese firmò la doppietta decisiva. Kurt Hamrin arrivò al Milan quando all'età di 33 anni. Dato per finito, con i RossoNeri, riuscì a vincere la Coppa delle Coppe (grazie ad una sua doppietta), uno Scudetto e una Coppa Campioni

 

 

kurtIl trionfo del Milan nella finale di Coppa delle Coppe del 1968 portò, soprattutto, il nome dello svedese Kurt Hamrin. Due spettacolari azioni personali dell’ala destra portarono alla resa i tedeschi dell’Amburgo. L’incontro vide una cornice di 50 mila spettatori, trentamila i tedeschi. Kurt, soprannominato “l’uccellino”, già al terzo minuto sbloccò il risultato. Azione bellissima, avviata da Lodetti, proseguita da Sormani, con l’intervento del terzino Anquilletti e tocco finale di Hamrin. Lo svedese, con guizzo repentino, uno dei tratti del suo stile, insaccava da pochi metri di distanza, battendo nettamente il portiere teutonico. Poco più di un quarto d’ora dopo, il Milan raddoppiava. Da una rimessa laterale, Hamrin superava in dribbling due avversari, lasciati sul posto come babbei, e scagliava in rete in modo irresistibile. Gol che fu salutato dagli applausi dello stadio olandese. Nel secondo tempo, il predominio sterile dei tedeschi non comportò grossi rischi per Cudicini. Uwe Seeler, il più temuto tra i tedeschi, non incise. Sugli spalti dello “Stadion Feijenoord” i numerosi tifosi rossoneri si fecero sentire, eccome.

Gli stessi calciatori dell’Amburgo riconobbero la superiorità dei rossoneri. L’astuzia di Hamrin e la saldezza dei difensori fu alla base della netta vittoria milanista. Un successo raggiunto con una facilità inattesa alla vigilia. Hamrin, che molti ad inizio stagione ritennero non più in grado di sostenere le fatiche di tutto un campionato, smentì i suoi detrattori, dimostrando dinamismo, forza fisica, velocità e fiuto del gol. Lo svedese, in occasione delle due marcature, si confermò “vecchia volpe dei campi di gioco”. Nell’azione del raddoppio, l’Uccellino sembrò attivato da una scarica elettrica, partendo da un lato del campo per scavalcare inesorabilmente tre avversari prima di sferrare in porta un tiro che lasciò tutti di stucco, a cominciare dal portiere tedesco.

Figlio di un imbianchino, Kurt si formò nel settore giovanile dell’AIK Stoccolma. Già allora, alcuni tecnici gli predissero un futuro radioso, mentre dall’Italia arrivava l’eco delle gesta del leggendario trio svedese Gre-No-Li. Visionato da un osservatore della Juventus, prima venne bocciato poi scelto. Cambiò così il destino del giovane Hamrin. Dalla Juve passò alla Fiorentina per una cifra dodici volte superiore a quella corrisposta dalla Vecchia Signora al club svedese. Il primo contatto con Nereo Rocco – che lo aveva soprannominato Faina – Hamrin lo ebbe a Padova. L’appellativo di “Uccellino” derivò da come correva in campo. “Ha un cronometro svizzero in testa – diceva Nereo Rocco – non ha niente di trascendentale ma nessun giocatore al mondo possiede la sua scelta di tempo nei rimpalli, nelle mischie, negli appuntamenti con la palla. Lui vince sempre con una frazione di secondo”. Caratteristiche che Kurt evidenziò nella finale di Rotterdam del 23 maggio ’68.

A trentatré anni, l’età che lo vide indossare la maglia rossonera, Hamrin si prese delle grandi soddisfazioni, riuscendo finalmente a vincere il suo primo scudetto. Nel campionato 67/68, uno dei gol più pesanti lo mise a segno lui, contro la Juventus, decisivo nello scontro diretto di Torino. L’anno dopo arrivò anche la Coppa dei Campioni. La finale contro l’Ajax, dominata dai rossoneri, fu l’ultima partita ufficiale di Kurt con il Milan prima di passare al Napoli. Nella “Hall of Fame” rossonera l’Uccellino svedese si è conquistato un posto non secondario.

Kurt Hamrin (nato a Stoccolma il 19/11/1934) ha indossato la maglia rossonera per due stagioni (dal 1967 al ’69), totalizzando 61 presenze in partite ufficiali con 17 reti realizzate. Ha vinto con il Milan uno scudetto (’68) la Coppa dei Campioni del 1969 e, l’anno prima, la Coppa delle Coppe.


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